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Giovedì, 25 Aprile 2024
Epidemia Ebola

L'Ebola non si ferma, inutili i controlli: altri tre casi e l'Europa trema

Arriva la conferma delle autorità spagnole: l'infermiera che aveva curato un missionario malato è stata contagiata. Altri tre casi sospetti. E medici e infermieri protestano: "Non sappiamo nulla dell'Ebola"

ROMA - Settemila persone contagiate. Più della metà uccise. Un Continente falcidiato e decimato. Il virus Ebola è sempre più un incubo. E da oggi non è più incubo soltanto africano. L'epidemia è arrivata anche in Europa, a Madrid, dove un'infermiera entrata in contatto con un missionario malato ha contratto il virus. La paura, ora, è che la donna - l'unico paziente al momento sicuramente affetto dall'Ebola - possa aver già contagiato altre persone, con tre "sospetti" che sono tenuti sotto strettissima osservazione. 

A dare il là a quello che per ora resta soltanto un primo focolaio, sarebbe stato il religioso Manuel García Viejo, il missionario che era stato rimpatriato dalla Sierra Leone nel settembre scorso, quando già i sintomi del virus erano evidenti. L'uomo aveva lottato contro la malattia, ma inutilmente: ed era morto il 26 settembre. 

Quando García Viejo era sceso dall’aereo che lo portava a casa dall’Africa, le autorità spagnole erano convinte di aver preso tutte le precauzioni del caso. Ma evidentemente la gabbia di contenzione non è bastata, con le autorità sanitarie e governative spagnole che ora sono finite sul banco degli imputati. L’infermiera, quarantaquattro anni, che è entrata appena due volte nella sua stanza d’isolamento all’ospedale La Paz Carlo III della capitale spagnola si è ammalata: aveva cambiato un pannolino al paziente e raccolto materiale dalla sua stanza dopo il decesso.

A poche ore dalla conferma del contagio, arrivata soltanto nella mattina di martedì, sono adesso quattro le persone ricoverate nell’ospedale madrileno per Ebola: oltre all’infermiera, ci sono altre tre persone sotto osservazione. Dei tre casi sospetti, uno è il marito dell’infermiera, che non presenta al momento i sintomi del virus, ma è il paziente che preoccupa di più i medici per l’alta probabilità che abbia contratto il virus. C’è poi un‘infermiera che faceva parte del gruppo di sanitari che ha assistito il missionario deceduto. Il terzo è invece un turista di origini nigeriane, passeggero di un volo internazionale proveniente dall’Africa occidentale. Altre cinquantadue persone sono sotto monitoraggio a Madrid perché entrate in contatto con l’infermiera contagiata: ventidue sono persone con le quali la donna ha avuto a che fare all’ospedale Alcorcon di Madrid, dove era ricoverata fino a martedì mattina, e trenta sono operatori dell’ospedale La Paz Carlo III, colleghi della stessa. 

La conferma del contagio e dei numerosi ricoveri è arrivata direttamente dal direttore sanitario della struttura madrilena, Rafael Perez-Santamarina, in una conferenza stampa tesissima. "Vogliamo tranquillizzare la società. È una cosa che ci ha colto di sorpresa, ma ora stiamo rivedendo tutti i protocolli di prevenzione, perché non torni a ripetersi", ha provato a rassicurare tutti. 

In Spagna, però, è polemica su presunte inefficienze delle autorità e dello stesso ospedale, il Carlo III, scelto per curare i malati di Ebola. Il ministro della Sanità, Anna Mato, ha cercato di difendere il suo lavoro - "il sistema sanitario spagnolo è all'altezza del compito" - ma sono stati alcuni medici e infermieri del La Paz a criticare l'attrezzatura anti contagio, sostenendo che guanti e tuta sono legati da un sistema poco pratico di nastri adesivi

Davanti all’ospedale è montata una protesta spontanea di infermiere e personale medico, che accusano il ministro Mato "di non aver ricevuto la formazione necessaria per trattare questo tipo di pazienti". Gli infermieri hanno lamentato di aver ricevuto "un corso di formazione di solo mezz’ora e di non aver mai seguito lezioni pratiche su come indossare le protezioni necessarie per trattare pazienti affetti da Ebola". 

Con la Spagna prima "colpita" dal virus, la paura - quasi psicosi - è sbarcata in tutta Europa. E ora l'Italia sta cercando di farsi trovare pronta. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha chiesto che le liste dei passeggeri dei voli vengano conservate per più di ventuno giorni come strumento di controllo nella lotta alla diffusione del virus.

"Abbiamo chiesto di conservare le liste dei passeggeri per più di ventuno giorni, che è il tempo di incubazione della malattia", ha annunciato in audizione alle Commissioni riunite Affari Sociali ed Esteri della Camera. "La nostra preoccupazione - ha specificato - è la tracciabilità dei voli non diretti che provengono dalle zone endemiche". 

Per combattere il virus Ebola ed evitarne la propagazione servono più controlli: "Abbiamo molti fronti aperti e serve un rafforzamento del sistema di sicurezza". Per questo, ha spiegato, "ho chiesto di aumentare nella legge di stabilità i fondi destinati al controllo sanitario di porti e aeroporti". 

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