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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Migranti, in sei mesi 12mila minori in Italia: il 93% ha viaggiato da solo

Sono oltre 100.000 i minorenni rifugiati e migranti, dei quali oltre 33.800 non accompagnati e separati (il 34%), arrivati in Europa nel 2016. Lo dicono i risultati del nuovo studio Unicef. Per tutti loro il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatizzante del loro viaggio via terra

Nel 2016 sono arrivati in Europa oltre 100mila minorenni rifugiati e migranti, dei quali oltre 33.800 non accompagni e separati. La maggior parte di questi bambini è entrata in Europa in maniera irregolare, attraverso i due principali punti di accesso al continente: l'Italia, con la rotta del Mediterraneo centrale, e la Grecia, con quella del Mediterraneo orientale dalla Turchia, principalmente via mare. Dei 12.239 minorenni arrivati in Italia nei primi sei mesi di quest'anno, il 93% ha viaggiato da solo.

Lo studio di Reach per l'Unicef

Sono numeri spaventosi quelli che emergono dal nuovo studio commissionato dall'Unicef e realizzato da Reach sui profili e sulle esperienze dei bambini arrivati in Italia e in Grecia nel 2016 e nel 2017, sul perché hanno lasciato le loro case, sui rischi che hanno corso durante il viaggio e sulle loro condizioni di vita una volta arrivati in Europa.

Tre quarti dei minori intervistati hanno preso la decisione di mettersi in viaggio da soli, un viaggio che può addirittura richiedere due anni o più per loro. Una delle principali motivazioni riguardo alla loro fuga dal paese è la violenza a casa, ma anche privazioni e conflitti, mentre il matrimonio infatile è stato indicato come motivazione principale da una bambina su cinque. “Ciò che colpisce maggiormente di questo studio è che mostra per la prima volta che le ragioni che spingono i minorenni a lasciare le loro case sono in gran parte molte di più rispetto a quelle identificate in precedenza, e minori i fattori di attrazione che li portano verso l'Europa,” ha dichiarato Afshan Khan, direttore regionale dell'Unicef per l'Europa e l'Asia centrale.

I bambini rifugiati e migranti in Italia hanno dichiarato all'unanimità che il tempo trascorso in Libia è stata la parte più traumatizzante del loro viaggio via terra. Circa la metà di loro (47%) ha dichiarato di essere stata rapita a scopo di estorsione in Libia, e un minorenne su 4 (23%) ha dichiarato di essere stato arrestato arbitrariamente e trattenuto in prigione senza accuse. La maggioranza proviene da diversi paesi dell'Africa subsahariana, ma alcuni da posti lontani come il Bangladesh.

“Per coloro il cui scopo era quello di arrivare nel continente, l'attrazione dell'Europa era la possibilità di migliorare la loro istruzione, il rispetto dei diritti e avere successo nella vita. Tuttavia, una volta raggiunta l'Europa, la realtà è tristemente diversa e le loro aspettative sono distrutte"

Lasciare casa in cerca di un futuro

I ragazzi arrivati in Italia e Grecia provengono spesso da paesi colpiti da conflitti e da aree povere e tutti si sono lasciate alle spalle una situazione in cui sentivano di non poter aver accesso ai loro diritti di base e non vedevano per loro alcuna prospettiva nell'immediato futuro. La maggior parte dei minorenni arrivati in Italia sono ragazzi non accompgnati tra i 16 e i 17 anni, provenienti da vari paesi dell'Africa occidentale e del Corno d'Africa. In un caso su tre tra quelli analizzati, il minore ha deciso di migrare a causa di violenze o problemi in casa, mentre molti hanno raccontato di essere dovuti fuggire a causa di persecuzioni politiche, religiose o etniche nel proprio paese d'origine. Quasi la metà di loro ha lasciato la propria casa con l'intenzione di raggiugere l'Europa. 

I minorenni arrivati in Grecia invece sono per la maggior parte accompagnati dalle loro famiglie, che hanno preso insieme al decisione di partire. Provengono soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan. Per la maggior parte la decisione di andarsene è stata dovuta alle generali condizioni di insicurezza nel proprio paese di origine, cosa che ha avuto un grande impatto su tutti gli aspetti della vita dei bambini, compresa la possibilità di andare a scuola.

Migranti sbarcati dalla Nave Etna nel porto di Salerno | Ansa

Il viaggio

La durata del viaggio è stata spesso legata al bisogno dei ragazzi di lavorare per pagare e poter proseguire alla volta dell'Europa. Una condizione che li espone spesso allo sfruttamento. La maggior parte di loro si è trovata spesso a fare lavori fisicamente difficili e nei punti principali di transito in Niger, Algeria o Libia. 
In media i bambini che sono arrivati in Italia hanno viaggiato per un anno e due mesi per compiere il percorso da casa fino a qui. Più breve invece il viaggio dei minorenni che arrivano in Grecia. 

Meno della metà dei bambini giunti in Italia ha raccontato di aver lasciato la propria casa con l’obiettivo di raggiungere l’Europa. Questo significa che i loro viaggi hanno avuto diverse interruzioni e gli stessi ragazzi hanno cambiato la loro destinazione quando la vita nelle regioni vicine non era come si aspettavano.

Anche i minorenni in Grecia sono stati esposti ad una serie di rischi durante il viaggio, come la violenza e lo sfruttamento. Anche quando hanno viaggiato con i membri della famiglia, i bambini in entrambi i paesi corso il rischio nel tragitto di essere separati da uno dei familiari.

migranti unicef reach-2

L'arrivo in Europa

Una volta arrivati in Europa, i minori si trovano ad affrontare diverse sfide: i tempi per i permessi di asilo e soggiorno sono molto lunghi e nel frattempo rimangono esclusi dall'istruzione e cercano comunque di raggiugnere i loro obiettivi in maniera irregolare, rischiando incorrere in abusi e sfruttamento. Quelli che desiderano rimanere in Italia o in Grecia e costruirsi una vita lì attendono mesi e a volte anche anni prima di ricevere uno status legale nel paese. Questa mancanza comporta per gli adolescenti tra i 16 e i 17 anni l'impossibilità di lavorare e il rischio di diventare sempre più marginalizzati e isolati nelle strututre di accoglienza.

I minorenni in Italia abbandonano le strutture d’accoglienza e spesso finiscono a vivere in punti d’incontro informali con un accesso limitato a un rifugio ed esposti a rischio di sfruttamento. L'accesso limitato all'istruzione comporta per loro difficoltà ad integrarsi nella società.

In Grecia, i rischi per la protezione e gli abusi, fra cui lo sfruttamento sessuale, sembrano avvenire sia all’interno di centri d’accoglienza aperti sia fuori dai rifugi nelle aree urbane. I bambini si trovano spesso in uno stato di limbo, che impedisce loro di proseguire il viaggio attraverso vie legali e li constringe ad aspettare anche anni prima di che la loro richiesta di riunificazione familiare o di ricollocamento venga esaminata. 
 

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