Messico, ucciso attivista che indagava sugli studenti scomparsi

Fine settimana di sangue ad Acapulco, in Messico, dove è alta la presenza di turisti in questo periodo di vacanze estive: quindici persone sono state uccise nello stato di Guerrero, dove a settembre sono scomparsi 43 studenti e dove gli scontri fra le bande della criminalità organizzata e la maggior parte dei crimini sono avvenuti nel centro turistico. Tra questi un attivista messicano, impegnato nella ricerca degli studenti scomparsi a Igualda. Il corpo di Miguel Jimenez Blanco è stato ritrovato in un taxi di sua proprietà, parcheggiato di fronte alla sua casa, nel sudovest del Messico. L'uomo si stava occupando del caso degli studenti di Ayotzinapa scomparsi il 26 settembre 2014. Secondo quanto hanno dichiarato le autorità, i giovani furono uccisi e poi bruciati da una gang criminale, su ordine di poliziotti locali. I loro corpi - fatta eccezione per quello del 19enne Alexander Mora Venancio - non sono ancora stati ritrovati.

L'attivista aiutava i familiari delle vittime a cercare i corpi degli studenti nella regione di Iguala. Nel corso delle ricerche, sono stati ritrovati 129 cadaveri, appartenenti ad altre vittime della violenza che dilaga nel Paese. Jimenez Blanco aveva così deciso di fondare il gruppo "Gli altri scomparsi", per aiutare i familiari di tutte le persone vittime di sparizioni forzate in Messico. Nel Paese, sono scomparse oltre 20mila persone, ma spesso i familiari non denunciano i casi di sparizioni forzate per paura di possibili ritorsioni. La regione era stata definita da Jimenez Blanco "un vero e proprio cimitero".

Nel 2013 l'attivista, insieme ad altri leader locali, aveva formato gruppi di auto-difesa, con l'obiettivo di proteggere la popolazione locale dalla violenza delle gang criminali locali.