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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Usa, Trump sfida i giudici e firma il nuovo muslim ban: "Ma è ancora illegale"

La nuova versione del cosiddetto 'muslim ban' entrerà in vigore il prossimo 16 marzo e non includerà più l'Iraq. Il New York Times attacca: "E' sempre illegale, è una discriminazione religiosa contro la legge"

La nuova versione del cosiddetto 'muslim ban' entrerà in vigore il prossimo 16 marzo e non includerà più l'Iraq.  Il nuovo ordine esecutivo che blocca l'ingresso negli Stati Uniti delle persone provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana "chiarisce l'obiettivo" dell'amministrazione Trump. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca, convinta che tale provvedimento serva a "proteggere la sicurezza nazionale".

Secondo la Casa Bianca stessa, il decreto "è sempre stato legale" anche nella sua prima versione ossia quella firmata il 27 gennaio scorso e poi sospesa da un giudice: in quel caso erano sette le nazioni citate; inoltre, ai rifugiati siriani era vietato l'ingresso a tempo indeterminato mentre per quelli di altre nazionalità la misura durava 120 giorni. Ora tutti i rifugiati vengono trattati allo stesso modo.

Il nuovo ordine esecutivo del presidente americano Donald Trump "continua a essere illegale" spiega però il New York Times. "Continua ad avere un fondamentale e fatidico difetto: rappresenta una discriminazione religiosa contro la legge", scrive il quotidiano Usa. Nonostante sulla carta il nuovo documento abbia eliminato alcuni elementi che avevano portato il vecchio ordine, quello del 27 gennaio, ad essere bloccato da una corte d'Appello, continuano a esserci dei passaggi centrali contrari alla costituzione.

Come funziona? Per sommi capi, il nuovo bando sarà attivo dal prossimo 16 marzo e vieta l'ingresso per tre mesi ai cittadini di Iran, Siria, Sudan, Yemen, Somalia e Libia. Questa volta vengono esclusi i cittadini dell'Iraq, Paese definito dal segretario di Stato, Rex Tillerson, un importante alleato. Inoltre potranno entrare le persone provenienti dai sei Paesi che hanno già un visto o una green card, cosa che prima non era permessa. Infine l'ordine sospende l'arrivo di rifugiati per i prossimi 120 giorni, inclusi quelli siriani, che però nel precedente erano bloccati per sempre. Infine, entrando in vigore nei prossimi dieci giorni, non dovrebbero esserci i problemi negli aeroporti causati da quello del 27 gennaio, che venne messo in atto senza alcun preavviso.

Nonostante questi cambiamenti "siano importanti - scrive il New York Times - non risolvono il problema centrale dell'ordine esecutivo: l'amministrazione porta avanti un assalto a tutto campo contro l'Islam e i musulmani. Questo perché le discriminazioni nei confronti dei musulmani e l'intolleranza restano in questa versione rivista. L'ordine continua a essere applicato solo a Paesi a maggioranza musulmana". Inoltre vengono esclusi Paesi a maggioranza cristiana come la Colombia, il Venezuela e le Filippine, definiti dal dipartimento di Stato "luoghi sicuri per i terroristi".

Proteste negli aeroporti contro il decreto di Trump sui rifugiati | Ansa

"Siamo chiari: questo ordine rivisto continua a essere un muslim ban", continua il quotidiano di New York. C'è un altro punto che non convince e potrebbe creare problemi. Trump sostiene di aver fatto questa scelta per proteggere gli Stati Uniti dal terrorismo. Tuttavia dando la possibilità all'Iraq di essere escluso dal divieto, esclude un Paese in cui c'è lo Stato islamico e che non controlla il proprio territorio come la Siria, inserita nel bando. Infine il New York Times ricorda come George W. Bush, dopo gli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre del 2001, avesse ringraziato i tanti cittadini Usa di religione musulmana che ogni giorno difendono il Paese. "Il presidente Trump e i suoi principali consiglieri sarebbero saggi ad ascoltare il presidente Bush. [...] Il bando non solo è un attacco a migliaia di americani patrioti e innocenti - viola la nostra costituzione e i valori e le convinzioni più fondamentali dell'America", conclude il New York Times.

Il dibattito è infuocato. Per il segretario alla Giustizia, Jeff Sessions, il nuovo ordine esecutivo "è legale". Sessions ha parlato insieme al segretario di Stato, Rex Tillerson, e al segretario per la sicurezza interna, John Kelly, che ha aggiunto: "Viaggiare non è un privilegio universale"

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