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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Brexit, c'è voglia di dietrofront: "Un secondo referendum è possibile"

L'opzione di una seconda consultazione popolare potrebbe essere "giustificata" se divenisse chiaro che l'opinione pubblica ha virato in maniera decisa contro la Brexit. E' il parere dell'ex procuratore generale britannico, Dominic Grieve, deputato conservatore e consigliere legale del governo fino al 2014

La sensazione diffusa si trasforma in certezza statistica, secondo autorevoli sondaggisti. Più di un milione di britannici che ha votato a favore della Brexit poco più di 10 giorni fa si è pentito della sua scelta. Un dato che unito allo scontro politico, all'incertezza del post-referendum e alla petizione per un secondo referendum sulla permanenza nell'Ue, che ha superato quattro milioni di firme, dà il polso del caos che si è scatenato in Gran Bretagna anche nell'elettorato che ha sostenuto il Leave, più per protesta che per reale desiderio di lasciare l'Ue.

Secondo un sondaggio condotto da Opinium, istituto di ricerca che aveva azzeccato le previsioni sulla Brexit (sottolinea l'Independent), oltre il 7% di coloro che hanno votato per la Brexit adesso se ne pente, un totale di 1,2 milioni di elettori. A fronte del risultato del referendum del 23 giungo (52% contro l'Ue, 48% a favore), questo significa che, se votassero di nuovo le stesse persone, oggi vincerebbe il Remain.

Intanto la petizione per organizzare un secondo referendum ha raggiunto 4.114.492 firme e l'opzione di una seconda consultazione popolare potrebbe essere "giustificata" se divenisse chiaro che l'opinione pubblica ha virato in maniera decisa contro la Brexit. E' il parere dell'ex procuratore generale britannico, Dominic Grieve, deputato conservatore e consigliere legale del governo fino al 2014.

In un carteggio di cui l'Independent è venuto in possesso, e la cui autenticità è stata verificata anche con il diretto interessato, Grieve ha sostenuto che il risultato del primo referendum deve essere "trattato con rispetto" e non può essere ignorato ma non è necessariamente scolpito nella pietra e una seconda consultazione potrebbe diventare democraticamente giustificabile. 

"Dobbiamo accettare che il risultato del referendum rappresenta, nel momento in cui si è svolto, una chiara posizione della maggioranza che vuole che lasciamo l'Ue - ha scritto l'ex procuratore generale - In democrazia un risultato del genere non può essere ignorato. Il governo e il Parlamento devono trattarlo con rispetto. E' comunque possibile che con il passare del tempo l'opinione pubblica cambi. Se fosse così un secondo referendum sarebbe giustificato".

Brexit, il trionfo degli euroscettici

Grieve si è detto "molto turbato" dal risultato sulla Brexit: "Non ho dubbi che la petizione a cui stai partecipando e altre forme di campagna che stanno prendendo piede possano contribuire a un ulteriore positivo dibattito e ti incoraggerei a non mollare", ha scritto al destinatario della corrispondenza.

E se il fronte del Remain cerca una via per non essere trascinato fuori dall'Ue, c'è chi, sull'altra sponda del Tamigi, vuole trovare il modo di uscire al più presto possibile dall'Unione. E' il caso dei promotori di un'altra petizione, l'ultima caricata in ordine di tempo sul sito ufficiale del governo e del Parlamento britannico, che chiede di invocare al più presto possibile l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per avviare i negoziati d'uscita.

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