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Venerdì, 19 Aprile 2024
IRAQ / Iraq

Jihadisti in marcia verso Baghdad: a 100 chilometri dal disastro

Sempre più drammatica la situazione in Iraq, dove i ribelli islamisti vicini ad Al Qaeda puntano ormai alla conquista della capitale. I curdi nel nord e gli sciiti nel sud si preparano allo scontro campale, che sembra ormai inevitabile

I ribelli jihadisti dell'Isil hanno rivolto un appello ai loro sostenitori di unirsi alla battaglia e marciare verso Baghdad. Lo rivela il Site, l'agenzia di monitoraggio americana sui siti islamici. In un messaggio audio diffuso ieri e tradotto dal Site, il portavoce dell'Isil , Abu Mohammed al-Adnani, esorta gli insorti a marciare su Baghdad e critica il premier iracheno Nouri al-Maliki per la sua "incompetenza". "Continuate ad avanzare, la battaglia a breve arriverà a Baghdad e Karbala. Indossate le vostre cinture e siate pronti", riporta il messaggio. E rivolto al premier Al Maliki: "Voi avete perso un'occasione storica per il vostro popolo di controllare l'Iraq e gli sciiti vi malediranno per sempre, fino alla vostra morte", aggiunge il messaggio.

Le milizie jihadiste sunnite si trovano ora a meno di cento chilometri dalla capitale Baghdad, hanno reso noto fonti della sicurezza irachena. I combattenti dello Stato Islamico in Iraq e nel levante 8Isil) hanno cercato prima di prendere il controllo di Samarra, venendo respinti dalle forze regolari, per poi conquistare la località di Dhuluiya, a 90 chilometri da Baghdad.

Il Parlamento iracheno dovrebbe riunirsi a partire dalle 11 ora italiana per decretare lo stato di emergenza su richiesta del governo del premier sciita Nouri al Maliki, che si è impegnato a fornire armi a tutti coloro che si offriranno volontari per combattere contro le milizie jihadiste.

All'appello ha risposto per ora il leader radicale sciita Muqtada al Sadr, che ha chiesto creazione di brigate di miliziani che difendano i luoghi santi dello sciismo: "Non posso rimanere a braccia consorte di fronte al pericolo che corrono i luoghi santi, e sono pronto a lavorare in coordinazione con il governo per creare delle brigate della pace" che difendano i siti religiosi.

Le violenze in Iraq - per la maggior parte di matrice interconfessionale - hanno conosciuto una recrudescenza nel corso del 2013, raggiungendo un'intensità paragonabile al 2008, anno in cui si rischiò una guerra civile fra sciiti e sunniti; la situazione non è migliorata nel 2014: dall'inizio dell'anno le vittime sono oltre 4mila e l'offensiva jihadista fa temere lo scoppio di un vero e proprio conflitto fra le comunità.

PESHMERGA IN DIFESA DI KIRKUK

Le milizie curdo-irachene hanno preso il controllo di Kirkuk, per proteggere la città da un possibile attacco delle forze jihadiste dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Isil): lo hanno reso noto le autorità locali.

E' la prima volta che i "peshmerga" curdi controllano totalmente Kirkuk, città multietnica la cui sicurezza è affidata normalmente a una forza di sicurezza composta da curdi, arabi e turcomanni.

Le autorità locali non hanno precisato se il dispiegamento delle milizie curde abbia avuto il via libera dal governo di Baghdad; i peshmerga hanno di fatto occupato le posizione abbandonate dalle forze regolari irachene.

Iraq 2003 - 2013, 10 anni dopo la guerra

GOVERNO IRACHENO CHIEDE AIUTO DAGLI USA

Il governo dell'Iraq ha chiesto agli Stati Uniti di velocizzare l'invio di aiuti militari promessi per cercare di fermare l'avanzata dei jihadisti dello Stato islamico in Iraq e nel Levante. In particolare chiedono elicotteri Apache, jet F-16 e equipaggiamento di sorveglianza.

Proprio ieri l'ambasciatore iracheno negli Stati Uniti, Lukman Faily, ha dichiarato che Washington e gli altri Paesi occidentali non sono completamente consci dell'imminente pericolo posto dai combattenti islamisti. "Speriamo che gli Stati Uniti comprendano questo senso di urgenza", ha dichiarato Faily. Sempre ieri la Casa Bianca e il dipartimento di Stato americano avevano chiesto a Baghdad di fare di più per fermare l'avanzata Isil nel nord del Paese.

L'Iraq ha raggiunto un intesa con Washington per l'invio di 36 F-16 prodotti da Lockheed Martin e una decina di elicotteri Apache di Boeing. Ma sembra che l'arrivo nel Paese degli aiuti sia ancora molto lontano e l'esercito iracheno potrebbe dover aspettare ancora molto tempo prima di poterli impiegare sul campo. Il Congresso americano ha bloccato la consegna degli elicotteri per molto tempo, sottolineando che il governo guidato da Maliki non stesse facendo abbastanza per fermare i flussi di armi dall'Iran al regime siriano di Bashar al Assad.

Per ora gli Stati Uniti hanno fornito alle forze militari irachene 300 missili Hellfire anticarro, milioni di munizioni per armi di piccolo calibro, migliaia di proiettili da carro armato, razzi per elicotteri, granate, fucili da cecchino e fucili M16 e M4. Tuttavia Faily ha detto che "le munizioni, i missili Hellfire e l'equipaggiamento di sorveglianza non sono aiuti decisivi. E noi vogliamo aiuti decisivi".

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