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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Scandalo in Irlanda: le negano aborto, donna muore di setticemia

Aperta un'inchiesta. La donna, 31 anni, aveva un aborto spontaneo in corso ma i medici non sono intervenuti perché c'era ancora il battito cardiaco fetale: "Questo è un paese cattolico"

Le autorità sanitarie in Irlanda stanno indagando sulla morte di una donna incinta. Il marito della donna afferma che le è stato negato l'aborto dopo gravi complicazioni. Lo racconta il Guardian.

Savita Halappanavar, incinta di 17 settimane, è morta di setticemia una settimana dopo essersi presentata allo University Hospital di Galway con forti dolori alla schiena. I medici hanno confermato che stava avendo un aborto spontaneo.

Dopo aver saputo dell'aborto spontaneo Savita, dentista di 31 anni, ha più volte chiesto espressamente un'interruzione medica della gravidanza. Più richieste, nel corso di tre giorni di ricovero, durante i quali il dolore si è fatto via via più insopportabile. Le sue richieste sono rimaste inascoltate perchè era ancora presente un battito cardiaco fetale. A un certo punto le è stato detto: "Questo è un paese cattolico".

Lo staff medico ha poi rimosso il feto giorni dopo che il battito cardiaco si era arrestato, ma la donna è morta di settticemia il 28 ottobre. Il servizio sanitario nazionale e lo stesso ospedale hanno dato il via a un'indagine per chiarire i fatti.

La notizia della morte ha sollevato grida di protesta mercoledì notte sui mezzi di comunicazione irlandesi. Il governo laburista si è battuto nel passato recente per dare seguito a una decisione della Corte europea per i diritti umani, che invitava legiferrare per dare la possibilità di abortire se durante la gravidanza sopravvengono rischi per la vita della donna.

Rachel Donnelly, portavoce di un'associazione "a favore della scelta" ( i "pro choice" ritengono dunque che il concepito sia titolare di una legittima aspettativa a nascere, ma non di un vero e proprio diritto, e in questo senso che debba prevalere su questa aspettativa, nei casi previsti, la libera e consapevole autodeterminazione della madre, ndr), dice "Questa era un'emergenza ostetrica e avrebbe dovuto essere trattata secondo la routine. I medici irlandesi si trattengono dal prendere ovvie decisioni mediche per paura di gravi conseguenze per la loro carriera".

"Finchè rimarrà in vigore la legge del 1861, unita alla non-volontà della politica di affrontare il problema, le donne incinta continueranno a non essere al sicuro in questo paese". In Irlanda, l’aborto sicuro non è un diritto ma un crimine, disciplinato da una legge inglese di 151 anni fa che dichiarava l’aborto reato contro la persona e puniva i trasgressori con l’ergastolo. Sono 6000 le irlandesi che ogni anno lasciano l’isola per recarsi in Inghilterra, in Olanda o in Belgio per esercitare il proprio diritto di scelta riproduttiva e di accesso ai servizi sanitari per un aborto sicuro. (Nella foto The Guardian una manifestazione anti-abortista in Irlanda)

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