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Martedì, 16 Aprile 2024

Il dramma dei migranti in Messico: "Siamo esseri umani, aiutateci"

Tapachula, in Chiapas. Centinaia di migranti ogni giorno partono da qui, dall'estremo Sud del Messico vicino alla frontiera con il Guatemala con il sogno di arrivare negli Stati Uniti. Vengono dagli Stati del centro america. Fuggono da povertà e violenze, soprattutto quella delle gang della criminalità organizzata. Sfidano le autorità messicane, la politica tolleranza zero del presidente Donald Trump, i prezzi imposti dai coyotes, i trafficanti. Sul fiume Suchiate che scorre per più di cento chilometri lungo il confine tra il Messico e il Guatemala, è facile vedere zattere improvvisate con famiglie intere con le loro vite chiuse in poche valigie.

"Se vogliamo partire è perché cerchiamo di sfuggire al pericolo - racconta una donna disperata - vogliamo avere una vita, io spero che le mie figlie possano studiare".

"Siamo tutti esseri umani, in questo momento abbiamo bisogno di aiuto, dobbiamo fuggire perché la situazione è davvero complicata nel nostro Paese" spiega.

Sono costretti a partire, abbandonano la casa e i loro beni dice Kristin Riis Halvorsen dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: "Qui la situzione purtroppo è molto complicata e sta costringendo le persone a prendere la decisione difficile di partire, a lasciare tutto ciò che hanno costruito, a fuggire di notte e arrivare in un Paese nuovo, dove non hanno nessuno e devono ripartire da zero".

E per chi è diretto negli Stati Uniti, le difficoltà sono enormi anche per dimostrare di aver diritto all'asilo. Intanto, però, un giudice statunitense ha ordinato che le famiglie di migranti separate al confine con il Messico, secondo le linee indicate da Trump, debbano essere riunite entro 30 giorni.

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