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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le cure alternative / Stati Uniti d'America

L'uso (e l'abuso) dell'Ivermectina tra i no vax

Il caso dell'antiparassitario che viene utilizzato come cura fai-da-te contro il Covid. Un problema che riguarda da vicino gli Stati Uniti ed è molto più serio dove abbondano gli anti-vax

Negli Stati Uniti l'uso dell'Ivermectina come cura anti-Covid sta diventando un problema. Di questo farmaco, un antiparassitario per animali che a piccole dosi può essere usato anche nell'uomo, abbiamo già parlato in diversi articoli segnalando che ad oggi non esistono evidenze che ne attestino l'efficacia nelle persone infette dal Sars-Cov-2. Tant'è che come farmaco anti-Covid non è stato approvato né dalla Fda americana né dall' ente regolatorio europeo Ema.

I National Institutes of Health statunitensi spiegano che "sono necessari risultati di studi clinici adeguatamente potenziati, ben progettati e ben condotti per fornire indicazioni più specifiche e basate sull'evidenza", ma ad oggi non esistono prove cliniche sufficienti. L'agenzia italiana del farmaco (Aifa) evidenzia che che gli studi clinici "hanno prodotto risultati diversificati: alcuni non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno indicato un beneficio potenziale", ma avverte che parte degli studi "era di piccole dimensioni e presentava ulteriori limitazioni, tra cui regimi posologici differenti e ricorso a medicinali concomitanti".

Ciò nonostante l'Ivermectina sta riscuotendo un certo successo dopo essere stata promossa su diversi gruppi social, spesso no vax, che propongono assurde (e rischiose) cure domiciliari fai-da-te contro il coronavirus. Un problema che riguarda molto da vicino gli Stati Uniti.

Jason McElyea, medico di famiglia a Sallisaw, piccolo comune dell'Oklahoma, ha denunciato ai media una situazione paradossale. A suo dire almeno "una manciata" di persone avrebbero avuto bisogno di cure ospedaliere dopo aver assunto il medicinale in dosi massicce, mettendo a dura prova medici e infermiere già sotto pressione per la recrudescenza dell'epidemia. A dosi specifiche può essere somministrato anche alle persone per eliminare vermi e parassiti, ma è necessario rispettare la posologia indicata dal medico. I rischi di sovradosaggio sono dietro l'angolo. Tra gli effetti collaterali sono stati segnalati sintomi gastrointestinali come nausea e vomito, diarrea, eruzioni cutanee, gonfiore del viso e degli arti nonché calo della pressione sanguigna ed effetti neurologici (vertigini, allucinazioni e convulsioni).

Insomma, c'è da stare attenti. "C'è un motivo per cui questo medicinale può essere assunto solo dietro prescrizione medica (...), non puoi decidere con una semplice ricerca su internet se il dosaggio è corretto" non ha tagliato corto McElyea. A detta del medico dunque negli ospedali dell'Oklahoma il personale sanitario non sta facendo i conti solo con chi ha sviluppato il Covid in forme grave, ma anche con quei pazienti che hanno esagerato con l'Ivermectina, la cui efficacia nel contrastare il virus, è opportuno ribadirlo, non è stata mai dimostrata. A scanso di equivoci va anche detto che dopo le dichiarazioni di McElyea, il Northeastern Health System Sequoyah di Sallisaw ha rilasciato una nota in cui spiega che il medico non fornisce assistenza nel pronto soccorso da oltre due mesi, e che in ogni caso nessun paziente è stato mai allontanato dall'ospedale perché mancano i posti letto.

Cosa dicono i dati di Google Trends sull'ivermectina

Ma che il problema esiste lo testimoniano anche i dati rilasciati dai Cdc americani, secondo cui da quando l'ivermectina viene usata off-label come cura anti-Covid, negli Stati Uniti le prescrizioni sono passate da una media di 3.600 a settimana alle 88.000 di luglio, mentre le chiamate arrivate ai centri antiveleni per l'abuso di questo medicinale sono quintuplicate. Non solo. Il farmaco sembra avere grande successo tra chi è scettico o contraro ai vaccini. I dati di Google Trends degli ultimi 12 mesi mostrano un forte aumento della chiave di ricerca "Ivermectina" tra la popolazione statunitense. L'interesse inizia ad aumentare intorno alla metà di luglio e raggiunge il picco nell'ultima settimana di agosto e nella prima settimana di settembre.

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I cinque Stati in cui il numero di ricerche è stato maggiore sono, in ordine decrescente, Oklahoma, Alabama, Arkansas, Mississippi e Louisiana, che guardacaso - rileva Forbes - sono anche tra gli Stati con i tassi di vaccinazione più bassi del Paese. Unica eccezione è lo Stato delle Hawaii, che nonostante abbia un'alta percentuale di vaccinati (circa il 74% della popolazione), ha fatto registrare un numero di ricerche molto elevato. Al di là di questo caso particolare, si direbbe che l'uso del farmaco riscuote un grande successo laddove c'è più scetticismo nei confronti dei vaccini. Il che ovviamente non stupisce.

La nota della Fda sui rischi dell'ivermectina

Qualche giorno fa la Food & Drug Administration è intervenuta con una nota per chiarire la posizione delle autorità sanitarie. "La Fda non ha approvato l'uso dell'ivermectina nel trattamento o nella prevenzione della Covid-19 negli esseri umani - sottolinea la stessa Fda - Le compresse di ivermectina sono approvate a dosi molto specifiche per alcuni vermi parassiti e esistono formulazioni topiche (sulla pelle) per pidocchi e condizioni della pelle come la rosacea. L'ivermectina non è un antivirale (un farmaco per il trattamento dei virus), e l'assunzione di grandi dosi di questo farmaco è pericolosa e può causare gravi danni".

"I prodotti a base di ivermectina per animali sono diversi dai prodotti per le persone - conclude la Fda - I farmaci animali sono spesso altamente concentrati perché sono usati per animali di grossa taglia come cavalli e mucche, che possono pesare molto più di noi, una tonnellata o più. Tali dosi elevate possono essere altamente tossiche negli esseri umani".

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