Pilota arso vivo, l'Islam insorge: "Crocifiggete i jihadisti"
Dopo l'esecuzione del pilota giordano - bruciato vivo dai miliziani dell'Isis - arrivano durissime condanne dal mondo arabo. L'imam de Il Cairo: "Lo Stato islamico è un'organizzazione terroristica satanica"
ROMA - L'ultimo orrore dell'Isis viene accolto con rabbia e condannato dall'Unione europea e da tutto il mondo arabo. Dopo le immagini agghiaccianti - diffuse martedì scorso - del pilota giordano chiuso in gabbia e arso vivo, in Giordania sono stati impiccati due terroristi di Al Qaeda, tra i quali la donna della quale l’Isis aveva chiesto il rilascio promettendo la liberazione dell’ostaggio.
"Mentre devono essere fatti tutti gli sforzi per combattere il terrorismo e far pagare le conseguenze ai responsabili, la nostra reazione alla minaccia posta dal Daesh (lo Stato islamico nell’acronimo in arabo) deve essere in linea con i nostri valori comuni di giustizia e diritti dei prigionieri", ha affermato l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, aggiungendo che "la posizione europea contro la pena capitale resta invariata".
A Karak, città natale del pilota ucciso, i giordani hanno manifestato in strada chiedendo vendetta e gridando slogan di sostegno al re Abdallah. "Chiedo al governo di vendicare il sangue di mio figlio e la dignità del nostro Paese", ha affermato Safi al Kassasbeh (il papà del pilota ucciso), chiedendo inoltre alla coalizione internazionale di portare a termine la sua missione di "distruggere lo Stato islamico". In generale, la società giordana, che nei mesi scorsi era parsa divisa sulla partecipazione alla coalizione internazionale a guida americana, sembra ora fare quadrato intorno al re , intenzionato più che mai a continuare i raid contro lo Stato islamico in Siria. Anche Ahmed al Tayyeb, l’imam dell’università Al Azhar del Cairo, il centro teologico più importante dell’Islam sunnita, ha espresso tutta la sua ira contro i responsabili dell’uccisione del pilota ventiseienne Muaz al Kassesbeh, arrivando ad affermare che i jihadisti dovrebbero essere "crocifissi e mutilati", e definendo lo Stato islamico "un’organizzazione terroristica satanica".
Le condanne arrivano anche dai governi dei più importanti Paesi islamici. Il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, ha affermato che "come risposta occorre lanciare ancor più duri raid contro il gruppo terrorista". Da parte sua la Siria ha parlato di "orrendo crimine" e l’Iran di "disumana uccisione". Tutto questo mentre l'Isis ha continuato nella sua linea di sfida, proiettando in pubblico a Raqqa, in Siria, il video della messa a morte del pilota giordano.