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Martedì, 23 Aprile 2024
Caso marò / India

Ministro indiano choc: "Nessuna garanzia sulla pena di morte ai marò"

Mentre il governo italiano offre rassicurazioni ("Abbiamo una garanzia scritta") sulla vicenda dei due fucilieri tornati a New Delhi, l'India istituisce un tribunale speciale per giudicarli. E i media locali parlano di interessi economici dietro il loro rientro

NEW DELHI - Le autorità giudiziarie indiane hanno disposto la costituzione di un tribunale ad hoc per esaminare il caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che ieri hanno fatto ritorno in India. 

Dopo l'autorizzazione del ministro della Giustizia, l'Alta Corte di New Delhi ha emanato ieri sera un'ordinanza per formare uno speciale organo giudicante, come stabilito nella sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio. L'organismo ad hoc dovrà decidere se la giurisdizione sul caso spetta all'India oppure se rientra nell'ambito nel diritto internazionale che prevede la competenza della giustizia italiana in base alla Convenzione Onu sul Diritto del Mare.

Il 9 marzo il governo indiano aveva già avviato le procedure per il tribunale speciale dopo le accuse di ritardo da parte della Corte Suprema. Come promesso ieri al sottosegretario italiano agli Esteri Staffan de Mistura, il governo di New Delhi intende ora accelerare il complesso iter.

LA SENTENZA E LE POLEMICHE - I ministri Terzi (Esteri) e Di Paola (Difesa) riferiranno martedì in Parlamento. Intanto il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un'intervista all'emittente Tv Ibn, non ha fornito "nessuna garanzia" al governo italiano in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi nella vicenda dei due marò italiani. Al giornalista che gli domandava come mai il ministro degli Esteri Salman Khurshid avesse rassicurato l'Italia sul fatto che i due marò non rischiano la pena di morte, Kumar ha risposto: "Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?". "Khurshid è anche un avvocato e sul perché abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere", ha aggiunto il ministro della Giustizia.

LA REPLICA: "ABBIAMO UNA GARANZIA SCRITTA" - "I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non rischiano la pena di morte in India perché il governo di New Delhi ha fornito al riguardo una "assicurazione scritta" al governo italiano. Lo ha detto all'Adnkronos il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, che ha voluto commentare le dichiarazioni di stamattina del ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar.

I marò tornano in Italia per votare

GLI INTERESSI ECONOMICI ITALIA-INDIA - I principali giornali indiani si interrogano oggi sull'inaspettata "inversione a U" del governo italiano nel caso dei due marò, rientrati ieri in India dopo che Roma la scorsa settimana aveva annunciato la sua intenzione di non riconsegnare i due soldati, tornati in Italia lo scorso mese con un permesso temporaneo per le elezioni politiche del 24 febbraio. Cosa ha spinto l'Italia a questa svolta "è ancora un mistero" scrive l'Hindustan Times, ma la ragione più probabile è il timore del governo italiano di subire ripercussioni sul piano commerciale.

"Roma potrebbe aver realizzato che la sua decisione era controproducente", visto che l'India era pronta a riconsiderare i rapporti bilaterali nel caso di un mancato rientro dei due marò, accusati di aver ucciso due pescatori indiani in una operazione antipirateria. "Un ridimensionamento dei rapporti avrebbe colpito duramente l'Italia", scrive l'Hindustan Times, e la "prima vittima" sarebbe stata Finmeccanica, peraltro già coinvolta in un caso relativo al presunto pagamento di tangenti per assicurarsi la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo indiano.

Anche il Times of India si chiede se il ritorno dei marò non sia stato "influenzato" da valutazioni di ordine commerciale: "Anche se non è chiaro se gli imprenditori italiani abbiano fatto pressioni al governo italiano per rimandare (in India) i marò e a che livello, questi hanno comunque espresso l'auspicio per una soluzione 'diplomatica' della crisi", affinchè nnon siano colpiti gli scambi commerciali, "ancora relativamente piccoli ma in crescita".

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