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Venerdì, 29 Marzo 2024
IRAQ

Iraq, la missione di Isis: "Sopravvive solo chi si converte all'Islam"

Intercettato e intervistato da Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera uno dei capi di Isis svela i segreti dei jihadisti: "Resta solo chi si converte all'Islam". Poi, la minaccia: "Non potete immaginare quanto siamo forti"

ROMA - Minoranze perseguitate, cacciate dalle loro case e dai loro territori. Donne rapite, tenute prigioniere o uccise. Bambini lasciati morire di sete durante la fuga o sepolti vivi nelle fosse comuni. Stanno devastando l'Iraq. Stanno terrorizzando il Mondo. Eppure, sentendoli parlare, non credono di sbagliare. Sono convinti di avere Allah al loro fianco e sono decisi, quanto mai, nel continuare in quella che per loro sembra una missione: convertire l'Iraq e tutto il resto del pianeta all'Islam. Perché, dice uno di loro, "sopravvive solo chi diventa un nostro fratello". 

A parlare è Haji Othman, uno dei capi del Califfato islamico a Mosul. E' un miliziano, uno dei combattenti dell'Isis, l'organizzazione militare jihadista dell'autoproclamato Stato dell'Iraq e del Levante. Al telefono con Lorenzo Cremonesi, inviato in Iraq per il Corriere della Sera, svela i segreti delle sue "truppe": la loro forza e i loro obiettivi. 

"Come hai avuto il mio numero, chi te lo ha dato?" chiede subito dopo avere risposto al cellulare Othman. Il numero, al giornalista del Corsera, lo hanno dato i cristiani scacciati da Mosul, ora costretti a rifugiarsi nelle chiese di Erbil. Gli stessi che lui ha ingannato, censito: "Eri stato tu a darglielo - ricorda Cremonesi al jihadista - quando passavi nelle loro case per rassicurarli, prima di scacciarli. Non ti ricordi?"

Haji Othman è l’uomo che i cristiani fuggiti a Erbil descrivono come rappresentante del "Califfato" per i rapporti con le comunità non musulmane. Ha preso i loro nomi, i numeri telefonici e individuato le loro abitazioni. In poche parole, racconta il giornalista, "ha censito la popolazione cristiana". Ha spiegato loro che potevano restare nelle loro case a Mosul, ma pochi giorni dopo, dalle moschee è arrivato l’ordine di scegliere tra convertirsi, pagare una tassa o essere uccisi. E così i cristiani sono stati costretti a fuggire, a diventare dei fantasmi. 

"Possono tornare, saranno i benvenuti" rassicura Othman, prima di chiarire l'unica condizione necessaria: "Che si convertano all'Islam, allora li accoglieremo da fratelli". E se non vogliono farlo hanno un'altra unica strada possibile: "Pagare la Jeziah - l’antica tassa imposta dai musulmani alle minoranze non islamiche - Non hanno alternative". E Othman, così come l'Isis intero, non scherza. 

"Sino ad ora - dice con un pizzico d'orgoglio, ricordando che lui è un combattente, un militare - abbiamo usato solo una minima parte delle forze che abbiamo a nostra disposizione. Voi - minaccia - non potete neppure immaginare quanto siamo forti. Non potete resisterci". E, a suo dire, nemmeno l'esercito americano - impegnato in questi giorni in raid aerei contro i jihadisti - può contrastare il loro dominio.  

"Ma dai, Cosa stai a dire? - risponde seccato Othman a Cremonesi - Non abbiamo mai avuto paura degli americani, neppure quando nel passato eravamo più deboli. Perché mai pensi che dovremmo avere paura oggi? Li abbiamo battuti prima e li batteremo ancora. Allah maledica gli americani e i loro alleati! Faranno una brutta fine". 

Brutta fine che, giura, non hanno fatto le centinaia di donne yazidi che sarebbero state rapite e tenute prigioniere. "Non è vero per nulla, sono menzogne. Noi non facciamo queste cose" dice duro prima di mettere giù il telefono. E tornare al suo lavoro: trovare cristiani da convertire. O da uccidere. 

Ecco il volto del "califfo"

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