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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Usa, altro nero disarmato ucciso dalla polizia

Un trentaquattrenne afroamericano è stato ucciso da un agente a Phoenix, in Arizona. L'uomo era stato fermato per spaccio di droga, ma in tasca aveva solo delle pillole

ROMA - Ferguson, New York. E da martedì Phoenix. Un'altra vittima della polizia. Un altro "nero" ammazzato. Un uomo di colore disarmato, Rumain Brisbon, trentaquattro anni, è stato ucciso da un agente a Phoenix, in Arizona. L'ennesimo caso di presunto razzismo delle forze dell'ordine, martedì sera, ma la notizia è stata diffusa solo nella tarda serata di giovedì. Secondo una prima ricostruzione della polizia, un agente avrebbe sparato due colpi, fatali per il trentaquattrenne, dopo una colluttazione. La vittima era stata fermata per sospetto spaccio di droga, ma la perquisizione ha permesso di accertare che in tasca aveva soltanto una confezione di pillole. 

NUOVE PROTESTE - L'identità del poliziotto al momento non è stata rivelata. Secondo il portavoce della polizia, Trent Crump, "l'agente stava facendo quello che ci si aspetta da un poliziotto che sta indagando su un crimine". Ma a New York e in altre città americane è riesplosa la "rabbia nera", con cortei contro il razzismo e i metodi della polizia. A Manhattan tutta la zona del parco di Foley Square, a due passi da City Hall, è stata transennata dagli agenti. A Boston centinaia di persone sono scese in piazza, con la polizia schierata per evitare il peggio. Stessa situazione a Pittsburgh e a Chicago.

NESSUNA GIUSTIZIA PER I NERI? - Il tutto mentre la giustizia americana dimostra, ancora una volta, di essere piuttosto indulgente con gli agenti di polizia. Dopo "l'assoluzione" di Darren Wilson, il poliziotto accusato di aver ucciso Michael Brown a Ferguson, giovedì il Gran Giurì ha preso la stessa decisione per Daniel Pantaleo, l'agente sospettato di aver soffocato l'afroamericano Eric Garner durante un fermo. Una presunta indulgenza, questa, che ha scontentato l'ex segretario di Stato e probabile candidata presidenziale Hillary Clinton. "Nonostante i progressi che abbiamo fatto insieme, gli afroamericani e in particolare gli uomini afroamericani, hanno tuttora più possibilità di essere fermati e perquisiti dalla polizia, incriminati e condannati a lunghe pene detentive", ha recriminato la Clinton. Parole ancora più dure erano arrivate, dopo la decisione del Grand Giurì, dal presidente Barack Obama. "Siamo di fronte a un problema che riguarda tutta l’America. In questo Paese fino a quando non tutti saranno trattati in maniera uguale davanti alla legge questo sarà un problema - aveva attaccato l'inquilino della Casa bianca - E il mio compito come presidente è di risolverlo. Non mi interessano le chiacchiere, ma i fatti".

Ferguson: la squadra di football con Michael Brown | Foto da Twitter

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