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Sabato, 20 Aprile 2024
TERRORISMO / Iraq

Isis verso Baghdad e Damasco, l'Occidente ha paura

E' guerra, dopo la "presa" del confine siriano, a Est di Ramadi (Iraq). Le forze irachene hanno attaccato i jihadisti dello Stato islamico. Intanto la bandiera nera sventola su Palmira. Gli Usa: "Situazione allarmante"

IRAQ - Le forze irachene hanno lanciato un attacco contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis) a Husyabah, a Est di Ramadi, il capoluogo della provincia occidentale di Anbar finita sotto il controllo dei miliziani la scorsa settimana. Secondo quanto riferito da un colonnello della polizia, "sono iniziare le operazioni militari per liberare Husaybah, sette chilometri a Est di Ramadi. Finora è stata liberata la stazione di polizia di Husaybah e la zona circostante", ha aggiunto il colonnello.

L'ATTACCO - L'avvio delle operazioni militari contro l'Isis è stato confermato dal leader della principale forza tribale della zona, Sheikh Rafia Abdelkarim al-Fahdawi: "L'operazione per riconquistare Husaybah è iniziata, con la vasta partecipazione dei combattenti delle tribù. Le forze di sicurezza stanno avanzando e hanno già ripreso il controllo di una vasta zona". Secondo quanto precisato dal colonnello di polizia, l'offensiva vede impegnati la polizia locale e federale, la forza di intervento rapido del ministero dell'Interno, l'esercito regolare, le forze paramilitari di Mobilitazione popolare (Hashed al-Shaabi) e combattenti delle tribù.

BANDIERA NERA SU PALMIRA - Intanto, in Siria, i combattenti dello Stato islamico nella notte hanno issato la bandiera del gruppo jihadista sull'antica cittadella di Palmira, pubblicando su internet immagini che dimostrano la conquista. I militanti hanno preso la città, anche nota come Tadmur, dopo giorni di violenti scontri con l'esercito di Damasco. "Cittadella di Tadmur sotto il controllo del Califfato", recita la didascalia di una fotografia pubblicata sui social media. Intanto, resta la paura che i militanti distruggano le antiche rovine e i preziosi monumenti, come hanno fatto già con i tesori di altre città.

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ALLARME USA - La Casa Bianca lo ha ammesso: lo Stato islamico (Isis) sarà un problema che verrà ereditato dal prossimo presidente americano. Dopo i colpi subiti in Iraq e Siria nell'ultima settimana - con la caduta nelle mani dei miliziani della città irachena di Ramadi e poi di quella siriana Palmira - aumentano non solo le critiche sulla strategia dell'amministrazione Obama ma anche l'impressione che la lotta contro l'Isis potrà durare più di tre anni.

Ecco chi combatte l'Isis ogni giorno | Infophoto

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GUERRA LUNGA - Se la tempistica è corretta, il successore di Barack Obama dovrà gestire il conflitto che ha portato gli Usa a ridurre le ambizioni di breve termine tra cui l'offensiva prevista originariamente in estate per riprendere il controllo di Mosul (nel nord dell'Iraq). Intanto aumenta l'invio di attrezzature militari all'esercito iracheno e si intensifica il training di chi, in arrivo dalle tribù sunnite, è disposto a lottare stando dalla parte di Baghdad. "Tra due anni, la situazione sul campo potrebbe essere cambiata e potrebbe richiedere qualche cambiamento nel modo in cui la strategia è portata avanti", ha dichiarato Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca. "Ma si tratta di qualcosa che lasceremo al prossimo presidente", ha aggiunto.

GLI ERRORI DI OBAMA - Per ora, ricorda il Wall Street Journal, Obama si è limitato ad aggiustare il tiro della sua strategia, invece di optare per i forti cambiamenti che i suoi critici domandavano. Mentre continua il dibattito su come guidare il conflitto nel Medio Oriente negli ultimi 18 mesi del mandato di Obama, si riaccendono le differenze di vedute sulla guerra in Iraq. "E' doloroso vedere l'Iraq cadere a pezzi", ha detto il repubblicano Lindsey Graham, che dovrebbe scendere in campo il mese prossimo per le presidenziali. "L'unico modo che conosco per difendere questa nazione è far tornare là alcuni dei nostri soldati e partner in modo tale che con gli iracheni si fermi l'Isis prima che sia troppo tardi". 

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