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Martedì, 23 Aprile 2024
MANIFESTAZIONI / Messico

Messico, studenti scomparsi: genitori e maestri assaltano il palazzo del governo

L'ennesimo corteo di protesta contro il governatore Aguirre, nello stato di Guerrero, è sfociato in un vero e proprio assalto al palazzo di Chilpancingo: "Vogliamo sapere che fine hanno fatto i nostri figli". Sotto accusa la polizia di Iguala

Chilpancingo (Messico) - Studenti, insegnanti e soprattutto genitori hanno dato alle fiamme il palazzo del governo statale di Guerrero e il municipio per chiedere "il ritorno a casa" dei 43 studenti del movimento "Normalistas di Ayotzinapa" spariti nel nulla lo scorso 26 settembre durante una manifestazione, duramente repressa dalla polizia, nella città di Iguala.

"O tornano i nostri figli", l'urlo disperato dei genitori, "o vogliamo la testa del governatore Angelo Aguirre Rivero e del sindaco di Iguala, José Luis Abarca. Per la folla non c'è dubbio: è loro la colpa dell'omicidio di almeno sei persone, tra cui tre studenti. Ma il problema, oggi, dopo le lacrime versate per la morte dei sei durante il corteo è per la sorte dei 43 "desaparecidos", 43 studenti di cui, da quell'ormai lontano 26 settembre, non si sa nulla. O meglio, si teme che possano essere finiti in chissà quale fossa comune "dopo essere stati uccisi dagli agenti di polizia" appoggiata da uomini armati che potrebbero essere componenti del gruppo criminale dei Guerreros Unidos.

E così, l'ennesima manifestazione - ieri - si è trasformata in un vero e proprio assalto al palazzo che ospita il governo dello Stato di Guerrero. Poco prima del corteo si sono registrati una serie di scontri tra polizia e manifestanti armati di pietre e bastoni alle porte del parlamento locale: lì, cinque insegnanti e due poliziotti sono rimasti feriti.

LA CRONACA DELLA GIORNATA - Sono circa le 11, ora locale, di lunedì. I "normalistas" bloccano i cinque ingressi al palazzo del governo, impedento l'entrata dei dipendenti. Obiettivo: "Evitare feriti innocenti". Un gruppo di persone entra nel palazzo e invita tutti a uscire: "Non volevano altre vittime, noi non siamo assassini", l'urlo disperato di un padre. Pochi minuti dopo alcuni petardi, "veri e propri razzi", raccontano i testimoni. Almeno cinque boati. Il tutto mentre almeno 200mila persone circondavano l'edificio per quelle che sarebbero diventate ben sedici ore di assedio

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Solo intorno alle 17 centinaia di agenti in tenuta antisommossa riescono a rompere i blocchi lungo le strade che portano alla sede del governo: lì vengono "accolti" da un fitto lancio di pietre mentre la folla si impadronisce di un camion e appica un incendio per tenere lontani gli agenti. Intanto un migliaio di persone entra nel palazzo e inizia a distruggere tutto. "Non è rimasto nemmeno un computer", il commento di un dipendente che si è unito ai manifestanti in segno di solidarietà. Solo intorno alle 21.30 polizia di stato e vigili del fuoco sono riusciti a raggiungere il palazzo per spegnere le fiamme. "Ma questo è solo l'inizio" ha urlato al megafono un portavoce degli studenti che, intanto, hanno dato vita a un presidio nella zona "ministeriale" della città che durerà "finché non sapremo che fine hanno fatto i nostri compagni, i nostri figli, i nostri studenti".

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