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Sabato, 20 Aprile 2024
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Assalto all'Isis: inizia la battaglia per liberare Raqqa dai jihadisti

La grande alleanza curdo-araba sostenuta da Washington sta per attaccare lo Stato Islamico nella roccaforte siriana. Ma dove si trova al Baghdadi? Ecco tutte le ipotesi

Sta per iniziare la grande battaglia per liberare la città di Raqqa dall'Isis”: le forze democratiche siriane (Sdf), un’alleanza curdo-araba sostenuta da Washington hano annunciato il via libera all'operazione militare che punta a liberare la città siriana dal dominio dello Stato Islamico. 

“Dichiariamo oggi l’inizio della grande battaglia per liberare la città di Raqqa, la cosiddetta capitale del terrorismo e dei terroristi”, ha detto ai giornalisti dal villaggio di Hazima a Nord di Raqqa, Talal Sello, portavoce delle forze di Siria Democratica (Sdf), un’alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa e dominata dalle Unita di Difesa del Popolo curdo (Ypg), impegnati da mesi in un assedio dei combattenti dell’Isis – asserragliati all’interno della loro roccaforte – dopo essere riusciti ad arrivare a pochi chilometri da Raqqa da Nord, Est e Ovest.

Le forze curdo-arabe Sdf “sono arrivate al confine orientale della città, ma non sono ancora entrate e hanno rotto la prima linea di difesa dell’Isis nella periferia settentrionale di Raqqa”, ha detto a France Presse Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong che conta su una vasta rete di attivisti in tutto il Paese. “La coalizione internazionale ha effettuato attacchi aerei tutta la notte in preparazione dell’offensiva”, ha aggiunto, e gli scontri tra combattenti Sdf e militanti dell’Isis sono in corso.

DOVE SI TROVA AL BAGHDADI? L'attacco alla roccaforte siriana dell'Isis è imminente, ma una domanda sorge spontanea, dove si trova il leader dello Stato Islamico più volte segnalato in entrambe le ‘capitali’ dell’Isis, quella irachena e quella in Siria? Un quesito che si stanno ponendo i media arabi alla luce del fatto che non è stata trovata nessuna traccia del ‘Califfo” a Mosul, prossima ormai a capitolare dopo mesi di duri combattimenti tra i governativi ed i jihadisti. Questi ultimi ormai controllano solo un fazzoletto di terreno nel centro storico, dove però – dalla Moschea di Al Nouri –  nel 2014 Al Baghdadi proclamò la nascita dello Stato islamico.

Interpellati da media arabi, vari analisti non escludono che lo sceicco si trovi tuttora tra l’Iraq e la Siria, dove si sentirebbe ancora sicuro. Ma altri esperti in vicende di terrorismo vedono anche la possibilità che al Baghdadi possa trovare rifugio altrove, in altri Paesi dove sono attivi gruppi locali che hanno giurato fedeltà al Califfato come Afghanistan, o nel Sinai egiziano, persino nell’Africa subsahariana sotto la protezione dei jihadisti di Boko Haram. C’è anche chi ipotizza una fuga verso Libia oppure lo Yemen, dove ci sono zone che si possono definire “terre di nessuno”.

L’ultima volta che si è fatto vivo al Baghdadi è stato con un messaggio audio diffuso lo scorso novembre nel quale sollecitava i suoi seguaci a dirigersi a Raqqa per affrontare “crociati e miscredenti curdi”. Lo scorso febbraio invece media iracheni hanno riferito di una sua fuga a Raqqa dopo essere stato ferito in un raid su al Qaim, valico sulla frontiera siriana-irachena. Sintetizzando le ultime ipotesi di due analisti arabi su dove possa nascondersi il Califfo sulla cui testa pende una taglia Usa da 25 milioni di dollari, l’unica certezza è che non vi sono certezze.

Per Hassan Haniyeh, esperto in gruppi radicali islamici, è “molto improbabile che al Baghdadi si rifugi in zone diverse da Siria, Iraq e il deserto di al Anbar” la più grande provincia irachena ad ovest del Paese dove tuttora l’Isis controlla ampi territori. Il Califfo potrebbe invece cercare di raggiungere il Sinai egiziano “dove l’organizzazione locale è molto attiva”, ma anche scegliere lo Yemen “dove ci sono terre di nessuno” e “Libia, dove nonostante la disfatta a Sirte, l’organizzazione è presente su estese zone desertiche”.

Un altro esperto in vicende di terrorismo, come l’iracheno Omar Abdul Sattar, condivide le argomentazioni del suo collega, ma aggiunge altri probabili rifugi come “l’Afghanistan, l’Asia centrale e l’Africa occidentale” dove l’Isis in prima persona o gruppi che ne hanno giurato fedeltà sono molto attivi.

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