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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Norvegia, testimone al processo Breivik: "l'acqua era rosso sangue"

I giudici hanno ascoltato il racconto di un superstite della strage di Utoya. Intanto una nuova perizia psichiatrica definisce il killer "sano di mente"

“Ho visto che erano tutti morti. L'acqua era completamente rossa”. E' questa la testimonianza agghiacciante che hanno ascoltato i giudici del tribuanle di Oslo nel corso del processo contro Anders Behring Breivik, l'uomo che il 22 luglio scorso ha ucciso 77 persone.

A parlare ieri è stato Hussein Kazemi, 20enne afghano rifugiatosi in Norvegia nel 2009, che l'anno scorso si trovava sull'isola di Utoya per partecipare al campo estivo dei giovani del Partito laburista. Durante la sua fuga il ragazzo si è trovato faccia a faccia con Breivik, come riporta la Bbc

“Ricordo che ho guardato il killer negli occhi, eravamo molto vicini”, ha detto Kazemi. “Dopo ricordo solo di essermi gettato in acqua”. Breivik ha sparato contro il giovane colpendolo alle gambe, ma Kazemi è comunque riuscito a trovare rifugio dietro una roccia. 

Ieri è stata intanto resa nota una nuova perizia psichiatrica secondo la quale Breivik sarebbe sano di mente. I giudici si trovano quindi di fronte a due rapporti medici contrastanti. Nella prima perizia, come ricorda l'agenzia di stampa Ansa, l'uomo era stato dichiarato affetto da “schizofrenia paranoide”. Un secondo esame aveva però giudicato l'uomo sano di mente, ma la Commissione medico-legale aveva comunque chiesto ulteriori accertamenti. 

Secondo alcuni esperti, il killer potrebbe aver modificato consapevolmente il proprio atteggiamento, in modo da essere dichiarato sano di mente. Durante il processo Breivik ha più volte ribadito che una condanna per infermità mentale minerebbe l'ideologia che lo ha portato a commettere la strage del 22 luglio, dove sono morte 69 persone a Utoya e altre 8 ad Oslo. 

I giudici si troveranno a dover decidere anche sulla salute mentale dell'uomo. Se dovesse essere considerato pazzo, Breivik potrebbe passare la propria vita in un ospedale psichiatrico. In caso contrario, potrebbe rischiare fino a 21 anni di carcere. 

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