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Sabato, 20 Aprile 2024
Il caso

"Hai ucciso tuo figlio": 22 anni nel braccio della morte, è innocente

Il caso della mamma statunitense Debra Milke: il processo si era basato solo sulle parole di un agente che aveva mentito ai giudici. La donna è riuscita a provare la sua innocenza e ha fatto causa per "processo ingiusto". E intanto nello Utah torna la pena di morte per fucilazione

ROMA - Ha passato ventidue anni nel braccio della morte con l'accusa di aver fatto uccidere il figlioletto di quattro anni da due sicari. E dopo ventidue anni le hanno detto che si erano sbagliati, che aveva ragione lei quando diceva che non c'entrava nulla con la morte del figlio Christopher, avvenuta nel 1989 in Arizona.

Quei ventidue anni Debra Milke, oggi 51enne, li ha passati nel braccio della morte, condannata sulla base delle dichiarazioni di un agente di polizia. Nel dicembre del 1989, le autorità avevano accusato la donna dell'omicidio del piccolo Christopher, che venne portato nel deserto vicino a Phoenix con la scusa di vedere Babbo Natale in un centro commerciale e poi fu ucciso con un colpo alla testa. A commissionare la morte del bimbo, a parere dell'accusa, era stata la madre che, fu spiegato, non voleva più tenerlo con lei ma allo stesso tempo non voleva che vivesse con il padre.

Nel 2013 la Corte di appello ha ribaltato la sentenza e la scorsa settimana è arrivato il verdetto definitivo: ora Debra è una donna libera. Come racconta la Cnn, è stato l'agente Armando Saldate - aveva già mentito ai giudici in quattro processi ed era stato più volte accusato di corruzione - ad affermare in aula che lei aveva confessato l'omicidio. "Non voleva tenere il figlio con sé, ma nemmeno lasciarlo con il padre e voleva anche incassare l'assicurazione sulla vita di cinquemila dollari che aveva stipulato per il figlio", aveva detto il poliziotto. La giuria si è basata solo sulle parole di Saldate che sosteneva che Debra Milke avesse confessato.

Di quella confessione però non c'erano prove: nessun testimone, nessuna registrazione. E Debra Milke è stata costretta a passare ventidue anni della sua vita in carcere. Commossa dopo la sentenza, Debra - che ora è una donna libera - ha deciso di fare causa alla polizia di Phoenix davanti alla Corte federale. Li accusa di numerose violazioni di diritti civili e di processo ingiusto. E proprio mentre la polizia finisce di nuovo sotto accusa per il caso Milke, la pena di morte torna a declinarsi nel modo più brutale nello stato dello Utah. Il governatore ha infatti deciso di ripristinare il plotone di esecuzione nel caso non possa essere eseguita l'iniezione letale, come già successo, per mancanza di medicinali.

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