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Venerdì, 19 Aprile 2024
Inchieste

Il dramma della disoccupazione, il fascino della Jihad

Secondo alcune stime ufficiali sono più di 2mila i tunisini partiti per Iraq e Siria. Dalla primavera, alla crisi, al terrorismo la recente storia di una generazione che sogna lo Stato Islamico

Dalla Tunisia a partire alla volta di Siria e Iraq sono almeno 2mila e 400 persone. Il loro obiettivo è di unirsi alle file dei miliziani jihadisti. Ma quello che più colpisce dell'inchiesta del New York Times è che coloro che partono sono in gran parte diplomati, istruiti ma disoccupati. Le stime riguardano soltanto coloro che sarebbero arrivati a destinazione perché, in realtà, diverse migliaia sono stati bloccati alla frontiera dalle autorità.

LA TUNISIA, UN CASO PARTICOLARE - L'inchiesta riguarda nello specifico coloro che si sono uniti al movimento dalla Tunisia, paese che dalla primavera araba ha sofferto di una forte instabilità politica. E' stata approvata una nuova Costituzione e domenica 26 ottobre sono previste le nuove elezioni, le seconde dalla deposizione del regime di Ben Ali nel 2011.

Nonostante l'alto tasso di scolarizzazione dei suoi abitanti, la Tunisia mantiene un alto tasso di disoccupazione. Tra i giovani, inoltre, dilaga la sfiducia nella politica istituzionale: molti di loro lamentano il mancato miglioramento della vita quotidiana dopo la rivoluzione. Inoltre è difficile e rischioso esprimere il dissenso dopo i fatti del 2011, basti pensare alla fine che il 6 febbraio 2013 fece Chokri Belaid, storico leader dell'opposizione a Ben Ali, crivellato di colpi mentre si trovava nella sua auto, a pochi passi da casa sua.

"TUTTI HANNO UN AMICO CHE E' PARTITO" - L'inchiesta del New York Times ha anche raccolto testimonianze dirette sul territorio. Nel bar di Ettadhamen, quartiere popolare di Tunisi, tanti sono i giovani sotto i trent'anni che hanno amici che sono partiti. Altrettanti quelli che appoggiano e vedono nella rivoluzione del Califfo un modo per migliorare lo standard di vita o eliminare i confini arbitrari che finora hanno diviso il mondo arabo.
Da chi è partito arrivano notizie che parlano di "giustizia sociale", "stipendi e lavoro" e "possibilità di metter su famiglia". Piccoli sogni che a Tunisi sembrano irrealizzabili.

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