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Sabato, 20 Aprile 2024
La jihad contro gli interessi economici

L'Isis si espande in Mozambico, cosa c'è dietro gli attacchi che hanno prodotto morte e 670.000 sfollati

Msf parla di una situazione straziante, mentre fornisce assistenza ai pazienti. Ma quella del paese africano è una lotta che dura da anni e vede contrapposte le forze governative unite ai mercenari da una parte e i ribelli dall'altra

E’ con un attacco terroristico, quello nella città di Palma in Mozambico, che le forze jihadiste hanno dimostrato al mondo di essere in grado di colpire dove fa più male, cioè alle popolazioni civili e più inermi. Le associazioni umaniterie parlano di uno dei massacri peggiori da parte dell'Isis, con persone decapitate e corpi mutilati. Ma è così che i terroristi dimostrano ancora una volta quanto sia indifeso il governo centrale. Infatti Cabo Delgado, una delle province più povere del Mozambico, è sotto assedio dell’Isis dal 4 anni. Il risultato? Più di 43.000 persone sfollate solo nell’area di Palma e circa 670.000 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case nell’intera provincia di Cabo Delgado, così come nelle vicine province di Nampula e Niassa, da quando il conflitto è iniziato, cioè l’ottobre 2017.

Ma perché qualcuno avrebbe interesse a mostrare la vulnerabilità dell'ex colonia portoghese? Il Mozambico è una di quelle aree dove si incrociano i due fattori più esplosivi: la più estrema povertà della popolazione e i pesanti interessi economici delle potenze occidentali. Infatti nel paese a sud della Tanzania, ci sono grossi giacimenti di gas su cui la francese Total ha una concessione con investimenti per 20 miliardi di dollari. E guarda caso, Total avrebbe deciso di ritirare tutto il suo personale dal sito per la produzione di gas naturale di Afungi, nel Nord del paese, dopo aver annunciato la sospensione dei lavori di costruzione nel sito. Perché? Troppa insicurezza, troppe violenze, che a qualcuno servono per minare gli interessi economici del governo mozambicano e dei suoi partner. E il primo guastatore è Al-Shabaab, le milizie armate legate al nucleo terroristico dell’Isis, anche se la religione, in questa partita, c'entra poco. Dietro la bandiera della guerra santa, c'è la fame di bande di giovani che provano a ricattare i governi, forti di chi li finanzia e la scusa è sempre quella della crociata contro l'occidente infedele. Guerre di potere, il cui prezzo viene sempre pagato dai civili, tra cui donne e bambini, massacrati, prima a colpi di machete e oggi di kalashnikov. Come è successo due settimane fa

Isis in Mozambico, morti e migliaia di sfollati e feriti 

Ora infatti la priorità é il soccorso alla popolazione in fuga, in varie città a nord del paese, ma soprattutto nella capitale Pemba e Afungi. Dopo l'ultimo attaccao, le associazioni umanitarie contano almeno 10mila sfollati nel nord del Mozambico, dove, già oggi l'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) preannuncia il numero di 1 milione di persone costrette alla fuga entro giugno, se la violenza in corso non si dovesse fermare. 

"Una nostra squadra - ha spiegato Sylvie Kaczmarczyk, coordinatrice di Medici senza frontiere per l'emergenza in Mozambico - é arrivata lunedì nella penisola di Afungi, a circa 25 chilometri dalla città di Palma, dove stanno arrivando persone ferite e in cerca di rifugio. E' una situazione straziante e siamo in azione per fornire assistenza medica, curare i pazienti ed evacuare i casi gravi. Il nostro principale obiettivo é salvare vite”. Dall'inizio degli attacchi, sono centinaia le persone arrivate ad Afungi in cerca di un luogo sicuro, dopo giorni di cammino e dopo essere rimaste nascoste per giorni. “Tutto ciò che vogliono eé andarsene, sono terrorizzate. La maggior parte - prosegue la drammatica testimonianza della responsabile di Msf - é sotto shock e ha bisogno di acqua e cibo. Abbiamo visto di tutto: persone lievemente e gravemente ferite, qualcuno a rischio di morte. Tra chi fugge ci sono anche bambini. Abbiamo curato un bambino con una ferita da arma da fuoco".

Mappa Medici senza frontiere in Mozambico-2

Non è migliore la situazione a Pemba, dove domenica sono arrivati un centinaio di sfollati in barca da Palma a Pemba (capitale di Cabo Delgado) mentre altri 40 sono stati evacuati ieri sera a Pemba su aerei delle Nazioni Unite. La maggior parte erano donne e bambini, in maggioranza traumatizzati ed esausti. Lì c’è l’Unhcr che ha raccontato: “Il nostro staff sta indirizzando le persone vulnerabili, tra cui donne anziane e minori non accompagnati, per ricevere assistenza e servizi immediati. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche urgenti. Ci sono anche segnalazioni di persone che tentano di attraversare il confine con la Tanzania. Chi è arrivato qui ha condiviso dettagli di  brutalità estreme commesse dal gruppo di insorti. Ci stiamo adoperando per potenziare una risposta umanitaria rapida, valutando i bisogni e indirizzando le persone in base alle esigenze più urgenti. Stiamo pianificando missioni in aree remote come Mueda, dove sono arrivati sfollati da Palma”. Già, perché i mozambicani in fuga si sono riversati anche in altre città: Mueda, Nangade, Montepuez e Macomia. Mentre le forze governative hanno annunciato di aver riconquistato la maggioranza di Palma e di aver sotto controllo l'aeroporto, che ora sarebbe il posto più sicuro. 

Isis in Mozambico, morto un cittadino britannico 

In tutta questa vicenda c’è anche un europeo ucciso. Si tratta del britannico Phil Mawer, risultato disperso dopo un attacco a un convoglio in fuga da militanti islamisti nei pressi di Palma. Il convoglio, formato da 17 veicoli, sarebbe stato preso in un'imboscata mentre fuggiva dalla città sotto l'assedio di fine marzo. Da quel momento non ci sono più state notizie di Mawer. Per trovarlo sono anche arrivati tre membri del Sas, il corpo di forze speciali dell'esercito britannico, che si affiancherebbero ai mercenari sudafricani sul posto. Le ricerche, condotte da un team di piloti del Dyck Advisory Group (compagnia di sicurezza privata sudafricana), avrebbero portato all'esito più drammatico. L'uomo è stato trovato morto. 

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