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Giovedì, 25 Aprile 2024

Fernando D'Aniello

Collaboratore

Tutti i dubbi sull'obbligo vaccinale alla tedesca

Si sono riuniti ieri, come da programma, il cancelliere federale e i presidenti dei Länder, gli Stati federali, le nostre regioni. Torneranno a farlo il 24 gennaio. È in questa riunione che si decidono gli interventi per fermare la pandemia. Che, al momento, sembra essersi stabilizzata: il numero di contagi giornalieri è tra i più bassi in Europa ma a Berlino non sono tranquilli: Omicron si sta diffondendo e presto la situazione sarà simile ad altri paesi europei. È solo questione di tempo.

Gli scienziati riuniti nella commissione istituita dal nuovo governo federale cercano di tranquillizzare: la nuova variante si diffonde certamente con estrema velocità ma sembra essere anche meno pericolosa. Vale a dire poche persone devono andare in ospedale, poche necessitano della terapia intensiva, pochi i decessi. L’attenzione deve comunque, secondo gli esperti, restare alta.

C’è stata discussione nel corso della riunione, alcuni presidenti lamentavano che gli scienziati del governo non avessero proposto misure concrete. Si aspettavano più chiarezza e regole meglio definite. Così, al di là di un rafforzamento delle norme fin qui assunte, il cancelliere Scholz promette, nuovamente, l’obbligo vaccinale in tempi rapidi.

È questa la differenza principale con il governo precedente: una comunicazione che si è fatta più diretta, con il ministro della Salute Karl Lauterbach che attacca a testa bassa i novax, e la scelta di puntare quasi tutto sull’obbligo vaccinale, che ormai viene presentato da gran parte della politica come la soluzione al problema della pandemia.

C’è, però, qualche dubbio sul senso e l’opportunità di questa misura. Innanzitutto, per i tempi. Omicron si diffonde rapidamente e, oltre al picco legato alla stagionalità, già dalle prossime settimane il numero di casi dovrebbe aumentare. In effetti, i casi sono già in salita. Anche se il Bundestag dovesse lavorare con grande velocità e se la maggioranza dovesse reggere (cosa nient'altro che scontata), si potrebbe arrivare all'approvazione del testo per la fine di marzo. Al momento non c’è ancora una bozza e non è affatto chiaro come l’obbligo potrebbe essere reso operativo. Che impatto potrebbe avere, quindi, sulla diffusione della variante?

Il Consiglio etico tedesco ha pubblicato il mese scorso un parere proprio sull’obbligo vaccinale. Dividendosi: quattro esperti hanno votato contro il parere, sette a favore di un obbligo limitato a determinate categorie, tredici per un obbligo generalizzato. Ma il documento dice ben poco sulle ragioni delle scelte, perché, prudentemente, il Consiglio stesso ha scelto di non pubblicarle, impedendo così una valutazione più profonda della questione e evidenziando come la questione sia tutt’altro che risolta fra gli stessi esperti.

Non è chiaro, dunque, come dovrebbe orientarsi il parlamento. In cosa dovrebbe consistere effettivamente l’obbligo? Nelle prime due dosi o anche nel booster? O meglio comprendere anche la terza e verosimilmente anche la quarta dose? Perché è ormai evidente – è lo stesso Governo federale a ricordarlo – che dopo alcuni mesi l’efficacia immunitaria del vaccino tende a diminuire. E del resto, se il vaccino evita le ospedalizzazioni perché i vaccinati vanno incontro di solito a un decorso della malattia molto più leggero, non è detto che il numero dei casi diminuisca, anzi. Ma una volta introdotto l’obbligo sarebbero costituzionalmente accettabili nuove misure di contenimento? Non c’è il rischio che il Tribunale costituzionale federale possa intervenire per limitare l’obbligo o il contenimento perché la vigenza di entrambe le misure sarebbe sproporzionata? E ancora: quali saranno i vaccini ammessi per l’obbligo? Si conserverà un diritto di scelta del vaccino? Quali categorie di persone andrebbero escluse?

La sensazione, nell’ascoltare ripetutamente il cancelliere ribadire la sua scelta a favore dell’introduzione dell’obbligo vaccinale, è che alla Cancelleria federale non abbiano intenzione di modificare minimamente la prospettiva del problema. Soprattutto sul piano sanitario: dopo la pandemia, la sanità dovrà essere completamente ripensata, certamente nella sua dimensione digitale – qui la Germania ha evidenziato lacune enormi – ma anche come diritto universale. Sono emerse criticità nella gestione del personale, con stipendi molto bassi, che hanno determinato anche la riduzione dei letti di terapia intensiva, materialmente presenti ma che non possono essere usati per mancanza di personale. Non si tratta solo di un numero tra i tanti della pandemia ma rappresenta la linea rossa che sin dal 2020 non va superata e che legittima le restrizione della vita sociale sin qui adottate. E di tutto questo nei ragionamenti del Cancelliere come del Governo non c’è traccia. Dal nuovo governo c’era forse da attendersi più coraggio.

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