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Martedì, 23 Aprile 2024
L'accordo / Regno Unito

Londra trasferirà i richiedenti asilo in Ruanda

Il premier britannico adotta però un doppio standard sull'accoglienza

I richiedenti asilo che sbarcano illegalmente sulle coste britanniche dal canale della Manica riceveranno un biglietto di sola andata per il Ruanda. E rimarranno nel paese africano, a 6.500 km di distanza, in attesa dell'approvazione del loro visto. E' la misura controversa decisa dal primo ministro britannico Boris Johnson, annunciata durante una visita nel Kent, come parte dei nuovi piani del governo per affrontare l'immigrazione.

L'accordo con il Ruanda

Il governo di Londra ha già firmato un accordo con Kigali del valore di 120 milioni di sterline (145 milioni di euro) per daer in custodia soprattutto soprattutto gli uomini non accompagnati da donne che arrivano clandestinamente nel Regno Unito. Per il premier Johnson, tale soluzione è necessaria per "salvare innumerevoli vite" dal traffico di esseri umani che stanno trasformando la Manica in un "cimitero marino".

Nell'ambito di questa nuova politica del pugno di ferro contro i migranti, il premier britannico ha disposto il dislocamento della Royal Navy, la marina militare, per controllare i movimenti nel canale della Manica, in modo da fermare le piccole imbarcazioni e barconi di migranti.

Johnson, con la conservatrice ministra dell'Interno Priti Patel, ha così pensato a un piano anche per le pene da comminare ai trasgressori. Chi arriva illegalmente nel Regno Unito sarà incriminato con una pena detentiva fino all'ergastolo. La decisione ha scatenato già molte critiche, dalle associazioni umanitarie ma anche dal Labour Party. Le ong hanno infatti bollato il piano di Johnson come "crudele", ma per il premier si tratta invece di "un approccio innovativo, spinto dal nostro impulso umanitario e reso possibile dalle libertà concesse dalla Brexit, che fornirà vie legali e sicure per l'asilo". 

Migranti deportati in un'isola o rinchiusi su navi: l'idea della ministra di Johnson (figlia di rifugiati)

Come specificato dal premier britannico, il Ruanda ha la capacità di ospitare decine di migliaia di persone negli anni a venire. Johnson sa benissimo che il piano, attuato "nel rispetto degli obblighi internazionali", scatenerà una ondata di ricorsi legali, ma "se questo Paese è considerato debole verso l'immigrazione illegale da alcuni nostri partner è a causa di una schiera di avvocati politicizzati che per anni fatto affari ostacolando le deportazioni e limitando l'azione del governo". Dopo aver puntato il dito contro gli avvocati, il premier non ha specificato quando entrerà in vigore.

Inizialmente l'idea era di deportare tutti i richiedenti asilo del Paese in una remota isola nell'oceano Atlantico, uno dei suoi territori d'oltremare, creando lì un hotspot dove tenerli in attesa di decidere se accordare o meno la protezione internazionale. Poi Londra valutato l'ipotesi di deportare i rifugiati in Albania, dove sarebbero stati mandati in appositi centri di detenzione in cui sarebbero processate le loro domande di asilo politico.
Secondo i dati della Bbc, lo scorso anno 28.526 persone hanno attraversato la Manica in piccole imbarcazioni, mentre nel 2020 erano state poco più di 8mila. Solo ieri 600 persone hanno attraversato la Manica in barca, e secondo il premier nelle prossime settimane si potrà arrivare a mille al giorno.

Londra vuole pagare l'Albania perché accolga i migranti che arrivano nel Regno Unito

Il doppio standard dell'accoglienza

Ma Johnson abbraccia un doppio standard sul tema delle immigrazioni. Il premier, molto duro con il presidente russo Vladimir Putin per l'offensiva lanciata in Ucraina e le atrocità commesse dai soldati russi, ha accolto circa 16.400 persone sono arrivate dall'Ucraina nell'ambito dei due regimi di visto che l'Home Office ha istituito per gestire i rifugiati. Il governo di Londra aveva però promesso numeri più alti. Promesse che, a quanto pare, non si sono trasformate in realtà. Il Regno Unito ha deciso di non offrire lo status di rifugiato agli ucraini, come fatto da diversi Paesi dell'Unione europea, ma di puntare piuttosto sul ricongiungimento familiare e sull'accoglienza dei cittadini che si rendono disponibili tramite lo schema "Homes for Ukraine". 

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