Kishida sarà il primo leader giapponese a un vertice Nato: così l'Alleanza guarda all'Indo-pacifico
La partecipazione del Giappone, che non è membro dell’Alleanza Atlantica, preannuncia un cambiamento degli ordini in Asia
A pochi giorni dall’apertura del vertice Nato, arriva la conferma della presenza del premier giapponese Fumio Kishida all’incontro che si terrà a Madrid dal 28 al 30 giugno prossimi. La partecipazione del Giappone, che non è membro dell’Alleanza Atlantica, preannuncia un cambiamento degli ordini regionali, con la Cina e la Corea del Nord che guardano con sospetto i movimenti degli alleati statunitensi in Asia orientale.
Kishida è il primo capo del governo nipponico a partecipare a un summit dell'organizzazione politico-militare e arriverà in Spagna dopo aver preso parte all'incontro del G-7 in programma in Germania il 26 giugno.
Alla base della presenza del Giappone al vertice Nato c’è l’esigenza di Kishida di sottolineare le preoccupazioni per la sicurezza in Asia e in Europa derivante dall'aggressione militare russa dell'Ucraina, così come dalle minacce rappresentate dalla Cina e dalla Corea del Nord.
Il premier giapponese non sarà però l’unico leader asiatico a prendere parte al summit dell’Alleanza Atlantica: anche i capi di Stato e di governo di Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda sono stati invitati a partecipare al vertice come paesi partner nella regione Asia-Pacifico.
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Perché la presenza del Giappone
Negli ultimi vent’anni il Giappone si è avvicinato gradualmente alla Nato e la guerra in Ucraina ha dato un ulteriore slancio alla collaborazione con i membri dell’Alleanza Atlantica. La strada era stata tracciata già lo scorso aprile, quando il ministro degli Esteri nipponico, Yoshimasa Hayashi, aveva partecipato per la prima volta ad un summit di due giorni del Patto Atlantico in Belgio.
I funzionari del governo di Tokyo sperano che la partecipazione di Kishida al vertice della Nato rafforzi il coordinamento con gli Stati Uniti e con i paesi europei per rafforzare la risposta congiunta alla guerra russa in Ucraina e ai possibili sviluppi diplomatici e militari che vedono al cento Taiwan.
Il governo giapponese si è infatti schierato al fianco dell’isola contesa dalla Cina, rivendicando un’azione concreta in caso di offensiva lanciata da Pechino. La visione giapponese della regione è emersa anche durante il forum di Shangri-La dello scorso weekend a Singapore: nel corso del vertice di sicurezza, il primo ministro giapponese ha sottolineato l'importanza della pace e della stabilità attraverso lo stretto di Taiwan.
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Il premier nipponico è intenzionato a rendere il Giappone un protagonista pronto a rispondere alle minacce regionali. Il leader giapponese, per abbracciare questo obiettivo, rilancia su un tema considerato tabù fino a qualche decennio fa: raddoppiare, fino al 2 per cento, la spesa militare nazionale per l’acquisto di armi d’attacco e non solo di autodifesa. Una cifra che rientra nei parametri di spesa di ogni paese membro dell’Alleanza Atlantica.
L’articolo 9 della Costituzione giapponese prevede infatti che l’impianto delle forze militari nipponiche sia difensivo e non offensivo. Ma il controverso articolo, considerato anacronistico a fronte dei cambiamenti dell’ordine internazionale, potrebbe essere revisionato o abrogato dall’attuale formazione di governo conservatore.
Tuttavia, ci sono opinioni contrastanti nel governo e nel Partito Liberal Democratico al potere sulla partecipazione di Kishida al vertice Nato. L’appuntamento dell’Alleanza Atlantica coincide infatti con l'avvio della campagna elettorale fissato il 22 giugno per le elezioni della camera alta giapponese.
Cosa aspettarsi dal prossimo summit?
Finlandia, Svezia, Turchia e Ucraina: il vertice Nato affronterà ad ampio raggio i temi diventati caldi dallo scoppio della guerra in Ucraina. Ma, a detta del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, l’”ottimismo” non è più un sentimento predominante.
A inficiare sugli umori del numero uno dell’Alleanza Atlantica è la discussione sull’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Nel dibattito è entrata a gamba tesa la Turchia che ha posto un vincolo per concedere il voto (per cui si procede all’unanimità) positivo all’ingresso dei due paesi scandinavi.
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Ankara si oppone alla candidatura di Svezia e Finlandia citando legami tra Stoccolma e Helsinki con gruppi curdi considerati terroristi dalla Turchia. Sul tavolo ci sarà anche il dossier del rifornimento di armamenti militari a Kiev per fronteggiare le truppe russe: nella lista rientrano armi pesanti e sistemi a lungo raggio.