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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Corea del Nord, tutto quello che c'è da sapere sul nucleare di Kim Jong Un

Quali e quanti sono i rischi che il nucleare nordcoreano porta con sé? Quali sono le strategie che le superpotenze potrebbero adottare nei prossimi mesi? E quali sarebbero le prime mosse del giovane dittatore in caso di attacco militare contro Pyongyang?

L'intelligence Usa ha pochi dubbi: il regime di Kim Jong-Un ha sviluppato una testata nucleare miniaturizzata che può essere teoricamente collocata su uno dei suoi missili balistici. Inizia così una nuova fase del programma atomico della Corea del Nord, con le inevitabili conseguenze a livello internazionale. Ma quali sono davvero i rischi che il nucleare nordcoreano porta con sé? Quali sono le strategie che le superpotenze potrebbero adottare nei prossimi mesi? E quali sarebbero le prime mosse del giovane dittatore in caso di attacco militare contro Pyongyang? 

1) Il nucleare è una "polizza assicurativa" per il regime

I leader della Corea del Nord hanno proceduto rapidamente (più del previsto) nella corsa alle armi nucleari perché credono che queste armi siano il modo più efficace e più economico per garantire la loro sopravvivenza e per aumentare l'influenza di Pyongyang nello scacchiere internazionale. Dal loro punto di vista, le armi nucleari sono una vera e propria polizza assicurativa contro interventi stranieri come quelli avvenuti in Libia e in Ucraina dopo che questi paesi avevano rinunciato a qualsiasi aspirazione nucleare. Il raggiungimento di questi obiettivi attraverso mezzi militari convenzionali sarebbe costato molto di più, e uno Stato sostanzialmente "povero" come la Corea del Nord non poteva permetterselo.

2) Le nuove sanzioni non serviranno a nulla

Sebbene le nuove sanzioni economiche contro la Corea del Nord annunciate sabato scorso siano molto pesanti, quasi certamente non convinceranno Kim Jong Un a cambiare i piani in modo significativo. Le sanzioni "fanno il solletico" alle alte cariche del regime che dettano la linea. Già in passato la Corea del Nord ha dimostrato di essere disposta a lasciare che centinaia di migliaia di cittadini muoiano di fame (come durante la devstante carestia degli anni '90) piuttosto che fare concessioni strategiche. La Cina, che come vedremo ha un ruolo fondamentale in questa crisi militare e diplomatica, non gradisce una politica a colpi di sanzioni, essendo stata lei stessa bersaglio di pesantissime sanzioni economiche nel corso della Guerra Fredda.

3) Usa alzano la voce, ma è la Cina a dettare la linea

L'unica chance che le sanzioni abbiano qualche effetto è in mano alla Cina. Se Pechino minacciasse di fermare il flusso di soldi, cibo e petrolio verso la Corea del Nord a meno di uno stop nella corsa al nucleare, Kim Jong Un sarebbe messo all'angolo. Ma non accadrà, perché la Corea del Nord rappresenta per la Cina un cuscinetto strategico tra se stessa e la Corea del Sud (storico alleato degli Stati Uniti). La Corea del Nord è uno "strumento" efficace dal punto di vista di Pechino per impedire la riunificazione della penisola coreana, oltre che una fonte economica di risorse naturali e manodopera. Senza il sostegno della Cina l'economia nordcoreana collasserebbe nel giro di pochissimo tempo. E' Pechino ad avere le carte migliori in mano in questa "partita di poker" dai rischi enormi. 

Vita quotidiana nella Corea di Kim Jong-Un (Ansa)

4) Quanto è pericoloso il clima attuale?

Gli esperti sostengono che due elementi rischiano di far precipitare la situazione: primo, i nordcoreani hanno ormai dimostrato di poter ben presto lanciare missili fino al territorio degli Stati Uniti. Secondo, Donald Trump è un leader imprevedibile e tra i suoi consiglieri più stretti secondo alcuni analisti e diplomatici  di lungo corso potrebbe non esserci un adeguato livello di conoscenza su rischi, conseguenze e ramificazioni di un'eventuale aggressione militare contro la Corea del Nord. E se la "bellicosità verbale" dei leader nordcoreani è da decenni una "tradizione" che non stupisce e non avrà conseguenze, è invece una novità assoluta l'innalzamento del livello dello scontro verbale da parte del Presidente degli Stati Uniti.

5) Come reagirebbe Kim Jong Un a un attacco militare

E' assolutamente impossibile prevedere come il regime nordcoreano potrebbe reagire a "un'aggressione occidentale", e da decenni ci si interroga su questo punto. Gli Usa sono particolarmente prudenti perché un attacco con armi tradizionali della Corea del Nord metterebbe a rischio Seoul e i suoi 25,6 milioni di abitanti. Seoul si trova a soli 40 miglia a sud del confine ed è facilmente raggiungibile. Stime credibili parlano di decine di migliaia di civili sudcoreani morti nel giro di poche ore in caso di guerra.

6) La guerra, in ogni caso, è improbabile

Una guerra in Corea rimane altamente improbabile. Non vi è alcuna indicazione che gli Stati Uniti abbiano iniziato tutti i tipi di preparativi logistici massicci necessari per lanciare una guerra contro la Corea del Nord. Il Segretario di Stato Rex Tillerson, non certo una voce moderata, ha ripetuto più volte: "Non cerchiamo un cambio di regime, non cerchiamo un crollo del regime, non cerchiamo una riunificazione accelerata della penisola, non cerchiamo una scusa per inviare i nostri militari a nord del 38esimo parallelo". Certo, ci sono affermazioni bellicose del presidente Trump dal suo luogo di vacanza nel New Jersey. Ma il capo del Pentagono James Mattis ha detto chiaramente ai giornalisti: "Gli Usa hanno tutti gli interessi a evitare un intervento militare diretto in Corea del Nord e la diplomazia è al lavoro".

Fonti: Cnn  - Independent - Vox

Kim Jong-un, Corea del Nord © Infophoto

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