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Sabato, 20 Aprile 2024
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Migranti, il piano dell'Ue ha fallito: “Non abbandoniamo Italia e Grecia”

Durante la conferenza sulla gestione dei flussi migratori tenutasi a Bruxelles, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha analizzato il problema e presentato la nuova riforma: “C'è bisogno di solidarietà, il sistema d'asilo deve essere equo ed efficace. Il prossimo passo è la creazione di una partnership con l'Africa”

“Negli ultimi 5 anni l’Unione Europea ha avuto oltre 3.5 milioni di domande di asilo; 2.5 milioni solo tra il 2015 e il 2016. Con le regole attuali, Italia o Grecia, paesi di primo arrivo, devono trattare la maggior parte delle domande. E’ profondamente ingiusto lasciare a un piccolo numero di Stati questa responsabilità, oltre all’impegno nel controllo del Mediterraneo e dei salvataggio in mare”. Sono le parole del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha aperto la conferenza di alto livello sulla gestione dei flussi migratori tenutasi il 21 giugno a Bruxelles

Il quadro descritto da Tajani non si discosta da quello percepito dall'opinione pubblica italiana, il nostro Paese, per ovvi motivi geografici, è il primo porto in cui approdano i migranti provenienti dal Nord Africa, trovandosi in una situazione di 'sofferenza' proprio per la difficoltà di gestire un flusso così massiccio di immigrati. “A sessant’anni dalla firma dei Trattati – ha proseguito Tajani - dobbiamo constatare che non è certo questa l’Europa voluta dai padri fondatori”. E neanche quella voluta dai cittadini europei, si potrebbe aggiungere. “Ma non sarebbe corretto dare la colpa di questa grave ingiustizia indiscriminatamente all’Europa. Sull’asilo, la Commissione Ue ha proposto una profonda riforma”, ha proseguito Tajani. 

LA RIFORMA - Proprio per avvicinare l'Europa ai cittadini che il presidente del Parlamento europeo ha voluto organizzare questa conferenza, a cui hanno partecipato tra gli altri, il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, l'Alto rappresentante per la Politica Estera Federica Mogherini e i Commissari Julian King e Dimitris Avramopoulos, il Primo ministro libico al-Sarraj, il Ministro della giustizia e integrazione svedese Johansson e il Ministro dell'immigrazione greco Mouzalas.

Infatti l'immigrazione, insieme a terrorismo e disoccupazione giovanile, è uno dei temi che più preoccupa la popolazione europea, ma come si sta muovendo l'Europa per risolvere l'annosa questione dei richiedenti asilo? “Il Parlamento europeo, con la Commissione per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni, sta lavorando per rafforzare questa proposta, rendendo il sistema di asilo più equo ed efficace – ha spiegato Tajani al Parlamento europeo – La riforma punta, da un lato a ridistribuire in maniera automatica i richiedenti asilo dai paesi che ricevono un eccesso di domande; dall’altro, a rendere omogenei in tutta l’Ue i criteri per ottenere l’asilo”.

I criteri appunto, come quello della posizione geografica, che non può di certo bastare, come riferito dallo stesso Tajani: “Un pugno di Paesi non può essere lasciato solo a salvare, non solo vite umane, ma l’anima e l’onore stesso della nostra Unione”.

La redistribuzione dei migranti deve essere fatta in maniera intelligente ed equa, valutando anche la ricchezza del Paese, la popolazione e rifugiati già ospitati. Tutti criteri non rispettati se si pensa alle situazioni di Grecia e Italia, un problema sui cui l'Ue si è già mossa: “Nelle more di questa riforma, è stato deciso un sistema di ridistribuzione temporaneo per 160.000 richiedenti asilo da Italia e Grecia”.

Come successo per Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, gli Stati membri che non rispetteranno gli accordi di maggio, saranno bersaglio di procedure d'infrazione e sanzioni. Direttive che dovranno diventare dei veri e propri regolamenti, in grado di evitare anche il 'pellegrinaggio' da un Paese all'altro dei migranti e di ridurre “le differenze di procedure di esame tra Stati e quelle sulle condizioni di accoglienza, tra cui anche l’accesso al mercato del lavoro in pendenza della domanda di asilo”.

LE FRONTIERE - L'attuale situazione potrebbe peggiorare nel prossimo futuro, con i flussi provenienti dall'Africa sub-Sahariana che sono destinati ad aumentare per varie cause, che vanno dalla siccità al terrorismo, dalla carestia alla povertà, passando per l'instabilità politica e la crescita demografica fuori controllo. Secondo Tajani c'è bisogno di “una strategia europea, che agisca su tutti i fronti”. 

“”Da un lato rafforzare il controllo delle frontiere esterne – ha spiegato il presidente del Parlamento europeo - dotando la nuova Guardia Costiera e di Frontiera Ue di mezzi e risorse adeguate. Dall’altro, promuovendo lo sviluppo dell’Africa. Abbiamo costruito il più grande spazio di libertà politiche, civile, economiche al mondo. Ora dobbiamo difenderlo. Rafforzare il controllo delle frontiere esterne è una questione di sopravvivenza del sistema Schengen. Oltre a più navi o elicotteri, servono investimenti in tecnologie per la sicurezza, come quelle legate ai sistemi satellitari Galileo e Copernico. Fondamentale anche la formazione e lo scambio di buone pratiche tra Stati”.

“Chiudere le frontiere è una retromarcia rispetto a quanto fatto finora, riducendo la spinta alla collaborazione – ha continuato Tajani -Va esplorata anche la possibilità di una cooperazione regionale per distribuire l’onere degli sbarchi su più porti di accoglienza. Attenuando l’insostenibile pressione su Lampedusa, Lesbo o altri porti che, per semplice vicinanza geografica, devono gestire la grande maggioranza degli sbarchi. Anche qui serve solidarietà”.

QUESTIONE AFRICA - Secondo gli esperti, nei prossimi anni milioni di cittadini africani potrebbero muoversi verso l'Europa, proprio per questo è in agenda l'idea di costruire una partnership con Europa-Africa, come delineato dallo stesso Tajani: “Siamo amici. Dobbiamo partire da una robusta Diplomazia Economica, Culturale, Accademica. Servono più investimenti in infrastrutture, trasferimenti di tecnologie, efficienza delle risorse, saper fare industriale. Lavorare insieme su formazione, mobilità legale, Erasmus Mundi, scambi per studenti, ricercatori e lavoratori africani”.

“In questa cornice – ha proseguito Tajani - si possono definire accordi di rimpatrio più efficaci. Realizzare, con le agenzie dell’Onu, centri di accoglienza prima del deserto. Garantendo sicurezza, cure mediche, acqua, cibo e l’applicazione delle regole per l’asilo o il rimpatrio. Dare informazioni sui grandi rischi dei viaggi verso l’Europa. E’ questa la via per evitare migliaia di morti o di schiavi. Anche per questo, l’Europa deve dotarsi di un bilancio adeguato. A breve il Parlamento Ue darà il via libera a un fondo di sviluppo per l’Africa di 4 miliardi di euro che potrà mobilizzare oltre 40 miliardi d’investimenti. Dobbiamo essere molto più ambiziosi. Nel prossimo bilancio Ue i miliardi dovrebbero diventare 20, con la possibilità di mobilizzare fino a 150 miliardi per infrastrutture e altri 100 per investimenti produttivi”.

Uno scambio di risorse e di cultura, che potrebbe essere veramente l'unica soluzione per l'incubo che stiamo vivendo, fatto di naufraghi nel Mediterraneo, morti nel deserto, bambini abbandonati, schiavismo e terrorismo. Oggi, giovedì 22 giugno, i vertici delle istituzioni Ue insieme ai capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi membri dell'Ue si siederanno intorno al tavolo del Consiglio europeo per discutere di queste tematiche e rispettare la Dichiarazione Solenne per rilanciare l’Unione firmata lo scorso 25 marzo. I cittadini europei attendono risposte. 

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