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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dopo due anni di chiusura totale la Nuova Zelanda riapre (lentamente) i suoi confini

Dal 26 febbraio i cittadini del Paese non dovranno più passare due settimane in isolamento in costosi alberghi, ma dovranno stare 10 giorni a casa. Da ottobre via libera a tutti

Dopo due anni di chiusura totale, che ha permesso di tenere il numero dei morti per coronavirus ad appena 54, la Nuova Zelanda ha deciso di riaprire i propri confini, anche se molto gradualmente. A partire dal 27 febbraio si darà il via a un piano in cinque fasi che culminerà con la piena apertura dei confini entro l'ottobre di quest'anno.

Al momento anche i neozelandesi che vogliono rientrare nella nazione dall'estero sono costretti a passare due settimane in isolamento in costosi alberghi, cosa che ha reso di fatto impossibile il viaggio per tutti quelli che lavorano all'estero. “L'angoscia del Miq (il sistema di isolamento gestito e quarantena, ndr) è stata reale e straziante. Ma la scelta di usarlo ha innegabilmente salvato vite", ha detto la premier Jacinda Ardern, nell'annunciare la svolta. “Miq significava che non tutti potevano tornare a casa quando volevano. Ma significava anche che nemmeno il Covid poteva entrare quando voleva”, ha aggiunto. I decessi per milione di abitanti legati al Covid-19 in Nuova Zelanda sono stati poco più di dieci, una cifra risibile se si confronta con i 2.400 per milione dell'Italia ma anche degli oltre 150 per milione in Australia, altro Paese che ha imposto una rigida chiusura dei confini.

"Con il 94% della nostra popolazione completamente vaccinata e il 92% di quelli di età pari o superiore a 18 anni ora in grado di ricevere un richiamo alla fine di febbraio, è tempo di invertire la rotta nella nostra risposta al Covid-19 per concentrarci sulla riconnessione e ripresa", ha affermato Chris Hipkings, l'attuale ministro neozelandese responsabile della risposta alla pandemia. Il piano in cinque fasi, preparato dalle autorità sanitarie, prevede che, in una prima fase, i cittadini neozelandesi completamente vaccinati che vivono in Australia (circa 650mila) potranno recarsi in Nuova Zelanda dal 27 febbraio senza passare attraverso un periodo di quarantena in apposite strutture, che sarà sostituito dall'autoisolamento e da un test all'arrivo. Nella seconda fase, le frontiere si apriranno dal 13 marzo ai neozelandesi vaccinati, a quelli con visti per lavoro e vacanza e ad altri viaggiatori stranieri "idonei", come i lavoratori qualificati. Nella terza fase del processo, la misura sarà applicata dal 12 aprile agli attuali titolari di visto temporaneo all'estero e a circa 5mila studenti internazionali per il secondo semestre delle loro classi.

Infine, nelle ultime due tappe, a partire da luglio, le frontiere saranno aperto a chiunque provenga dall'Australia; ai viaggiatori con un'esenzione dal visto - dal programma "waiver" - e a quelli con un visto di lavoro. Il confine chiuso della Nuova Zelanda ha ridotto l'offerta di manodopera importata, creando gravi carenze di lavoratori che stanno facendo aumentare i salari e alimentando l'aumento dell'inflazione più rapido in più di 30 anni. Verranno forniti test rapidi gratuiti ai rimpatriati mentre si isolano per monitorare la presenza di Covid-19 mentre il paese attraversa la sua epidemia di Omicron e si adatta alla convivenza con il virus. "Questo ci dà le migliori possibilità di identificare i casi che hanno attraversato il confine", ha detto Ardern. "Il forte consiglio dei nostri funzionari della sanità pubblica è che ne abbiamo ancora bisogno per gestire la nostra strada attraverso Omicron, ma ci sarà un momento in un futuro non troppo lontano in cui non sarà così".

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