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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Libia, "non mandateci soldati ma dottori e ingegneri"

L'appello del vicepremier di Tripoli, Ahmed Amhimid, in un'intervista al Corriere: "Ci servono civili per ricostruire il nostro Paese, non soldati per continuare la distruzione". L'unica strada è "cooperare al meglio e sostenerci"

ROMA - Medici, ingengneri, tecnici, non soldati. E' quello che chiede all'Italia il vice premier di Tripoli, Ahmed Amhimid al Hafar, in un'intervista al Corriere della Sera. "Noi libici abbiamo i soldati necessari e la volontà per combattere l'Isis. Ma ci servono armi, munizioni e sostegno logistico", ha spiegato. Secondo al Hafar, "occorre cooperare al meglio". 

GLI INTERVENTI IN LIBIA - "Qualsiasi contributo della comunità internazionale deve essere concordato con il governo di Tripoli, che è l'unico legittimo in Libia. Ma non servono soldati stranieri, piuttosto sostegno logistico alle nostre forze militari, che sono ben determinate a battere l'Isis", ha sottolineato l'esponente del governo islamista. L'ambasciatore Usa a Roma ha suggerito che l'Italia invii cinquemila soldati, ma il governo libico frena: 

Preferiremmo tecnici, dottori, ingegneri. Ci servono civili per ricostruire la Libia, non soldati per distruggerla

RENZI: "NESSUNA GUERRA" - "Oggi non è all'ordine del giorno la missione italiana in Libia perchè la prima cosa da fare è costruire il governo in Libia". Sono queste le parole del premier Matteo Renzi, intervistato ieri da Barbara D'Urso a Domenica Live. "Quando si parla di guerra bisogna andarci in punta di piedi, quando l'Italia deve fare la sua parte la fa ma la Libia non è in questa situazione" ha aggiunto. "Qualche politico, in particolare francese, ha fatto un intervento senza valutare, sono quattro anni che siamo in una situazione di stallo" ha osservato. "

L'Italia non si tira indietro" ma ora non è all'ordine del giorno una missione. La guerra è una cosa seria, non si possono fare scelte con superficialità. 

Libia, in foto il dramma di una nazione

LA SITUAZIONE - Cresce la tensione al confine tra Libia e Tunisia, una delle aree calde del conflitto contro l'Isis: le forze di sicurezza tunisine hanno ucciso un gruppo di oltre quaranta militanti che avevano attaccato una caserma della località di Ben Guerdane, nei pressi della frontiera con la Libia. Secondo fonti non governative gli estremisti uccisi sarebbero almeno 45, mentre altri sarebbero stati feriti e catturati; sul terreno sarebbe inoltre rimasto un militare tunisino. Al momento non si hanno al momento notizie di vittime civili, sebbene la televisione di stato tunisina avesse parlato di quattro feriti. 

DALLA LIBIA IN TUNISIA - Mercoledì scorso almeno cinque presunti terroristi sono stati uccisi in una sparatoria con la polizia avvenuta nella stessa località: almeno quattro militanti erano cittadini tunisini provenienti dalla Libia con l'intenzione di organizzare degli attentati, secondo quanto reso noto dal Ministero degli Interni tunisino.

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