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Venerdì, 29 Marzo 2024
Verso una nuova intesa commerciale

Ipef: cos'è il piano economico voluto dagli Usa per contrastare la Cina

Alla nuova partnership economica hanno aderito inizialmente almeno 13 Paesi, che rappresentano circa il 40 per cento del Pil mondiale

Il presidente degli Usa Joe Biden ha scelto Tokyo per lanciare l'Indo-Pacific Economic Framework (Ipef), l'ambizioso piano d'investimenti e rafforzamento dei rapporti commerciali che punta ad aumentare la presenza Usa nell'area e contrastare l’influenza cinese. Secondo alcuni analisti, il lancio dell’Ipef vuole placare le critiche degli alleati sulla natura della strategia di Washington nella regione, eccessivamente incentrata sulla sicurezza e senza risvolti economici.

L’Ipef rappresenta quindi un ritorno economico degli Usa nell’Indo-pacifico, cinque anni dopo che Washington ha lasciato il Trans-pacific partnership (Tpp) durante l'amministrazione Trump. Una decisione che ha permesso alla Cina di espandere la sua influenza nella regione.

Perché gli Usa sono così aggressivi con la Cina (ma poi smentiscono Biden)

"Stiamo scrivendo le nuove regole per l'economia del 21° secolo", ha detto Biden lanciando l'Indo-Pacific Economic Framework. "Aiuteremo tutte le economie a crescere più velocemente e in modo più equo". L’inquilino della Casa Bianca ha annunciato durante la sua seconda tappa del tour in Asia orientale che alla nuova partnership economica hanno aderito inizialmente almeno 13 Paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone e India, ma anche Corea del Sud, Australia, Brunei, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam. Tutte queste nazioni rappresentano circa il 40 per cento del Pil mondiale.

Ma dalla lista sono escluse, tra gli altri, la Cina - già membro del più grande blocco commerciale del mondo, il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), di cui gli Stati Uniti non fanno parte – e Taiwan. Taipei è quindi fuori dal framework, ma non è una condizione definitiva. Rassicurazioni in merito sono arrivate dal consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, che ha detto ai giornalisti dell'Air Force One che Washington sta ancora cercando di approfondire le sue relazioni economiche con l'isola. Le porte sono quindi aperte per l’isola su cui pesa lo spettro dell’invasione cinese.

Ipef, fonte Casa Bianca-2

Cos’è l’Ipef

L'Indo-Pacific Economic Framework non è un accordo di libero scambio. A differenza dei tradizionali blocchi commerciali, infatti, non c’è al momento un piano per i Paesi per negoziare tariffe e facilitare l'accesso al mercato, uno strumento diventato sempre più sgradevole agli elettori Usa. Il programma però prevede un'ulteriore integrazione tra i Paesi membri in quattro aree chiave: economia digitale, catene di approvvigionamento, energia green e lotta alla corruzione. L'accordo quindi non offre sgravi tariffari o accesso al mercato dei diversi paesi firmatari, ma fornisce uno strumento per risolvere problematiche che vanno dai cambiamenti climatici al commercio digitale.

Cina-Taiwan: perché Biden ha detto che "gli Stati Uniti interverranno militarmente"

Al momento ha preso il via solo la fase di dialogo, cioè i veri negoziati che saranno guidati probabilmente da Katherine Tai, la Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America. Durante gli accordi, gli attuali 13 paesi potranno scegliere in quale delle quattro aree concludere accordi senza dover garantire un impegno in tutti gli ambiti previsti dall’Ipef. I parametri per i negoziati dovrebbero essere fissati entro la fine di giugno o l'inizio di luglio e l'amministrazione Usa spera di concludere eventuali accordi per i successivi 12-18 mesi; poi si procederà alla ratifica dell’intesa da parte di ciascun governo.

Gli Stati Uniti cercano così una cooperazione su pilastri strategici per strappare all’economia della Cina i fondamentali attori economic della regione. La visione americana è ambiziosa e porta avanti l'obiettivo di innalzare anche gli standard del lavoro e dell'ambiente. Sarà però difficile per gli Usa ottenere un cambiamento reale, dal momento che proprio Washington non ha presentato sul tavolo le giuste carte per determinare un reale miglioramento delle condizioni lavorative e ambientali.

La risposta della Cina

La mossa di Biden punta quindi a ricostruire rapidamente le alleanze militari e commerciali strategiche indebolite dal suo predecessore Donald Trump, offrendo agli alleati americani un'alternativa all'ingombrante presenza commerciale della Cina nell'Asia-Pacifico. L’accordo, come prevedibile, non piace a Pechino, che lancia un duro monito a Washington: "Se gli Stati Uniti cercano di utilizzare un quadro per isolare la Cina, alla fine si isoleranno", ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, nel corso di una conferenza stampa a Guangzhou, con il suo omologo pakistano, Bilawal Bhutto Zardari.

Pechino condanna Washington per la mentalità da guerra fredda

Per Pechino, le regole che mirano a escludere la Cina dal panorama economico e diplomatico internazionale – e quindi anche regionale – saranno sicuramente “abbandonate dall'evolversi dei tempi”. Il Dragone punta il dito contro l’iniziativa economica voluta dagli Usa, considerata uno strumento politico per gli Stati Uniti “per mantenere l'egemonia economica regionale ed escludere altri Paesi”. Il titolare della diplomazia di Pechino ha quindi rilanciato la necessità di "una cooperazione vantaggiosa per tutti e non un gioco a somma zero", dal momento che falliranno tutti i tentativi di trasformare l’Indo-Pacifico in un blocco anticinese. Espressione, secondo Pechino, della mentalità da “Guerra Fredda”.

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