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Giovedì, 28 Marzo 2024
la violenta repressione / Iran

Scia di sangue in Iran: salgono a 76 i morti nelle proteste per Masha Amini

Proseguono le manifestazioni nel Paese. Di fronte alla violenta repressione delle manifestazioni dei dissidenti, arrivano nuove critiche e misure internazionali

Proseguono le manifestazioni in Iran, scoppiate a causa della morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta il 16 settembre in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente il velo. Sono ormai dieci i giorni di contestazione degli iraniani contro il regime degli Ayatollah. 

Che cos'è la polizia morale iraniana accusata della morte di Mahsa Amini

Ufficialmente le persone uccise nelle manifestazioni finora sono 41 (soprattutto manifestanti e alcuni membri delle forze dell’ordine), ma secondo l’organizzazione per i diritti umani Iran Human Rights sarebbero almeno 76 i morti. Almeno 450 persone sono state arrestate a Mazandaran, una provincia settentrionale dell'Iran, durante gli ultimi giorni di proteste, secondo il procuratore capo locale ripreso dal Guardian. 

Nuove sanzioni

Di fronte alla violenta repressione delle manifestazioni dei dissidenti in Iran, arrivano nuove critiche e misure internazionali. Il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato sanzioni contro "decine" di autorità e agenzie iraniane, tra cui la cosiddetta Polizia morale. "Alle donne iraniane che protestano e a quelle che le sostengono, siamo al vostro fianco", è il sostegno espresso da Trudeau alle manifestanti iraniane citato dalla Cbc. Il premier canadese ha anche esortato il governo di Teheran ad "ascoltare il popolo e mettere fine alla repressione delle libertà e dei diritti".

Al momento non è stato specificato quali individui o organizzazioni saranno sanzionati dal Canada, che ha già irrigidito la sua posizione nei confronti di Teheran dopo la morte di decine di connazionali in seguito all'abbattimento di un aereo di linea ucraino da parte dell'Iran nel gennaio del 2020, colpito per errore in un'azione di rappresaglia per il raid americano nel quale era stato ucciso il comandante della Forza al Quds, Qasem Soleimani. Già la scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla Polizia morale iraniana, accusata di perpetrare abusi sulle donne del paese.

La risposta di Teheran

Il provvedimento canadese potrebbe non essere accolto positivamente dall'Iran, che denuncia l'azione degli Stati Uniti dietro le proteste per "destabilizzare la Repubblica islamica". Il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, sulla sua pagina Instagram ha accusato i leader degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei di aver sostenere i "rivoltosi" (questo il modo in cui il regime degli Ayatollah definisce i manifestanti, ndr.), ma di ignorare "la presenza di milioni di persone nelle strade e nelle piazze del Paese a sostegno del sistema". Il governo ha infatti organizzato delle contro-manifestazioni per disinnescare la crisi interna e dimostrare all'opinione pubblica internazionale l'esistenza della libertà di manifestazione nel Paese. Il presidente Ebrahim Raisi ha affermato che l'Iran garantisce la libertà di espressione e che ha ordinato un'indagine sulla morte di Amini.

La tensione resta alta nel Paese. Nel corso delle proteste, i manifestanti hanno lanciato pietre, incendiato automobili, edifici e cartelloni pubblicitari per strada e intonato il coro "Morte al dittatore", rivolto ad Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran, cioè la principale figura politica e religiosa del paese e rappresentante dell’ala più intransigente e conservatrice del regime.

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