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Giovedì, 25 Aprile 2024
Caso marò

Marò, nuova accusa: "Hanno provato a insabbiare le indagini"

Nuove accuse nei confronti dei fucilieri italiani: "Cercarono di far passare i pescatori come pirati, ma non erano armati". Intanto la Corte suprema indiana ha rinviato al 12 settembre l'udienza per il rimpatrio di Latorre dopo l'attacco ischemico

La Corte suprema indiana ha rinviato al 12 settembre l'udienza in cui si chiede il rimpatrio "terapeutico" per due settimane per il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre a seguito all'attacco ischemico avuto la settimana scorsa. A seguito del malore di Latorre, che è stato esentato dall'obbligo di firma a causa delle sue condizioni di salute, il ministro della Difesa Roberta Pinotti si è recata immediatamente in India accompagnata da medici e legali italiani. Il 5 settembre è stata presentata la richiesta di rimpatrio di Latorre per "consentire un suo più rapido e completo ristabilimento".

Se la Corte Suprema concederà l’autorizzazione al rientro in Italia di Massimiliano Latorre per ragioni umanitarie «noi non ci opporremo». Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj. Rispondendo ad una domanda dell’agenzia Ansa, il ministro ha ribadito «non faremo opposizione ad una decisione della Corte». Si apre quindi uno spiraglio di un possibile rientro in patria di uno dei due marò trattenuti in India da oltre due anni in attesa di processo con l’accusa di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani al largo del Kerala.

Ma mentre si aprono nuovi spiragli sul caso, l'Hindustan Times scrive che i due marò, Latorre e Salvatore Girone, avrebbero tentato di insabbiare le prove dopo l'uccisione dei due pescatori scambiati per pirati, "facendo pressioni sul capitano dell'Enrica Lexie" affinché scrivesse un rapporto nel quale fosse messo in evidenza che le due vittime erano armate. Ed è per questo che i due fucilieri avrebbero aperto il fuoco.

Una fonte del ministero dell'Interno indiano - che ha richiesto l'anonimato - ha raccontato al giornale che "il capitano della Enrica Lexie generò un rapporto via e-mail in cui si sosteneva che sei dei pescatori a bordo del peschereccio St. Antony erano armati. Ma gli investigatori indiani - dice ancora la fonte anonima - verificarono che tutti gli undici pescatori a bordo erano disarmati. Non c'erano armi sul peschereccio". Il giornale scrive inoltre che, secondo dati a sua disposizione, la e-mail fu mandata ad una organizzazione per la sicurezza marittima che l'avrebbe poi inoltrata all'International Maritime Organisation, agenzia dell'Onu per il rafforzamento della sicurezza marittima. "Ma quando l'Agenzia nazionale per la sicurezza (Nia) indiana ha interrogato il capitano della Enrica Lexie - ha detto infine la fonte degli Interni - questi ha negato di essere stato testimone dell'incidente e della sparatoria, dichiarando di aver redatto la e-mail sotto la pressione dei fucilieri di Marina accusati. L'obiettivo era quello di presentare i pescatori come pirati".

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