Mahsa Amini: si bruciano i veli in piazza, dilaga la protesta
Nelle città grandi e piccole manifestazioni dopo la morte della giovane donna che era stata arrestata dalla "polizia morale" perché non indossava il velo "correttamente", secondo i dettami della legge islamica
Sono scene senza precedenti. Dilagano in Iran le proteste dopo la morte di Mahsa Amini, 22 anni: la giovane era stata arrestata martedì della settimana scorsa dalla "polizia morale" perché non indossava il velo "correttamente", secondo i dettami della legge islamica. È morta dopo tre giorni di coma, per le botte degli agenti. Le autorità negano e sostengono che il decesso sia stato conseguente a un attacco di cuore. Nei quattro giorni di disordini e proteste ci sarebbero stati almeno cinque morti, anche se è sempre complesso avere notizie certe su quanto avviene in Iran. Secondo la ong curda Hengaw Organization for Human Right, che ha sede in Norvegia, 75 persone sono rimaste ferite negli scontri con le forze di sicurezza e altre 250 sono state arrestate.
La morte di Mahsa Amini e le proteste
Che a questo punto ci siano vittime è indubbio. Un governatore iraniano, Esmail Zarei Kousha, della provincia del Kurdistan nord-occidentale, ha confermato le prime vittime durante le proteste per la morte di Mahsa Amini, ma le autorità sostengono che tre persone sarebbero state uccise da non precisati elementi "anti-establishment". Secondo il governatore, una persona è morta a Divandareh, un'altra è stata lasciata in un'auto vicino a un ospedale di Saqqez e si indaga su una terza morte "sospetta".
L'Onu chiede un'indagine indipendente sulla tragica fine di Amini, che era a Teheran con la famiglia la scorsa settimana quando è stata arrestata dalla cosiddetta "polizia morale" per aver indossato un hijab "improprio". Quando è stata ricoverata in un "centro di orientamento" più tardi lo stesso giorno, ha avuto un ictus e un infarto ed è stata trasferita in un vicino ospedale, dove è spirata qualche giorno dopo.
L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Nada Al-Nashif, ha espresso oggi allarme per la "risposta violenta delle forze di sicurezza alle proteste". "La tragica morte di Mahsa Amini e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere indagate in modo tempestivo, imparziale ed efficace da un'autorità competente indipendente, in modo da assicurare, in particolare alla sua famiglia, giustizia e verità", ha detto Al-Nashif in un comunicato. Il Commissario ha quindi chiesto alle autorità di "smettere di prendere di mira, maltrattare e detenere le donne che non rispettano le regole dell'hijab" e di "abrogare tutte le leggi e i regolamenti discriminatori che impongono l'hijab obbligatorio".
Il decesso della 22enne ha spinto "migliaia di persone" a scendere in piazza "in diverse città del Paese" e "secondo quanto riferito, le forze di sicurezza hanno risposto con proiettili veri, pistole a pallini e gas lacrimogeni", per cui "almeno due persone sono state uccise, diverse ferite e alcune sono state arrestate", si denuncia quindi nella nota. Secondo un'organizzazione per i diritti umani della provincia curda dell'Iran, sarebbero almeno quattro le persone rimaste uccise. "Al-Nashif ha condannato il ricorso non necessario o sproporzionato alla forza contro i manifestanti e ha invitato l'Iran a rispettare il diritto di esercitare pacificamente la libertà di espressione, riunione e associazione", si aggiunge nel comunicato.
La sua famiglia ha esplicitamente negato le affermazioni del capo della polizia di Teheran all'inizio di questa settimana secondo cui Mahsa non è stata picchiata, che aveva diverse condizioni preesistenti come l'epilessia e il diabete. Le proteste sono iniziare dapprima nella città natale della giovane, Saqqez, dove è stata sepolta, e poi si sono diffuse a macchia d'olio in diverse città del Kurdistan. Il nome di Amini è stato menzionato su Twitter più di cinque milioni di volte.
Unprecedented scenes in Iran: woman sits on top of utility box and cuts her hair in main square in Kerman to protest death of Mahsa Amini after her arrest by the morality police. People clap their hands and chant “Death to the dictator.” #مهسا_امینی pic.twitter.com/2oyuKV80Ac
— Golnaz Esfandiari (@GEsfandiari) September 20, 2022
Oltre alle manifestazioni in diverse università della capitale, lunedì e martedì ci sono state proteste nel centro di Teheran , che sono state disperse dalle forze di sicurezza e dai gas lacrimogeni, secondo i media statali e i video ampiamente diffusi sui social media. Non è chiaro quante persone siano state arrestate, ma il governatore di Teheran Mohsen Mansouri ha annunciato martedì che tra gli arrestati c'erano anche cittadini stranieri. Proteste sono state segnalate anche in città grandi e piccole, tra cui Isfahan, Mashhad e Rasht.
Il presidente Ebrahim Raisi ha chiamato personalmente il padre di Amini all'inizio di questa settimana per promettere che un'indagine è in corso e farà piena luce sull'accaduto.
Protesters in #Iran burn hijabs pic.twitter.com/vdf5PDlQ4s
— NEXTA (@nexta_tv) September 20, 2022