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Venerdì, 29 Marzo 2024
TERRORISMO

"L'Italia è pronta a guidare la missione in Libia"

L'Italia è determinata a contribuire alla stabilizzazione della Libia attraverso il dialogo sponsorizzato dalle Nazioni Unite ed è pronta ad assumere un ruolo guida nella cornice dell'iniziativa Onu. L'opzione militare è sempre più lontana

ROMA - Il messaggio di Sebastiano Cardi, rappresentante permanente italiano nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, è stato forte è chiaro: l'Italia è determinata a contribuire alla stabilizzazione della Libia attraverso il dialogo e ad assumere un ruolo guida nella cornice dell'iniziativa Onu. 

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito nella tarda serata di ieri per discutere la richiesta dell'Egitto - che continua ad assediare l'Isis - di affrontare di petto l'espansione dello Stato islamico in Libia, anche con una forza militare sostenuta dalle Nazioni Unite. L'intervento militare, tuttavia, pare essere al momento l'ipotesi più lontana. Ed è proprio qui che va inquadrata la volontà italiana di assumere un ruolo guida nella missione. "Siamo pronti a contribuire al monitoraggio di un cessate il fuoco e al mantenimento della pace - ha detto Cardi - pronti a lavorare all'addestramento delle forze armate in una cornice di integrazione delle milizie in un esercito regolare e per la riabilitazione delle infrastrutture".

"Siamo anche pronti - ha aggiunto - a curare le ferite della guerra e a riprendere il vasto programma di cooperazione con la Libia: la popolazione civile deve poter toccare con mano i vantaggi della riconciliazione auspicata dalla comunità internazionale".

LA SOLUZIONE POLITICA - Nelle stesse ore, a Washington si è svolto un vertice internazionale contro l'estremismo islamico, a cui hanno preso parte oltre sessanta Paesi. Quella del terrorismo di al Qaeda e dell'Isis, ha spiegato Barack Obama,  "è una sfida per il mondo intero, non solo per l'America. Bisogna lavorare insieme ai nostri alleati. Ci vorrà tempo, ma li sconfiggeremo".  L'inquilino della Casa Bianca si è quindi rivolto in prima persona alla comunità islamica: "La violenza contro innocenti non difende l'Islam - ha sottolineato - ma danneggia l'Islam e i musulmani". Musulmani ai quali Obama ha rivolto un appello: "Schieratevi nella lotta contro gli estremisti". In un intervento sul Los Angeles Times, Obama aveva già sottolineato come l'Isis e anche al Qaeda "sfruttino la rabbia di coloro che sentono di non avere chance di migliorare la propria vita, per via delle ingiustizie e della corruzione". Secondo il presidente americano, tuttavia, la forza militare da sola non può però risolvere il problema del terrorismo ed è necessario contrastare la propaganda secondo cui "gli Stati Uniti sono in guerra con l'Islam: è una bugia", ha detto.

Libia, in foto il dramma di una nazione

IL MONITO DI GENTILONI - Ora, dunque, la prospettiva più concreta sembra quella che prevede di concedere altro tempo al mediatore dell'Onu Bernardino Leon, considerato che un intervento militare internazionale, o anche la fornitura di altre armi a una sola delle parti in conflitto, allontanerebbe la possibilità di una soluzione politica. "Ma mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava", ha ammonito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Il tempo non è infinito, e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti dalla mediazione Onu sostenuta dall'Italia", ha affermato.

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