La Lituania sta interpretando il ruolo di Davide contro (i) Golia
C’è un piccolo paese in Europa che non ha paura di alzare la testa e la voce contro i giganti del mondo: è la Lituania, che periodicamente viene consacrata come il vincente Davide sul temibile gigante dei Filistei, Golia. Ed è una storia tutta moderna, che vede nel XXI secolo il trionfo del coraggio sulla bruta violenza autocratica.
Assieme ai vicini della Lettonia, Bielorussia ed Estonia, la Lituania ha salutato la fine del dominio sovietico. Un addio che ha segnato l'ingresso nella difficile terra della democrazia. Il percorso democratico del governo di Vilnius è stato scandito da precisi e graduali momenti: nel ‘91 l’ingresso nell’Onu, nel 2001 l’accesso nell’Organizzazione mondiale del commercio e nel 2004 quello nell’Ue. La Lituania ha così lasciato dietro le spalle un periodo segnato dal regime comunista e dall'impossibilità di guardare autonomamente ai vantaggi e danni del capitalismo.
Ma oggi il piccolo paese, che ospita poco più di 2 milioni di abitanti, è preoccupato per la guerra russa in Ucraina: sa che la minaccia del Cremlino può estendersi, in breve tempo, entro i suoi confini. La Lituania ha un vicino scomodo: Kaliningrad, l’exclave russa con accesso al mar Baltico che condivide con la Lituania oltre 270 chilometri di frontiera.
Il piccolo territorio baltico può così diventare un nuovo terreno di scontro tra Bruxelles e Mosca. Vilnius ha infatti interdetto il transito ferroviario dei beni sanzionati dall’Ue verso l’enclave russa baltica di Kaliningrad. Una decisione che ha fatto infuriare il Cremlino, che ha ricordato alla piccola nazione baltica come nel novembre del 2002 ci sia stato un accordo Ue-Russia, che ha dato il via libera a un approccio liberoscambista per il transito delle merci che viaggiano da e per il resto della Federazione russa attraverso la Lituania. Mosca rivendica la violazione di Vilnius di tali obblighi legali internazionali e minaccia di agire per proteggere i propri interessi nazionali.
La Lituania, che sa riconoscere quando un regime autoritario si trasforma in una dittatura, non sembra però essere intimorita. D’altronde il paese baltico conosce bene l’aggressività di Mosca, così come quella di Pechino. Vilnius non ha sfidato solo la Russia, ma anche il gigante cinese. E la vera battaglia ha avuto inizio quando ha deciso di anteporre la tutela dello stato di diritto e della democrazia agli interessi economici.
Anzitutto gli eventi. La Cina non ha apprezzato il fatto che la Lituania abbia voluto utilizzare il nome di Taiwan per indicare una rappresentanza dell’isola nel paese baltico. “Ufficio di rappresentanza taiwanese in Lituania”, si legge sulla targa della sede che funge da connettore tra Vilnius e Taipei. L’ira di Pechino era scattata già lo scorso anno, quando il 20 luglio 2021 il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, aveva annunciato l’apertura di quella che de facto è un’ambasciata.
All'origine della rabbia cinese c’è la denominazione errata o specifica dell’ufficio - dipende dal lato da cui si guarda. Le sedi di rappresentanza che l’isola ha nei paesi con i quali non ha relazioni diplomatiche vengono denominate “Uffici di rappresentanza di Taipei”. E’ una questione di nomi, sminuirebbe qualcuno, dimenticando uno dei primi insegnamenti di Confucio legati al principio della “rettificazione dei nomi”.
Ma è una faccenda su cui Pechino - che rivendica il territorio di Taiwan - non può proprio sorvolare. Immediata, infatti, è stata la sua reazione, tanto da scegliere di usare l’arma commerciale e diplomatica per colpire economicamente la piccola nazione baltica. Pechino in breve tempo ha declassato i rapporti diplomatici con la Lituania, bloccando l’import-export di diversi prodotti lituani, e ha fatto pressioni sulle multinazionali affinché troncassero i legami economici con Vilnius. Il sottotesto della Cina è stato quanto meno esplicito: o con noi, o contro di noi. Ma Vilnius si rifiuta di fare il “mea culpa” di quelli che per Pechino sono errori.
Il paese baltico sa di avere al suo fianco Bruxelles, che con fermezza ha fatto ricorso contro il governo cinese davanti all'Organizzazione mondiale del commercio, accusando Pechino di pratiche commerciali discriminatorie nei confronti della Lituania. La controversia politico-commerciale tra Vilnius e Pechino è ancora nel pieno delle sue forze. Ciononostante la Lituania trova sostegno nella Unione europea che, per quanto imperfetta, vuole - e deve - giocare il ruolo di superpotenza mondiale. Mentre nelle cancellerie europee si litiga sull’ingresso dell’Ucraina nell'Unione europea (l'opinione della Commissione verrà discussa il 23 e 24 giugno) a Vilnius è in corso anche un’altra discussione: l’apertura di un ufficio di rappresentanza lituano a Taiwan il prossimo settembre.
Il fil rouge che lega Vilnius e Taipei è la difficile battaglia dei piccoli paesi contro i giganti politici: oltre 2 milioni di lituani contro il Cremlino; oltre 23 milioni di taiwanese contro il Partito comunista cinese. E’ la storia di Davide contro Golia, di cui conosciamo già la fine.