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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Fermare l'Isis in Libia o il virus del jihadismo dilagherà"

Vertice ad Algeri tra i rappresentanti dei Paesi vicini alla Libia. "Grande preoccupazione per l'espansione del terrorismo", ma la Tunisia avverte: "Siamo contrari a qualsiasi intervento militare in Libia e a qualsiasi divisione territoriale del Paese"

Riuniti ieri ad Algeri, i ministri e i rappresentanti dei Paesi vicini alla Libia hanno espresso "grande preoccupazione per l'espansione del terrorismo", sollecitando "un rafforzamento e un miglior coordinamento delle iniziative" di contrasto ai jihadisti dello Stato islamico (Isis), di al Qaida e di Ansar al Sharia.

Oltre ai ministri e ai rappresentanti di Algeria, Tunisia, Egitto, Sudan, Niger, Ciad, così come Unione africana e Lega araba, era presente anche l'inviato Onu per la Libia, Martin Kobler, che ha annunciato "la presentazione nei prossimi giorni di una roadmap per una rapida conclusione del processo (di dialogo tra i due parlamenti libici, ndr) e la firma di un accordo politico libico".

"In assenza di una soluzione consensuale e di una soluzione politica, la situazione nei Paesi vicini rischia di deteriorarsi a beneficio dei gruppi terroristici - è stato il monito del ministro algerino per gli Affari del Maghreb, dell'Unione africana e della Lega araba, Abdelkader Messahel - il perdurare del conflitto in Libia aumenterà le minacce all'intera regione e favorirà la proliferazione di gruppi terroristici". 

Libia, in foto il dramma di una nazione

LA POSIZIONE DI TUNISI - Da parte sua, il rappresentante tunisino ha denunciato come il proprio Paese sia quello più colpito dalla crisi in Libia, tanto da dover chiudere le proprie frontiere. Gli attacchi messi a segno in Tunisia "dimostrano che lo Stato libico non è in grado di controllare le proprie frontiere", ha detto al sito Middle East Eye il viceministro degli Esteri Touhami Abdouli.

Nel suo intervento ad Algeri, Abdouli ha quindi sottolineato che la Tunisia è contraria a qualsiasi intervento militare in Libia e a qualsiasi divisione territoriale del Paese e che Tunisi non accetterà alcuna interferenza esterna agli affari libici.

Isis conquista Harawa | Foto da Twitter

L'APPELLO DEL GOVERNO DI TOBRUK -  Ad Algeri la Libia era rappresentata da Mohamed Dairi, ministro degli Esteri del governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale: "Ci dispiace che la Libia sia diventata un Paese di transito per la criminalità organizzata, per l'immigrazione legale e il contrabbando di armi. Le nostre forze armate e la nostra polizia dovrebbero essere sostenute in modo che possano combattere il terrorismo". Dairi ha quindi auspicato che si arrivi a un accordo tra le parti libiche "entro questo mese".

LA SITUAZIONE IN LIBIA - Da settimane, l'Isis sta cercando di rafforzare il proprio controllo nel centro della Libia fino a comprendere la città di Ajdabiya, cuore della produzione petrolifera del Paese, situata tra Sirte e Bengasi. Le forze armate del governo di Tobruk hanno lanciato "un'operazione per fermare la loro avanzata", hanno detto alla France presse fonti militari, nell'ambito della quale "l'esercito ha lanciato un raid aereo contro una casa dove i jihadisti erano riuniti nella zona industriale a Sud di Ajdabiya".

ALMENO 37 LE VITTIME DEI JIHADISTI - Controllata da milizie fedeli al governo di Tobruk, Ajdabiya si trova a circa 250 chilometri a Est di Sirte e a 190 chilometri a Sud-Ovest di Bengasi. Già la scorsa settimana l'aviazione aveva lanciato raid aerei contro postazioni e obiettivi Isis ad Ajdabiya, dove nelle ultime settimane i jihadisti hanno ucciso almeno 37 persone, tra cui molti militari.

Secondo le stesse fonti, l'Isis starebbe anche tentando di riconquistare la città di Derna, nell'estremo Est del Paese. Di fatto, dopo la rivolta popolare dello scorso giugno, l'Isis è stata cacciata dalla città e oggi controlla solo la zona sud-orientale di Derna, Fataieh, dove dispone di almeno sei campi.
 

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