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Giovedì, 18 Aprile 2024
La grazia / Stati Uniti d'America

Cosa c'è dietro la svolta di Biden sulla marijuana

Il presidente degli Stati Uniti grazia tutti i condannati per possesso, ai sensi della legge federale: "Migliaia di persone che non riescono a trovare lavoro, casa o opportunità universitarie". E annuncia che a breve verrà rivista la classificazione delle "droghe leggere". È soprattutto una mossa elettorale, ma non solo

Svolta antiproibizionista di Joe Biden: ha annunciato ieri che firmerà la grazia per tutti i cittadini americani e residenti che sono stati condannati per possesso di marijuana da tribunali federali. "Ci sono migliaia di persone che hanno precedenti per possesso di marijuana e non riescono a trovare lavoro, casa o opportunità universitarie" ha fatto sapere Biden, aggiungendo che intende "aiutare ad alleviare le conseguenze collaterali di queste condanne". La Casa Bianca esorta i governatori a seguire l'esempio, ricordando che, se vi sono "solo" 6500 persone che avranno beneficio da questa grazia federale, vi sono molte più persone che sono state condannate a livello statale. La decisione è destinata a infiammare il dibattito politico tra democratici e repubblicani e ad aprire la strada alla legalizzazione futura della droga leggera, già in vigore tra l'altro in molti Stati Usa. Di fatto Biden "perdona" i condannati per i reati federali, i governatori dovrebbero a loro volta invece perdonare quelli condannati per le leggi statali. La grazia di Biden sarà emessa attraverso un processo amministrativo supervisionato dal Dipartimento di Giustizia. Ma cosa c'è davvero dietro a questa decisione?

Biden mantiene così una delle sue promesse elettorali

Biden mantiene in primis una delle sue promesse elettorali in vista delle elezioni di Midterm: la mossa può anche essere vista come meramente "elettorale" dunque, perché le elezioni di medio termine soni tra un mese e una sconfitta dem potrebbe essere una mazzata sui prossimi due anni di presidenza. La decisione sulla cannabis può galvanizzare i sostenitori democratici, rappresentando un cambiamento fondamentale nella risposta dell'America a una droga che è stata al centro di uno scontro "culturale" per oltre mezzo secolo. Le elezioni di novembre sono decisive: determineranno il controllo del Congresso. Alcuni candidati - in particolare il democratico della Pennsylvania John Fetterman, che si candida per il seggio al Senato - hanno posto la questione della legalizzazione della marijuana al centro delle loro campagne. La grazie può creare entusiasmo tra gli elettori neri, gli elettori più giovani e una gamma più ampia di elettori democratici di base. 

La decisione di Biden è soprattutto una mossa politica importante ma, di fatto, come numeri, avrà un impatto limitato. Udi Ofer, professore dell'Università di Princeton ed ex vicedirettore politico nazionale dell'American Civil Liberties Union, ha affermato che il semplice possesso di marijuana è un crimine "quasi interamente perseguito dagli stati". Il governo federale tende a perseguire solo i crimini di traffico di droga. Solo 92 persone sono state condannate con l'accusa federale di possesso di marijuana nel 2017, su quasi 20.000 condanne per droga, secondo la US Sentencing Commission. La grazia che sarà firmata da Biden riguarderà un numero comunque troppo basso di persone secondo gli attivisti. Chelsea Higgs Wise, direttore esecutivo di Marijuana Justice, un gruppo organizzativo con sede in Virginia, ha osservato che il perdono solo dei casi di "possesso semplice" escluderebbe molte persone che sono state criminalizzate. Marijuana Justice e The Last Prisoner Project hanno analizzato i dati dell'anno scorso che hanno mostrato che la stragrande maggioranza delle persone nelle carceri statali per accuse di marijuana aveva spaccio di droga e altre condanne nelle fedine. 

"Come ho detto spesso durante la mia campagna presidenziale, nessuno dovrebbe essere in prigione solo per aver usato o posseduto marijuana. Mandare persone in prigione per possesso di marijuana ha sconvolto troppe vite e incarcerato persone per comportamenti che molti Stati non proibiscono più", ha dichiarato Biden, sottolineando che la sua svolta servirà ad annullare le gravi conseguenze che discendono da una pena del genere come l'impossibilità per il condannato di ottenere una casa, un lavoro, un'istruzione. Si tratta di una piaga che affligge soprattutto la comunità afroamericana, vittima di discriminazione anche in questo caso. Biden ha fatto riferimento alle "chiare disparità razziali in merito a procedimenti giudiziari e condanne. Oggi iniziamo a correggere questi torti. Mentre i bianchi e gli afroamericani usano marijuana con percentuali simili, gli afroamericani vengono arrestati, perseguiti e condannati a tassi sproporzionatamente più alti". Biden con una semplice firma cancella l'uso o il possesso di marijuana dalla fedine penale di migliaia di americani. D'altra parte era ormai fuori da ogni logica il fatto che le persone dovessero essere gravate da precedenti penali per qualcosa che è già legale in 20 stati e ampiamente depenalizzato in 31.

Cosa cambia

La grazia non si applicherà alle persone condannate per vendita di marijuana. Funzionari hanno detto che ora come ora non ci sono persone che scontano la pena nelle carceri federali esclusivamente per possesso di marijuana. Ma la mossa aiuterà a rimuovere gli ostacoli per le persone che cercano di trovare un lavoro, trovare un alloggio, fare domanda per il college o ottenere benefici federali.

Per il presidente "le leggi sulla marijuana non funzionano, è stato molto chiaro su questo e ha deciso di agire", ha spiegato un alto funzionario della Casa Bianca. Il presidente ha anche dato mandato al ministro della Salute e a quello della Giustizia di mettere a punto una riforma della legge federale sulla droga leggera in base alla quale la  marijuana è considerata una droga di classe A, come l'eroina e l'Lsd. Una categoria più alta rispetto al fentanil e alle metanfetamine, che sono i farmaci realmente principali responsabili dell'epidemia di overdose che sta attraversando gli Stati Uniti. Su questo punto Biden non deve far affidamento sui governatori. La classificazione dipende dal governo federale.

A tentare una riforma della legge sulle droghe per depenalizzare la marijuana fu anche Barack Obama nel 2013 ma durante l'amministrazione Trump gli sforzi furono vanificati. Negli Usa restano in vigore tutte le misure contro il traffico e la vendita ai minori. In 20 Stati americani la marijuana a scopo ricreativo è già legale: Alaska, Arizona, District of Columbia, California, Colorado, Connecticut, Illinois, Maine, Massachusetts, Michigan, Montana, New Jersey, New Mexico, New York, Nevada, Oregon, Rhode Island, Vermont, Virginia e Washington. In tutti questi Stati, ovviamente, la droga leggera è anche legale per scopi medici. 

Biden non chiede completa depenalizzazione della marijuana

Sarebbe sbagliato e ingeneroso, però, etichettare il tutto solo come "mossa elettorale". Per Biden si tratta anche di un'evoluzione personale, di cui ha dato conto nel tempo, delle sue convinzioni sul tema delle droghe leggere. Nei suoi 36 anni da senatore aveva infatti attivamente contribuito a far approvare una serie di leggi che avevano gettato le basi per l'incarcerazione di massa per reati legati al possesso di droghe. Si è scusato durante la campagna elettorale per alcune delle misure più aggressive che aveva sostenuto, tra cui il celebre disegno di legge sul crimine del 1994, di cui era stato uno dei principali promotori. Biden per ora non ha chiesto la completa depenalizzazione della marijuana, cosa che però potrebbe fare il Congresso. Ma siamo, in ogni caso, davanti ai primi passi significativi compiuti da un presidente degli Stati Uniti verso la rimozione delle sanzioni penali per il possesso di marijuana.

È improbabile che il Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act , che è stato approvato dalla Camera in aprile, si assicuri 60 voti per passare al Senato (controllato dai Repubblicani), nonostante il sostegno del leader della maggioranza, il senatore Chuck Schumer di New York. Ma i sostenitori della depenalizzazione della marijuana – anche alcuni repubblicani che hanno votato contro la legislazione democratica – hanno affermato a più riprese che il voto della primavera scorsa è stato un passo necessario verso la costruzione del consenso su qualcosa che può diventare legge in futuro. Il disegno di legge dei Democratici eliminerebbe la marijuana dall'elenco delle sostanze controllate del governo federale e imporrebbe una tassa dell'8% sui prodotti a base di cannabis.

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