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Venerdì, 19 Aprile 2024
Abusi di potere sulle colleghe

Sesso con stagista, silurato direttore della Bild. Ma sullo sfondo c'è la guerra dei media

Il giornalista licenziato dopo un articolo del New York Times. Nel mirino l'espansione oltreoceano del colosso tedesco Springer

"Se scoprono che ho una relazione con una stagista, perderò il lavoro". Alla fine è andata proprio così per Julian Reichelt, direttore del potente tabloid tedesco Bild, travolto da uno scandalo di sesso e bugie e licenziato con effetti immediati. La decisione è stata assunta dal colosso dei media Axel Springer (proprietario di diverse testate, fra cui - appunto - la Bild) a seguito di “nuove ricerche sul comportamento” del giornalista, che non avrebbe “separato in modo chiaro la sfera professionale da quella privata”. Il 41enne direttore era già finito nell'occhio del ciclone in primavera: all'epoca il settimanale Spiegel aveva insinuato di un “sistema” di inviti a cena e promozioni per le giovani dipendenti  'disponibili'. Scandalo sopito in fretta e furia dal gruppo Springer: l'inchiesta interna non aveva portato a nulla e il direttore era stato allontanato per soli 12 giorni. Il caso è tornato incadescente grazie a un articolo-bomba del New York Times"Sesso, bugie e un pagamento segreto", che ha svelato gli esiti di quell'inchiesta, riferendo dei presunti abusi commessi da Reichelt e puntando il dito contro la gestione dell'affare da parte di Springer, i cui interessi sono da tempo sbarcati oltreoceano, fin negli Stati Uniti.

Gli incontri con la stagista, "se mi scoprono, perdo il lavoro"

E' il novembre 2016 e il 36enne Reichelt si è incontrato segretamente con una stagista di 25 anni. Il direttore sa di rischiare grosso e lo dice. "Se ci scoprono, perderò il lavoro". A riferirlo è la giovane impiegata secondo le trascrizioni dell'inchiesta interna gestita da una compagnia legale assunta dal gruppo Springer. La liaison, tuttavia, continua, e la ragazza ottiene una forte promozione l'anno seguente, accompagnata da altre 'convocazioni' nelle stanze dell'albergo vicino al grattacielo della Springer Tower a Berlino. "Le cose funzionano così alla Bild. Quelle che vanno a letto col capo ottengono i lavori migliori", mette nero su bianco la dipendente nelle trascrizioni dell'inchiesta di cui il New York Times è venuto in possesso. La donna riferirà anche di un pagamento extra di 5mila euro fattole avere dal direttore con la raccomandazione di "non dirlo a nessuno".

Le inchieste dei media tedeschi finite nel silenziatore

Il lungo pezzo a firma di Ben Smith, ex direttore del sito di notizie virali BuzzFeed e oggi opinionista del quotidiano newyorchese, riferisce anche di diverse inchieste dei media tedeschi sui presunti abusi alla Bild finite nel silenziatore. A marzo ci prova Der Spiegel, con un pezzo dal titolo "Fotti, promuovi, licenzia", dando conto dell'indagine interna che Axel Springer aveva avviato tre settimane prima. Le accuse, tuttavia, rimangono anonime e il caso si sgonfia senza ripercussioni. Springer esclude molestie sessuali e Reichelt torna al suo posto con uno scarno comunicato di scuse per "aver ferito persone che di cui ero incaricato." Poi è il turno di Juliane Loffler, reporter del gruppo editoriale tedesco Ippen. Anche lei indaga sulla condotta del numero uno della Bild ma l'articolo - che avrebbe dovuto essere pubblicato venerdì - viene bloccato dai piani alti. L’ordine sarebbe arrivato direttamente dal maggiore azionista della società, Dirk Ippen, con una motivazione piuttosto singolare: "evitare l'impressione di voler mischiare il giornalismo con interessi economici volti a danneggiare un concorrente".

La scalata oltreoceano di Springer

Dietro il caso Reichelt si leggono anche interessi e contrapposizioni di altra natura. Lo scandalo arriva in un momento in cui il gigante dei media Axel Springer sta cercando di mettere radici nel mercato editoriale statunitense attraverso acquisizioni molto rilevanti. Fra queste, quella di Politico - sito noto per le notizie e gli approfondimenti sulla politica americana - avvenuta quest'estate per 1 miliardo di dollari, e di Business Insider, risalente al 2015. Di certo Springer ha commesso diversi errori nella gestione dell'affare, rendendolo ancora più grave di quanto non fosse. "In qualche modo è divenuto, anziché una storia su Reichelt e Springer, una storia sulla libertà di stampa", ha commentato Moritz Tschermak, co-autore di una recente pubblicazione sulla Bild. 

Dopo aver silurato il direttore, il gruppo ha marcato la sua distanza con un comunicato stampa. Reichelt "chiaramente non ha saputo separare le vicende private da quelle personali, anche dopo la conclusione del procedimento nella primavera del 2021" e sulla questione "ha ingannato il consiglio di amministrazione dell'azienda". Al suo posto arriva il 37enne Johannes Boie, attualmente direttore della Welt am Sonntag.

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