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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cosa sta succedendo / Moldavia

La minaccia russa su Odessa agita la Moldavia, ultima frontiera

A Chisinau le notti sono inquiete. Tra accoglienza dei profughi e venti di guerra alla frontiera, il Paese più povero d'Europa guarda con apprensione a ciò che accade qualche decina di chilometri oltre il confine

“L’aggressione nei confronti di Odessa fa presagire il ricongiungimento della Transnistria con l’esercito russo”. L'affermazione arriva da Chisinau, capitale della Moldavia dove si respira grande preoccupazione non solo a causa dell’incessante flusso di profughi che entrano nel Paese, ma anche e soprattutto in virtù dell’allerta militare che l’invasione ordinata da Putin ha fatto scattare in tutta Europa. Un cuscinetto continentale, unico sismografo europeo capace di far registrare scosse sismiche anche oltreoceano. La recente visita del segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, ha confermato che gli occhi dell’Occidente (e della Nato) sono puntati su ciò che potrebbe accadere al confine orientale della nazione più povera d’Europa.

"Non può lasciare che i russi prendano la zona"

“La Moldavia non può lasciare che i russi prendano la Transnistria – così un interlocutore – anche perché di fatto quella zona è divisa dalla Moldavia solo da una linea di separazione e da un confine non riconosciuto. Al contempo, non ha potenziale militare per poter rispondere e si è sempre dichiarata neutrale”. Nella zona ad est del Dnestr (dove la Moldavia controlla per l’appunto la linea di separazione visto che l’instaurazione di un confine significherebbe automaticamente riconoscere la Transnistria ndr) le truppe russe sono presenti da molti anni.

Le esercitazioni militari

Negli ultimi giorni la Transnistria è stata teatro di alcune esercitazioni militari, che hanno impegnato la guarnigione russa e contemporaneamente alzato la temperatura del termometro bellico atlantico. A soli cinquanta chilometri da Odessa, al valico di Palanca, i profughi ucraini continuano ad arrivare. “La gran parte non ha interesse a rimanere qui – così un rappresentante dell’accoglienza – ma molti hanno interesse a capire cosa accadrà nel futuro. I rifugiati arrivano alla frontiera e vengono trasferiti immediatamente in Romania senza alcuna identificazione”.

Il sistema d'accoglienza

In Moldavia – come in Romania, Polonia e Slovacchia, le tre nazioni maggiormente coinvolte dall’esodo – non arrivano solo ucraini ma anche molti stranieri che prima dello scoppio della guerra lì vivevano e lavoravano. “Ci sono coreani, persone originarie dal Maghreb, azeri e cittadini di nazionalità cinese, solo per citare alcuni esempi. Fino a qualche giorno fa ce n’erano circa 5000, secondo le informazioni fornite da fonti governative”. Molti profughi non hanno neanche documenti e a dare una mano, dalla burocrazia alle azioni concrete, ci pensa il mondo dell’accoglienza. In Moldavia la Caritas di Trieste fornisce sostegno alla onlus Siamo Mission. Nonostante il mondo cattolico moldavo – con la partecipazione della santa romana chiesa – negli ultimi anni sia stato investito da alcuni scandali particolarmente imbarazzanti, le realtà che operano sono in prima linea per dare assistenza a chi fugge dal conflitto. 

Moldavia, la nuova frontiera

Tuttavia, le risorse non sono infinite ed anche il governo ha fatto sapere che la macchina non potrà continuare a reggere per sempre. “I primi giorni si è messa in moto una enorme catena di solidarietà mai vista ma ora vediamo una riduzione della stessa. C’è grande movimento – così una fonte contattata da TriestePrima – gli americani hanno promesso soldi ed aiuti, però nel frattempo sono arrivati anche Emergency e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati”.Mentre il resto del Paese sembra non preoccuparsi più di tanto – la maggior parte dei moldavi combatte una guerra quotidiana per riuscire a sbarcare il lunario –, gli abitanti di Chisinau dormono sonni inquieti. Sullo sfondo restano le tipiche contraddizioni dell’est. In un ristorante tradizionale della Capitale l’orchestra suona musiche di Morricone, mentre alle pareti campeggiano le foto di Steven Seagal, Toto Cutugno e Joseph Blatter. A qualche decina di chilometri l’esercito russo muove le sue pedine.

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