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Venerdì, 29 Marzo 2024
Allarme terrorismo

Maria, Giampiero e gli altri: chi sono i jihadisti italiani

Da Torre del Greco e Reggio Calabria si sono convertiti all'Islam e hanno giurato fedeltà al jihad. Sono i "foreign fighters" che hanno scelto il kalashnikov come loro credo, per combattere tra le milizie dell'Isis

ROMA - Kalashnikov a tracolla, hanno lasciato l'Italia per andare a combattere tra le fila delle milizie terroristiche dell'Isis, lo Stato Islamico che sogna di issare la bandiera nera sulla cupola di San Pietro. Sono partiti per una missione: distruggere l'Occidente.

"Sono quattro i militanti del jihad con passaporto italiano noti alle forze dell'ordine italiane, di cui uno è morto". Così nei giorni scorsi il ministro dell'Interno Angelino Alfano informava il Parlamento dello stato dell'arte dei potenziali terroristi censiti dal ministero dell'Interno. Cinquantatre in tutto, di cui quattro italiani. Uno era Giuliano Delnevo, ventiquattrenne morto combattendo in Siria. Il padre di Delnevo, convertitosi anch'egli all'Islam, due giorni fa ha stigmatizzato gli attacchi a Charlie Hebdo: "Un crimine brutale che non deve più succedere, ma bisogna anche evitare l'equazione Islam uguale terrorismo".

MARIA, GIAMPIERO E DONOUE - Sono tre, dunque, gli altri italiani "schedati" e seguiti da Farnesina e intelligence. Una donna e due uomini. Maria S., per esempio, nel 2009 ha scelto di abbracciare il credo islamico, cambiando il suo nome in Fatima. Ventisette anni, abitava a Torre del Greco, in provincia di Napoli, con la sua famiglia. Ora si troverebbe in Siria. Non è l'unica. Giampiero F. è un trentacinquenne di origine calabrese, partito per combattere da Reggio Calabria, mentre Donoue M. è un 22enne marocchino naturalizzato italiano. Neanche questi ultimi due sono attualmente in Italia. Uno, Giampiero, è attualmente detenuto in un carcere di Baghdad. Accusato di terrorismo internazionale, è considerato dal governo italiano uno dei "foreign fighers accertati", un convertito all'Islam che ha dichiarato guerra all'Italia e al suo passato.

Scriveva "la Repubblica" lo scorso 20 dicembre:

La sua storia di ribellione parte dalla Calabria, sua terra d'origine, da dove Giampiero, insoddisfatto, parte per arrivare a Bologna, dove si avvicina a circoli islamici, contigui a cellule terroristiche, dice l'intelligence. Per la disperazione dei suoi familiari, che non comprendono le sue scelte estreme. Allarga i suoi contatti e finisce in Siria a combattere, dicendosi seguace del califfato di al Baghdadi. Di fatto diventa un miliziano dell'Isis, giurando di combattere l'oppressione dell'Occidente, fino all'estremo sacrificio. I familiari sono convinti che qualcuno, abile, gli abbia fatto il lavaggio del cervello.

Ora è in una cella a Baghdad. Ha sul capo un'accusa pesantissima e l'intelligence italiana - e non solo - alle calcagna.

Ecco il volto del "califfo"

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