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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Viaggio "a casa loro": cosa succede nei centri di detenzione per rifugiati in Libia

Violenze, abusi e condizioni disumane nei centri di Tripoli. La denuncia di Medici senza Frontiere: "Danni inutili causati dal sistema, bisogna porre fine a queste detenzioni arbitrarie"

Gli abusi e le violenze sono all'ordine del giorno, così come le detenzioni arbitrarie e irregolari e la mancanza di accesso alle cure e ad ogni forma di tutela. Vivono così i migranti e i rifugiati "a casa loro", nei centri di detenzione libici a Tripoli: luoghi che Medici senza Frontiere definisce "né umani né dignitosi" nel rapporto intitolato "Human suffering" (qui la versione originale in inglese). "I detenuti sono spogliati di qualsiasi dignità umana, soffrono di maltrattamenti e non hanno accesso alle cure mediche. La detenzione sta causando danni e sofferenze inutili", si legge nel documento dell'ong che sta fornendo assistenza medica ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai migranti che si trovano nella capitale libica.

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Senza un governo unificato, con una frammentazione del controllo politico e una pletora di gruppi armati, la situazione in Libia rimane fragile. L'economia è crollata, "la legge è scomparsa", scrive l'ong. Ecco perché Medici senza Frontiere parla esplicitamente di "danni inutili causati dal sistema" e chiede di porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia.

"A Tripoli, i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo vengono tutti detenuti per periodi prolungati nei centri di detenzione sotto il controllo del Ministero degli Interni. Le persone sono detenute arbitrariamente senza possibilità di contestare la legittimità della loro detenzione o di trattamento. Poche organizzazioni internazionali possono lavorare in Libia a causa della violenza e dell'insicurezza diffusa".

Msf spiega, inoltre, che in una Tripoli già frammentata, alcuni centri di detenzione sono più fermamente sotto il controllo del ministero dell'Interno, altri sono guidati da gruppi armati e milizie. In assenza di uno stato di diritto, il sistema di detenzione diventa così sempre più dannoso per le persone. "C'è un'inquietante mancanza di vigilanza e di regolamentazione – si legge nel dossier -. Senza una registrazione formale o una corretta registrazione, una volta che le persone si trovano all'interno di un centro di detenzione, non c'è modo di tenere traccia di ciò che accade loro. Alcune persone sono tenute nei centri per lunghi periodi di tempo, altri vengono trasferiti tra diversi centri di detenzione, spostati in luoghi non divulgati o scomparsi durante la notte. I centri di detenzione non soddisfano norme nazionali, regionali o internazionali e non dispongono di assistenza medica consistente o adeguata".

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L’accesso ai pazienti detenuti è molto difficile, se non impossibile, per le ong. Gli uomini trascorrono mesi in detenzione senza sapere quando saranno liberati: "Sono ansiosi e hanno paura per quello che potrebbe succedere loro. Senza nessun accesso al mondo esterno, le persone sono disperate, vorrebbero far sapere ai propri cari che sono ancora vivi – continua il rapporto -. Le cure mediche nei centri sono fornite da una manciata di organizzazioni umanitarie, che sono in grado di lavorare in ambienti altamente insicuri". In tutto sono circa un migliaio al mese i pazienti trattati da Msf per le malattie che sono il risultato diretto delle condizioni nei centri di detenzione, comprese le infezioni del tratto respiratorio, la diarrea acuta, le malattie della pelle e le infezioni delle vie urinarie.

L'ong parla anche di sovraffollamento e violenze (accertate) sui migranti.

"Molti centri di detenzione sono pericolosamente sovraccarichi, con scarsa luce naturale e ventilazione. Gli edifici sono spesso ex fabbriche o magazzini e mancano delle infrastrutture necessarie per trattenere un elevato numero di persone per lunghi periodi di tempo. Questo causa la trasmissione di malattie e infezioni come la scabbia. L'elevato numero di malattie respiratorie infettive è anche influenzato direttamente dalla scarsa ventilazione. Gli uomini, le donne e i figli dei detenuti sono alla mercé delle guardie pesantemente armate che non dispongono di un'adeguata formazione e, secondo quanto riferito, non ricevono stipendi regolari". 
 

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