Israele ha sospeso i rapporti con il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che la scorsa settimana aveva deciso di promuovere un’indagine sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania.

L’invio di una missione nel territorio era stata approvata giovedì, con 36 voti a favore e 10 astenuti per «indagare sui risvolti degli insediamenti israeliani sui diritti civili, politici, economici e culturali del popolo palestinese all’interno dei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est», come si legge sul sito della Bbc.

Le autorità israeliane erano state invitate a non ostacolare le indagini,  ma proprio oggi i rappresentanti  dello stato ebraico presenti a Ginevra hanno ricevuto l’ordine di interrompere i rapporti con il Consiglio e di ignorare ogni tipo di richiesta proveniente dai membri della commissione.

Il ministro degli Esteri israeliano aveva già criticato la decisione del Consiglio con un comunicato, definendo questa decisione«surreale»,  poiché arriva in un momento in cui «In Medio Oriente si assiste ad una escalation senza precedenti nella violazione dei diritti umani». Gli Stati Uniti si sono schierati a fianco di Israele, affermando che questa indagine servirebbe solo a «allontanare le due parti in causa». 

La decisione era invece stata salutata con gioia dal Presidente dell’autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che l’aveva definita «una vittoria». I palestinesi hanno inoltre affermato di aver raccolto mappe e foto da mostrare come prove alla Commissione.

In Cisgiordania e a Gerusalemme Est, territori occupati durante la Guerra dei sei giorni nel 1967, vivono 2 milioni e mezzo di palestinesi e mezzo milione di israeliani, nonostante questi insediamenti siano stati definiti illegali dalle leggi internazionali.