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Mercoledì, 24 Aprile 2024
il cambio di passo

Gli obiettivi russi in Ucraina non riguardano più solo il Donbass

La Russia ha reso noto i nuovi "obiettivi geografici" di quella che chiama operazione militare speciale russa

Quando lo scorso maggio Mosca lanciò una nuova offensiva contro l'Ucraina, restringendo l'azione bellica al solo Donbass, Kiev e molte capitali straniere erano convinti che il presidente russo avesse ridimensionato l'obiettivo militare per le continue e pesanti perdite di soldati. E sapevano che la reale volontà militare del Cremlino sarebbe stata resa nota nell'arco di poche settimane. Mosca rivendica dei successi in battaglia, forte anche della connivenza dei servizi segreti ucraini con la Russia, per cui il presidente Zelensky ha eliminato figure importanti come quella di Ivan Bakanov e di Iryna Venediktova.

La Russia ha reso noto i nuovi "obiettivi geografici" di quella che chiama operazione militare speciale russa in Ucraina. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, intervistato da Ria Novosti e Russia Today, ha dichiarato che i nuovi target bellici si sono ampliati e non si limitano più a Lugansk e Dontesk, nella regione del Donbass, ma includono anche "una serie di altri territori". L'espansione dell'offensiva è conseguenziale agli aiuti occidentali a Kiev. Finché l'Occidente continuerà ad inviare all'Ucraina "armi a raggio sempre più lungo, come i missili Himars", la Russia sposterà "ancora più lontano gli obiettivi strategici" in Ucraina rispetto alla linea attuale. "Questo perché - ha aggiunto Lavrov - non possiamo permettere che in quella parte dell'Ucraina che sarà controllata da Zelensky o chi lo sostituirà, ci siano armi che rappresentano una minaccia diretta al nostro territorio e il territorio di quelle repubbliche (del Donbass, ndr) che hanno dichiarato la loro indipendenza.

Il responsabile della diplomazia russa allontana ogni possibile scenario di dialogo di pace con gli ucraini, dal momento che non avrebbero "alcun senso nella situazione attuale". Al centro delle trattative c'è ancora il dossier del grano bloccato nel porto del Mar Nero, che è stato il tema discusso ieri nel trilaterale tra Vladimir Putin, Ebrahim Raisi e Recep Tayyip Erdogan a Teheran, in Iran, in quello che è stato il primo viaggio del presidente russo fuori dai confini post-sovietici dal 24 febbraio, il terzo da quando è esplosa la pandemia.

Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato di aver esercitato pressioni sull'ONU per ottenere un accordo che faciliti le esportazioni agricole dalla Russia, colpite dalle sanzioni occidentali, in cambio del passaggio del grano ucraino bloccato. "Ieri abbiamo inviato un segnale al segretario generale (delle Nazioni Unite) dicendo: ecco la vostra iniziativa, prendiamo una decisione sugli ucraini e poi sui russi", ha dichiarato Sergei Lavrov in un'intervista ai media di Stato russi, citata dal Moscow Times, aggiungendo che l'Ucraina si è rifiutata di includere un punto relativo al grano russo nei negoziati tenutisi la scorsa settimana a Istanbul con la mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia.

"Abbiamo concordato i principi di base per l'esportazione del grano ucraino, ma quando la nostra delegazione ha chiesto di aggiungere una seconda parte, gli ucraini hanno rifiutato categoricamente. La delegazione delle Nazioni Unite è rimasta vergognosamente in silenzio", ha proseguito Lavrov, puntando il dito contro gli ucraini. 

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