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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Migranti, Unhcr e Oim chiedono che le navi europee riprendano i soccorsi nel Mediterraneo

In una nota congiunta l’appello delle due organizzazioni, per le quali è necessario cambiare l’approccio internazionale nei confronti di rifugiati e migranti. Intanto sono stati recuperati altre vittime del naufragio del 1 luglio a largo della Tunisia

"La protezione di vite umane deve rappresentare la priorità assoluta", dicono in una nota congiunta l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati, e l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni chiedendo alle nave europee di riprendere i soccorsi in mare. "In passato, le imbarcazioni degli Stati europei che conducevano operazioni di ricerca e soccorso hanno salvato migliaia di vite, grazie anche alla possibilità di effettuare sbarchi in porti sicuri", scrivono le due organizzazioni. "Esse dovrebbero poter riprendere a svolgere questo compito vitale e si dovrebbe istituire con urgenza un meccanismo di sbarco temporaneo che consenta una condivisione di responsabilità a livello europeo. Le navi delle ong hanno svolto un ruolo analogamente fondamentale nel Mediterraneo e non devono essere penalizzate per il soccorso di vite in mare. Alle imbarcazioni commerciali non deve essere chiesto di ricondurre in Libia i passeggeri soccorsi", affermano Unhcr e Oim. ​

Recuperati 72 cadaveri dopo il naufragio del 1 luglio

Intanto sono stati recuperati altri corpi, vittime del naufragio del 1 luglio scorso a largo della Tunisia, per un totale di 72. Secondo le dichiarazioni raccolte da uno dei sopravvissuti proprio dall'Oim, a bordo del gommone, partito dalle coste libiche di Zwara in direzione Italia, vi erano 86 persone.

L'Unhcr e l'Oim chiedono l'immediata liberazione ed evacuazione dei 5.600 rifugiati e migranti che si trovano dnei diversi centri di detenzione in Libia: vanno "rilasciati in modo coordinato" garantendone "la protezione" oppure "evacuati verso altri Paesi dai quali sarà necessario reinsediarli con procedura accelarata". Le due organizzazioni sottolineano che per fare ciò sia necessario che i Paesi acconsentano a un numero maggiore di evacuazioni e mettano a disposizione posti per il reinsediamento. 

Per l'Unhcr e l'Oim, inoltre, ai migranti che desiderano fare ritorno nei propri Paesi di origine dovrebbero essere garantite le condizioni per poter continuare a farlo. Per questo sono necessarie anche risorse supplementari sono parimenti necessarie. 

La reazione dopo l'attacco al centro di detenzione di Tajoura

Ricordando le vittime dell'attacco aereo contro il centro di detenzione di Tajoura, nel quale hanno perso la vita 50 tra rifugiati e migranti,  Unhcr e Oim lanciano un appello all'Unione Europea e all'Unione Africana affinché una tale tragedia non si ripeta. "La comunità internazionale dovrebbe considerare la protezione dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati un elemento centrale del suo impegno in Libia", dicono Unchr e Oim. La detenzione di quanti sono fatti sbarcare in Libia dopo essere stati soccorsi in mare deve terminare, sottolinea il comunicato: "Esistono alternative pratiche: dovrebbe essere consentito loro di vivere nelle comunità locali o in centri di accoglienza aperti e si dovrebbero stabilire le relative modalità di registrazione. È possibile istituire centri sicuri e semiaperti simili a quello di raccolta e partenza dell'Unhcr". 

Alla data di mercoledì 10 luglio il centro di detenzione di Tajoura è chiuso e circa 400 persone sopravvissute agli attacchi sono state trasferite al Centro di Raccolta e Partenza. Quest'ultimo è ora seriamente sovraffollato e si lavora senza sosta per assicurare l'evacuazione delle persone, soprattutto le più vulnerabili. Tuttavia, molti altri rifugiati e migranti permangono in stato di detenzione altrove in Libia, in luoghi in cui le sofferenze e il rischio di violazioni dei diritti umani continuano. È essenziale adottare un processo di rilascio sicuro e coordinato per tutti i detenuti, e comunicare le informazioni necessarie sull'assistenza disponibile, notano Unhcr e Oim.

Unhcr e Oim: "Garantire maggiore assistenza a migranti e rifugiati in Libia"

È necessario inoltre garantire maggiore assistenza per i circa i 50mila rifugiati e richiedenti asilo registrati e per i circa 800mila migranti che vivono attualmente in altre aree della Libia, affinché le loro condizioni di vita migliorino, i diritti umani siano protetti, e un numero minore di persone cada nelle reti del traffico e della tratta di esseri umani, chiedono le due organizzazioni che rilanciano la necessità di compiere ogni sforzo per impedire che le persone soccorse nel Mediterraneo siano fatte sbarcare in Libia, Paese che non può essere considerato porto sicuro. Unhcr e Oim ricordano poi la necessità di avere nuovamente navi europee nel Mediterraneo. Non solo: "Qualunque forma di assistenza e responsabilità dovrebbero essere delegate agli organismi libici competenti solo a patto che nessuno possa essere detenuto arbitrariamente dopo essere stato soccorso e che le garanzie inerenti agli standard sui diritti umani siano rispettate. Senza tali garanzie, si dovrebbe interrompere qualunque forma di sostegno. Non è ammissibile che accada un'altra tragedia come quella di Tajoura. La protezione di vite umane deve rappresentare la priorità assoluta".

L'obiettivo dell'Unione Europea nel campo delle migrazioni "è continuare a concentrarci sul salvare vite" umane. "Finora quattro operazioni Ue hanno salvato circa 250mila persone e, alla fine, questa è una cosa importante: continueremo con i nostri sforzi", ha riposto la portavoce del Seae, la diplomazia dell'Ue, Maja Kocijancic, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, dopo la lettera congiunta di Unhcr e Oim. La portavoce Ue ha ricordato che l'operazione navale Sophia è di fatto sospesa (è stata prorogata fino a fine settembre, senza però il dispiegamento delle navi).

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