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Sabato, 20 Aprile 2024
Fine missione / Afghanistan

L'Italia lascia l'Afghanistan dopo vent'anni, ma uno "sgarbo" rovina la cerimonia

Ammainato il tricolore ad Herat, con il ministro Lorenzo Guerini nella base italiana per dare l'addio al Paese. A casa 500 soldati. Ma un incidente diplomatico con gli Emirati Arabi ha contrassegnato la giornata

La presenza quasi ventennale del contingente militare italiano in Afghanistan si conclude. Ad Herat è arrivato oggi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per il saluto finale ai militari e la cerimonia dell'ammaina bandiera alla base di Camp Arena, che sarà consegnata alle forze locali. Le operazioni di rimpatrio di uomini (erano 800 ad inizio anno) e mezzi, avviate nel mese di maggio, si concluderanno a breve, in sintonia con l'accelerazione impressa dagli Stati Uniti, che intendono lasciare il Paese entro metà luglio, prima della data simbolica dell'11 settembre come annunciato dal presidente Joe Biden.

La fine di oltre 20 anni di missione italiana in Afghanistan

Quello che gli uomini dell'Esercito Italiano, della Marina militare, dell'Aeronautica militare e dell'Arma dei carabinieri intervenuti in Afghanistan dopo l'attentato dell'11 settembre, si lasciano alle spalle è un Paese cambiato, con nuove istituzioni. Il loro rientro non significa però la fine del sostegno da parte dell'Italia al popolo afghano. Al Paese che ha votato per la prima volta in modo democratico proprio con l'Isaf (la forza di intervento internazionale denominata "International Security Assistance Force"), sarà garantito supporto anche quando la base militare tornerà agli afghani.

"Non vogliamo che l'Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per i terroristi - ha detto il ministro della Difesa nel corso della cerimonia - vogliamo continuare a rafforzare questo Paese dando anche continuità all'addestramento delle forze di sicurezza afghane per non disperdere i risultati ottenuti in questi 20 anni". "Non abbandoniamo il personale civile afghano che ha collaborato con il nostro contingente ad Herat e le loro famiglie: 270 sono già stati identificati e su altri 400 si stanno svolgendo accertamenti. Verranno trasferiti in Italia a partire da metà giugno", ha proseguito Guerini, parlando della sorte dei collaboratori afgani che rischiano ritorsioni da parte dei talebani una volta che il contingente Nato avrà lasciato l'Afghanistan. "Oggi sono 53 le lacrime che non verranno mai dimenticate dall'Italia intera": è questo il ricordo commosso del generale Enzo Vecciarelli, capo di stato maggiore della Difesa, dei militari morti in teatro operativo afghano.

Lo "sgarbo" degli Emirati Arabi all'Italia

Un incidente diplomatico ha però contrassegnato la giornata. Cosa è successo? Un Boeing 767 dell'Aeronautica militare diretto ad Herat è stato bloccato a Dammam, in Arabia Saudita, dove è stato costretto ad atterrare per il rifiuto degli Emirati Arabi di concedere l'autorizzazione a sorvolare nel Paese. A bordo dell'aereo c'erano una quarantina di giornalisti diretti in Afghanistan per seguire la cerimonia dell'ammaina bandiera del contingente italiano in Afghanistan. Per questo motivo la cerimonia si è potuta tenere solo in formato ridotto e con grande ritardo.

Dal ministero della Difesa fanno sapere che "tutte le autorizzazioni dei Paesi della tratta di sorvolo erano state preventivamente richieste e accettate" e dunque gli Emirati Arabi hanno rifiutato il passaggio all'ultimo minuto. Il Boeing è stato quindi costretto ad atterrare in Arabia Saudita per il rifornimento, dove ha sostato circa tre ore prima di ripartire alla volta di Herat, aggirando da sud gli Emirati e impiegando ulteriori quattro ore di volo, evitando anche le basi militari dell'Arabia Saudita. Su istruzione del ministro Luigi Di Maio, il segretario generale del ministero degli Esteri, ambasciatore Ettore Sequi, ha oggi convocato alla Farnesina l'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti Omar Al Shamsi. Il segretario generale ha manifestato all'ambasciatore "la sorpresa e il forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere".

A margine della cerimonia di ammaina bandiera ad Herat, il ministro della Difesa Guerini ha spiegato: "La questione non è dipesa da noi, sono state mosse alcune iniziative di carattere diplomatico, è stato convocato l’ambasciatore degli Emirati al ministero degli Esteri per chiedere spiegazioni e per manifestare tutto il disappunto e lo stupore per avere negato il sorvolo rispetto a decisioni che erano già state comunicate, assunte e garantite".

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