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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Isis, parla il ministro Pinotti: "L'intervento dell'Italia in Libia non è imminente"

Il ministro della Difesa fa chiarezza sulla road map della coalizione anti Isis. Intanto, come riporta la Bbc, i capi jihadisti si stanno trasferendo nel Paese nordafricano

"L'intervento dell'Italia in Libia non è imminente" perché gli alleati della coalizione anti Isis seguono la road map stabilita che prevede il sostegno internazionale "al processo politico" e la formazione di un governo di unità nazionale. Lo ha spiegato il ministro della Difesa Roberta Pinotti a "Tg5-La Telefonata", programma condotto da Maurizio Belpietro su Canale 5.

Intanto, secondo quanto ha riferito alla Bbc un alto responsabile dei servizi segreti libici, i capi dell'Isis si starebbero trasferendo dalla Siria e dall'Iraq in Libia. "Assistiamo a un'accelerazione giornalistica sulla Libia - ha sottolineato Pinotti a proposito delle notizie sull'intervento miltare italiano - il lavoro che si sta facendo con gli alleati va avanti da mesi e ci sono contatti tra gli stati maggiori e l'intelligence. Auspichiamo che la prossima settimana ci sia un governo, perché è fondamentale un'interlocuzione con i libici per sapere di cosa hanno bisogno".

Intanto, Ismail Shukri, capo dell'intelligence libica a Misurata, parlando al programma Bbc Newsnight, ha sottolineato che un numero sempre più alto di combattenti stranieri è arrivato negli ultimi tempi a Sirte, città natale dell'ex leader libico Gheddafi attualmente sotto controllo degli islamisti. L'Isis, secondo la fonte, avrebbe trovato qui il sostegno di gruppi legati al vecchio regime. "La maggior parte dei combattenti Isis a Sirte sono stranieri, circa il 70%. In gran parte si tratta di tunisini, quindi ci sono egiziani, sudanesi, pochi algerini. E a questi dobbiamo aggiungere gli iracheni e i siriani. Per gli iracheni si tratta di figure che facevano parte dell'esercito di Saddam". Ma il dato più significatico, secondo Shukri, è l'esodo in Libia degli alti comandi dello Stato islamico. "Molti dei loro esponenti, in particolare quelli più importanti, si stanno rifugiando qui da noi. Per loro la Libia è un rifugio sicuro".
 

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