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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Sudan

Marco Zennaro, l'italiano in carcere da due mesi in Sudan senza un'accusa

L'imprenditore italiano era volato nel Paese africano alla fine di marzo per risolvere una controversia commerciale: da quel momento non è più riuscito a tornare in Italia, nonostante non sia stata formalizzata un'accusa nei suoi confronti. Lunedì un funzionario della Farnesina sarà a Khartoum

L'imprenditore veneto di 46 anni, Marco Zennaro, si trova rinchiuso in un carcere del Sudan dallo scorso aprile in seguito ad una controversia commerciale, poi trasformatasi in una sorta di ''sequestro'' visto che, sia il diretto interessato che il suo legale non sanno ancora per quale motivo il nostro connazionale si trova in stato di fermo. 

Marco Zennaro, l'imprenditore italiano arrestato in Sudan

Intanto, la  Farnesina e l'ambasciata d'Italia a Khartoum continuano a seguire con la massima attenzione il caso di Zennaro. A fronte dei contatti già in corso a tutti i livelli, il direttore generale per gli Italiani all'estero e le Politiche migratorie, Luigi Vignali, si recherà in Sudan lunedì 31 maggio per una missione di due giorni a Khartoum su indicazione del ministro degli Esteri Luigi di Maio per ulteriori colloqui. Il direttore federale incontrerà rappresentanti delle autorità locali, effettuerà una ulteriore visita consolare al connazionale ed incontrerà i suoi familiari e il suo legale presenti in Sudan, fa sapere la Farnesina in una nota. La missione ha l'obiettivo di sensibilizzare le competenti autorità sudanesi sulla necessità di una rapida definizione della posizione del cittadino italiano e richiedere la loro collaborazione nel miglioramento delle condizioni di detenzione, nell'attesa di una auspicabilmente rapida conclusione della vicenda.

La controversia commerciale e l'inizio dell'incubo

Per Marco Zennaro, amministratore unico della veneziana Zennaro Trafo, l'incubo è iniziato a metà marzo, quando si è dovuto recare in Sudan per risolvere un problema relativo ad alcuni trasformatori, che l'acquirente aveva giudicato non conformi con le caratteristiche previste dall'accordo. All'imprenditore, però, appena giunto in Sudan era stato sequestrato il passaporto e gli era stata notificata una denuncia per frode. Il 46enne è così rimasto in albergo per due settimane, fino alla conclusione della vicenda che sembrava finita con il pagamento di 400mila euro in cambio del ritiro della denuncia per frode. Ma purtroppo non era così.

Dopo aver lasciato il commissariato locale, lo scorso primo aprile, Zennaro stava per fare ritorno in Italia, ma prima della partenza è stato nuovamente fermato dalla polizia e portato in carcere, dove si trova tutt'ora senza sapere quale sia la spiegazione e l'accusa nei suoi confronti. Nei giorni scorsi ha lanciato un appello attraverso il suo legale: "È arrivata la sentenza, ho visto la libertà, e poi invece mi hanno portato dentro e sono ripiombato in questo incubo. Per favore portatemi a casa, venitemi a prendere".

Zennaro in carcere senza un'accusa

Il caso è piuttosto complicato: infatti, Zennaro aveva venduto i trasformatori ad un intermediario, Ayman Gallabi, che poi aveva contestato la regolarità della partita, denunciando l'imprenditore italiano. Invece, il secondo arresto è avvenuto per ordine di Abdallah Ahamed, un uomo del generale Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio militare di transizione dopo il colpo di stato sudanese del 2019, che sarebbe il vero cliente che voleva completare l'acquisto attraverso Gallabi, che nel frattempo è stato trovato morto nel Nilo.

Zennaro si trova così in carcere senza che sia stata formalizzata alcuna accusa. Il procuratore di Karthum pochi giorni fa ha disposto la liberazione di Zennaro, perché il nostro connazionale non ha commesso alcuna frode e Ahamed non può accusarlo di nulla dato che con lui non aveva un rapporto commerciale diretto, eppure, il 46enne resta in cella. Adesso, dopo la mancata liberazione l'Italia ha iniziato a muoversi.


 

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