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Giovedì, 28 Marzo 2024
TERRORISMO / Turchia

"Anche l'Italia finanzia l'Isis: così compriamo il petrolio"

Un articolo de Il Giornale cita uno studio inglese che ha rintracciato tre picchi di "scambi" di greggio da Siria e Iraq attraverso il sud della Turchia, proprio in coincidenza con le principali battaglie del Califfato. L'oro nero dell'Isis arriva sul mercato internazionale compresa Europa e Italia

Ci sarebbe anche l'Italia dietro i finanziatori dell'Isis con il petrolio. Lo sostiene Fausto Biloslavo su Il Giornale, che parla del "flusso di petroliere con l'Italia dal sud est della Turchia", che coinvolge porti nostrani come quello di Trieste, Augusta ed altri. 

Nel porto turco di Ceyhan sfocia oltre all'oleodotto del Mar Caspio "anche il petrolio dei nostri alleati curdi dal nord dell'Iraq" ma non solo: lì arriverebbe anche "il greggio insanguinato del Califfo", come sostiene uno studio dell'Università Greenwich di Londra. Un'accusa lanciata nei giorni scorsi anche dal presidente russo Vladimir Putin, all'indomani dell'abbattimento del caccia Su-24 e della conseguente crisi diplomatica con la Turchia. "Abbiamo ricevuto informazioni aggiuntive che purtroppo confermano che questo petrolio, prodotto in aree controllate dallo Stato Islamico e altre organizzazioni terroristiche, è trasportato su scala industriale in Turchia", era stato l'affondo di Putin. 

Quel petrolio, "contrabbandato via Turchia da Siria o Iraq", scrive Il Giornale, "arriva sul mercato internazionale compresa l'Europa e l'Italia". Lo studio dell'università londinese ricostruisce proprio le "tracce" di questo traffico. I ricercatori George Kiourktsoglou e Alec D. Coutroubis hanno riscontrato tre picchi "inusuali" di flusso marittimo sulla rotta da Ceyhan all'Europa, dalla fine della primavera del 2014 alla metà di quest'anno. Un flusso che trova corrispondenza con "le maggiori battaglie o conquiste dei pozzi da parte delle bandiere nere". 

Ecco nel dettaglio i tre episodi segnalati dai ricercatori. Il primo, relativo alla "impennata dei costi di noleggio e relativi carichi di petrolio da Ceyhan, attorno al 10 luglio 2014" coincide con la conquista dell'importante giacimento siriano di Al Omar da parte dello Stato islamico. Il secondo picco, segnalato nel novembre 2014, corrisponde ai duri combattimenti per il controllo degli impianti di gas di Jhar e Mahr. Infine il terzo, dalla fine di gennaio 2015 al 10 febbraio, è simultaneo alla campagna aerea americana vicino a Kirkuk, ossia "la cassaforte del petrolio nel nord dell'Iraq". 

IL DENARO DEL CALIFFATO: L'ECONOMISTA SPIEGA DA DOVE ARRIVANO I SOLDI

Indizi, sostengono i due ricercatori, "relativi ad una catena illecita di approvvigionamento che imbarca il greggio dello Stato islamico da Ceyhan". Dai calcoli citati dal quotidiano milanese, "il Califfato è riuscito ad estrarre, nei momenti di maggiore produzione, fino a 50mila barili di petrolio al giorno" e ognugno di quei barili "viene venduto dai miliziani jihadisti a 20-35 dollari ciascuno a seconda del prezzo di mercato del petrolio", mentre "camion cisterna può contenere 30mila litri di greggio": il risultato è "un profitto ad ogni viaggio varia da 3000 a 5000 dollari". 

Fonti riservate di intelligence citate nella ricerca dell'università londinese indicano con precisione la "rotta" del contrabbando da Siria e Iraq attraverso il sud est della Turchia fino al terminale di Ceyhan. 

Scrive Il Giornale

Parte del greggio, che viene raffinato in maniera rudimentale, è venduto sul territorio turco. Colonne di una trentina di cisterne 'entrano giorno e notte in Turchia' secondo i russi, che li inseguono con i droni. In alcuni casi sono implicati mediatori curdi, nostri alleati nel nord dell'Iraq. E uomini d'affari vicini al regime di Damasco, che comprano petrolio dagli estremisti islamici per rivenderlo al regime, come George Haswani finito ieri nella lista nera del Dipartimento di stato Usa.

Le autorità turche smentiscono le accuse, definendole "senza fondamento", ma ammettono che "sono aumentati i sequestri di prodotti petroliferi di contrabbando fino ad arrivare ad oltre 79 milioni di litri nel 2014, quando il Califfo ha messo le mani sui giacimenti in Siria e Irak". 

Un giro del genere, conclude Biloslavo, "arriverebbe fino a Ceyhan e poi via mare in mezzo mondo, compresa l'Italia", e come sostiene l'intelligente irachena "è possibile solo con la copertura dei servizi di sicurezza turchi". La documentazione di accompagnamento del petrolio insanguinato deve risultare regolare per venire imbarcato su una petroliera e venduto sul mercato internazionale.

Ecco chi combatte l'Isis ogni giorno | Infophoto

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