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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Ciclone in Mozambico, è un’ecatombe: la città di Beira completamente distrutta

Colpiti duramente anche Malawi e Zimbabwe. A Beira “Le persone sono in condizioni disperate, diverse migliaia attualmente si trovano su tetti, alberi e altre superfici elevate”, dice l’Unicef

Un’intera città completamente spazzata via, centinaia di morti, 600mila persone colpite in tutto di cui 260mila bambini, secondo una prima valutazione dell’Unicef. Questo il bilancio provvisorio dell’Onu sui disastri provocati dal ciclone Idai in Mozambico, che ha colpito anche Malawi e Zimbabwe.

La scorsa settimana il ciclone ha colpito l’Africa australe provocando l’esondazione dei fiumi, che hanno rotto gli argini e sommerso vaste aree. In Mozambico, il paese più colpito, il presidente Filipe Nyusi ha detto che le vittime potrebbero essere più di mille. In Zimbabwe invece è stato dichiarato lo stato di calamità naturale.

Ciclone Mozambico, distrutto il 90% degli edifici di Beira

La città di Beira, la seconda del paese con 500mila abitanti, ha visto distrutti il 90 per cento dei suoi edifici. La situazione è particolarmente grave. L’Unicef conta al momento alcuni operatori a Beira. “Le persone sono in condizioni disperate, diverse migliaia attualmente si trovano su tetti, alberi e altre superfici elevate – ha detto Christophe Boulierac, portavoce dell’Unicef a Ginevra – un totale di 267 aule e 24 centri sanitari sono stati distrutti. Questo dato però cambia costantemente e probabilmente aumenterà nei prossimi giorni. La sala d’emergenza dell’ospedale a Beira è stata distrutta e non state possibili operazioni chirurgiche importanti. Fortunatamente il reparto pediatrico è ancora funzionante e i neonati sono al sicuro. È molto urgente la ricerca e il recupero di migliaia di persone scomparse, compresi molti bambini. Anche gli alloggi rappresentano una preoccupazione”.

Una delle priorità è di assicurare la fornitura di acqua sicura da bere, per prevenire malattie legate all’acqua. L’Unicef ha iniziato ad aiutare il governo con la distribuzione di pastiglie per potabilizzare l’acqua e medicine di base. Alcune scorte di pastiglie erano state preposizionate a Beira, ma anche il magazzino dell’Unicef è stato gravemente danneggiato, causando l’indisponibilità per alcuni aiuti. L’Unicef ha lanciato un appello per 20,3 milioni di dollari per supportare la risposta nelle tre aree colpite: Mozambico (al quale saranno destinati la metà dei fondi), Malawi e Zimbabwe.

A Beira hanno sede anche gli uffici dell’organizzazione umanitaria Cesvi, da tempo presente in Mozambico con progetti di sicurezza alimentare e sviluppo rurale. “Molte comunità dell’entroterra sono isolate: tra queste, quelle che vivono nel distretto di Nhamatanda dove realizziamo progetti di sviluppo rurale rivolti a una popolazione già gravemente affetta da povertà e insicurezza alimentare”, afferma Daniele Bordone, amministratore delegati di Cesvi. “I danni si prospettano enormi, anche se al momento è impossibile stimarne la reale entità. Per di più, nei prossimi giorni sono previste nuove esondazioni dei fiumi presenti nella regione”.  

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Un’immagine pubblicata dall’Esa il 20 marzo 2019 mostra le dimensioni dell’alluvione in Mozambico nei pressi della città di Beira /Ansa

“Lo staff presente in città ci riferisce di scarsità d’acqua potabile e innalzamento dei prezzi dei beni alimentari e di prima necessità. Siamo in una fase di vera emergenza dal momento che il ciclone ha spazzato via tutti i nostri interventi: sarà necessario rimboccarsi le maniche e ripartire da zero per offrire supporto in modo tempestivo alla popolazione delle aree colpite”, continua Bordone che lancia un appello a fare una donazione per la popolazione del Mozambico.

Mozambico, la situazione è critica

“La situazione rimane tragica, l’emergenza è ancora nella sua fase più acuta, nonostante sia passato qualche giorno”, ha spiegato Giovanna De Meneghi, rappresentante paese in Mozambico di Medici con l’Africa Cuamm, presente all’Ospedale Centrale di Beira, di cui ampie parti sono ormai distrutte. Sono 30 le strutture sanitarie distrutte in città, secondo l’istituto per le calamità mozambicano INGC. “Il distretto di Buzi è il più colpito – ha aggiunto De Meneghi – lì l’acqua raggiunge i sette metri, ci sono ancora persone sui tetti delle case e sugli alberi e la zona deve essere evacuata completamente al più presto. In tutto nei distretti periferici, 400.000 persone sono ancora completamente inaccessibili. Nella città di Beira il costo del cibo è diventato carissimo ed è difficile avere acqua potabile, sono esplosi una serie di assalti alle case anche violenti». “Con il pronto soccorso principale fuori uso e molte strutture devastare, servono urgentemente kit per il primo soccorso negli ospedali da campo, per garantire operazioni di emergenza e medicazioni per i traumi. Servono anche cibo, abiti, acqua potabile, materiale per la costruzione dei rifugi di emergenza”, ha concluso De Meneghi.

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