rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Mondo Regno Unito

Manchester, una rete dietro al kamikaze: usato lo stesso esplosivo di Parigi

Abedi Salman non ha agito da solo, ma aveva alle spalle un network organizzato dalla Libia dove sono stati arrestati il padre e il fratello: “Stavano preparando un nuovo attentato”

Il massacro di Manchester è stato compiuto con un esplosivo Tapt, lo stesso utilizzato dai terroristi dell'Isis durante gli attacchi di Bruxelles e Parigi. A rendere nota la notizia è stato il deputato statunitense Mike McCaul, che presiede l'House Homeland Security Committee americano: “Non era un lupo solitario, ma un terrorista parte di un network di terroristi guidato dallo Stato Islamico”.

LA RETE JIHADISTA

Le indagini sull'attentato di Manchester continuano, ma una cosa è certa: Abedi Salman non ha agito da solo. Il kamikaze che ha ucciso 22 persone all'Arena in cui doveva esibirsi Ariana Grande faceva parte di una vera e propria rete terroristica, tesi che confermerebbe la teoria del responsabile della polizia di Manchester, Ian Hopkins. Intanto altre otto  persone sono state arrestate perché collegate all'attacco, tra cui il padre e il fratello di Abedi, fermati a Tripoli. 

I più clamorosi sviluppi nelle indagini sembrano tuttavia essere avvenuti in Libia, il Paese di origine del 22enne Salman Abedi; secondo le autorità britanniche infatti questi era già finito sotto la lente dei servizi segreti prima di commettere l’attentato e si sarebbe recato in Libia e “probabilmente” anche in Siria per poi radicalizzarsi; i suoi legami con lo Stato islamico, che ha rivendicato l’attentato, risulterebbero quindi provati.

La conferma sembra essere arrivata dopo l’arresto avvenuto a Tripoli di Hashem Abedi, un altro fratello dell’attentatore, il quale ha ammesso di essere stato a conoscenza del progetto di attentato e di far parte delle milizie jihadiste dell’Isis

ATTENTATO A MANCHESTER: IL MOMENTO DELL'ESPLOSIONE

Attentato a Manchester: il momento dell'esplosione | Video

Hashem “ha indicato di appartenere all’Isis insieme al fratello Salman e ha riconosciuto di essere stato presente in Gran Bretagna durante il periodo di preparazione dell’attentato”, ha spiegato un portavoce delle Forze di Dissuasione, la polizia leale al governo di Unità nazionale. Oltre ad Hashem la polizia libica ha reso noto di aver arrestato anche il padre, Ramadan Abedi.

Attentato a Manchester: strage di ragazzi

ABEDI SEGNALATO CINQUE VOLTE

L’attentatore di Manchester venne ripetutamente segnalato alle autorità dell’antiterrorismo britannico, ma non è stato fermato. E’ quanto scrive oggi il quotidiano britannico Telegraph, riferendo di almeno cinque occasioni in cui venne denunciata la pericolosità di Salman Abedi, il 22enne britannico di origine libica che lunedì scorso ha colpito l’Arena di Manchester, uccidendo 22 persone e ferendone decine.

Secondo il quotidiano, amici di Abedi avrebbero contattato l’antiterrorismo dopo che il 22enne avrebbe detto loro che “essere un attentatore suicida era ok”. Le autorità erano anche al corrente del fatto che il padre di Abedi fosse un noto militante di un gruppo islamista in Libia, e che lo stesso Abedi avesse rapporti con diversi jihadisti britannici in contatto con lo Stato islamico. Ieri il padre dell’attentatore è stato arrestato da una milizia libica a Tripoli, così come sono stati arrestati, separatamente, i due fratelli.

Il Telegraph ha parlato con un leader della Ramadhan Foundation, Mohammed Shafiq, che ha rivelato che Abedi era stato segnalato due anni fa “perché ritenuto coinvolto in estremismo e terrorismo”: “Le persone della comunità erano preoccupate per il modo in cui si comportava e lo avevano segnalato attraverso gli appropriati canali. Non hanno più saputo nulla”. Due amici di Abedi avevano contattato, separatamente, l’antiterrorismo cinque anni fa e poi ancora lo scorso anno: “Era preoccupati perché ‘sosteneva il terrorismo’ e aveva detto che ‘essere un attentatore suicida era ok'”, ha detto una fonte alla Bbc.

Infine Akram Ramadan, 49 anni, membro della comunità libica presente nella zona Sud di Manchester, ha rivelato che anche la moschea Didsbury, da cui era stato cacciato, lo aveva segnalato alle autorità. Così come aveva fatto la stessa famiglia del 22enne, stando a quanto riferito già ieri da fonti Usa, che lo aveva denunciato come “pericoloso”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Manchester, una rete dietro al kamikaze: usato lo stesso esplosivo di Parigi

Today è in caricamento