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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mediterraneo centrale

Il miliardo di euro alla Libia per tenere 80mila migranti in carcere

Il bilancio della Ong Oxfam dal 2017 a oggi. Nello stesso periodo più di ottomila persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Dalla 2017 abbiamo speso 962 milioni euro per bloccare i flussi migratori

In cinque anni, dal 2017, oltre 80 mila migranti sono stati riportati dei centri di detenzione dalla guardia costiera libica. Di questi oltre 1.200 minori solo l’anno scorso. Nello stesso periodo più di 8 mila persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo 1.500 – di cui 43 bambini – nel 2021. È il triste bilancio che Oxfam (organizzazione non governativa che lavora in 90 Paesi in tutto il mondo) traccia a cinque anni dalla firma dell’accordo Italia-Libia sul contenimento dei flussi migratori. Un patto, sottolineano, costato ai contribuenti italiani solamente per le missioni militari collegate 962 milioni di euro (di cui 207,4 nel 2021), ma che non è servito a fermare le morti in mare. 

"Il nostro Paese continua a rendersi complice, finanziando la guardia costiera o altre autorità libiche palesemente conniventi con i trafficanti di esseri umani – commenta duramente Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Dalla firma dell’accordo l’Italia ha speso la cifra record di 962 milioni euro per bloccare i flussi migratori in Libia e finanziare le missioni navali italiane ed europee. Una buona parte di questi soldi – più di 271 milioni di euro – sono stati spesi in missioni nel paese, contribuendo a determinare le condizioni per una sempre più lucrosa industria della detenzione, fatta di tratta di esseri umani, sequestri, abusi di ogni genere. Su 32 mila migranti riportati indietro dalla guardia costiera libica solo l’anno scorso, al momento si ha notizia di 12 mila persone che si trovano in 27 centri di detenzione ufficiali, mentre degli altri 20 mila  si sono perse le tracce”.

Stupri e violenze in carcere

Secondo Oxfam "in Libia si assiste a una macroscopica e perdurante violazione dei diritti umani, che come denunciato dalle Nazioni Unite, non avviene solo ad opera di gruppi armati o trafficanti libici e internazionali, ma con la complicità di funzionari della direzione per la lotta all’immigrazione illegale (DCIM) del ministero dell’Interno libico. Episodi di gravissime violenze e di stupri sono stati recentemente documentati nella struttura carceraria di Mitiga, così come in altri centri di detenzione ufficiali gestiti a Zawiyah, Tripoli e dintorni".

"Mi hanno picchiato con un tubo in plastica"

Saif (nome di fantasia), è un ragazzino non accompagnato arrivato in Italia maggio 2021 e accolto oggi da Oxfam, dopo un viaggio dal Bangladesh durato 2 anni. Racconta come in Libia sia stata la polizia di frontiera a sequestrargli il passaporto facendolo comunque entrare nel Paese: "A pochi giorni dall’arrivo, dopo avermi tenuto nel garage di una casa dove erano rinchiuse altre decine di migranti, mi hanno portato a Tripoli nel bagagliaio di una macchina per 37 ore con un po’ di pane e acqua”, ricorda. I trafficanti avrebbero poi preteso altri soldi alla famiglia per la restituzione del passaporto, mentre Saif ha dovuto lavorare in un cantiere edile. Dopo due settimane un altro gruppo armato lo ha rapito chiedendo un nuovo riscatto.

“I miei carcerieri mi costringevano a telefonare a casa e se non riuscivo a parlare con nessuno mi picchiavano”, continua. A costo di un ennesimo sacrificio, la famiglia riuscirà a pagare il riscatto e Saif potrà raggiungere l’Italia solo dopo due tentativi falliti e nuove richieste di denaro, anche da parte della polizia libica: “al mio secondo tentativo la Guardia Costiera libica ha bloccato il gommone a 14 ore dalla partenza. – racconta ancora Saif – Ci hanno portato in una prigione dove stavamo in 56 in una stanza con la luce sempre accesa. In una settimana ci hanno portato da mangiare solo 2 volte. Mi hanno rinchiuso in una stanza, rubato le poche cose di valore che avevo, preso a schiaffi e picchiato con un tubo di plastica”.

Per pagarsi la fuga verso l’Italia, costata 1.000 dollari, Saif ha lavorato per tre mesi in una fabbrica di cuscini.

Le richieste

Oxfam chiede che il Governo italiano agisca su più fronti: 

  • interrompere l’accordo Italia-Libia, subordinando qualsiasi futuro accordo alla fine della fase di transizione politica nel paese, nonché alle necessarie riforme che eliminino la detenzione arbitraria e prevedano adeguate misure di assistenza e protezione, in particolare per migranti e rifugiati;
  • non rinnovare le missioni militari in Libia, in particolare quella diretta al supporto della cosiddetta Guardia Costiera libica, chiedendo con forza la chiusura dei centri di detenzione nel paese nord-africano;
  • approvare un piano di evacuazione delle persone detenute illegalmente in Libia;
  • superare la legge Bossi-Fini ed estendere i canali di ingresso regolari per i migranti in Italia e in Unione europea;
  • favorire l’istituzione di una missione navale europea con chiaro compito di ricerca e salvataggio delle persone in mare;
  • promuovere, in sede europea, l’approvazione di un meccanismo automatico per lo sbarco immediato e la successiva redistribuzione delle persone in arrivo sulle coste meridionali europee, sulla base del principio di condivisione delle responsabilità tra stati membri su asilo e immigrazione;
  • riconoscere il ruolo fondamentale delle organizzazioni umanitarie nella salvaguardia della vita umana in mare e porre fine ad azioni che hanno il chiaro intento di limitare la loro iniziativa come le ispezioni (Port state control – PSC) e fermi amministrativi;
  • ridurre al minimo i tempi di attesa per la concessione di un porto sicuro, al fine di non infliggere più estenuanti attese a persone già fortemente provate da lunghe permanenze in mare, in situazioni precarie o scampate a naufragi.

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