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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'allerta

"La bomba a orologeria del clima sta per scoppiare": l'Onu bacchetta Usa e Ue

Secondo il nuovo rapporto delle Nazioni unite le emissioni inquinanti nell'ultimo anno sono aumentate, anziché diminuire. Colpa soprattutto dei Paesi più ricchi

Il nuovo rapporto delle Nazioni unite realizzato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) ha rivelato la direzione tragica che il mondo sta prendendo. "La bomba a orologeria del clima sta per scoppiare", ha dichiarato António Guterres, segretario generale dell'Onu. Secondo il report, ci stiamo rapidamente avvicinando a livelli catastrofici di riscaldamento e gli obiettivi climatici sono destinati a sfumare se non si interverrà in maniera rapida e radicale. Un allarme che Guterres rivolge prima di tutto ai Paesi più ricchi, ossia a Stati uniti e Unione europea 

Anche se il report raccoglie ciò che gli scienziati hanno già esposto in altri studi degli ultimi anni, il quadro sull'impatto dell'inquinamento appare molto più fosco del previsto e le conseguenze sempre più irreversibili, scrive la Cnn. "Questo rapporto è la valutazione più terribile e preoccupante degli impatti climatici che tutti noi dovremo affrontare se non verranno apportati cambiamenti sistemici", ha dichiarato Sara Shaw, coordinatrice del programma di Friends of the Earth International. Il principale problema è che non solo non siamo riusciti a ridurre le emissioni, ma anzi sono addirittura cresciute dell'1% lo scorso anno. A questo va aggiunto anche il fatto che il tasso di aumento della temperatura nell'ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2mila anni. Il rapporto ha sottolineato che c'è ancora tanto da fare per ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili, che costituiscono ancora più dell'80% dell'energia mondiale, nonché il 75% dell'inquinamento da riscaldamento del pianeta causato dall'uomo.

Nonostante i dati allarmanti, i governi continuano ad approvare progetti di petrolio, gas e carbone. L'amministrazione Usa, per esempio, ha da poco dato il via libera a un progetto di trivellazione in Alaska che si prevede produrrà una quantità di petrolio sufficiente a rilasciare 9,2 milioni di tonnellate metriche di inquinamento da carbonio. Intanto, secondo un rapporto del mese scorso, nel 2022 la Cina avrebbe concesso permessi per la produzione di carbone (il più sporco tra i combustibili fossili) in 82 siti. In questo senso il rapporto non vuole solo dare l'allerta, ma anche condannare i principali responsabili: "Questo rapporto è al tempo stesso una dura condanna dell'inazione dei principali emettitori e un solido progetto per un mondo molto più sicuro ed equo", ha dichiarato Ani Dasgupta, presidente e Ceo del World Resources Institute. Va inoltre detto che gli impatti della crisi climatica continuano a ricadere più duramente sui Paesi più poveri e vulnerabili, che sono al tempo stesso quelli meno responsabili.

Gli esperti dell'Ippc sono stati molto chiari sulla strada da intraprendere. Per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius è in primis necessario investire maggiormente nelle energie rinnovabili, riducendo i livelli globali di inquinamento del 60% (rispetto al 2019) entro il 2035. A tale scopo, il rapporto invita a guardare anche alle nuove tecnologie di rimozione diretta del carbonio nell'aria (Dac) che, tuttavia, sollevano pareri contrastanti, con i più timorosi che credono che queste tecniche limitino gli sforzi di riduzione delle emissioni tanto dei governi quanto dei singoli individui. "Non abbiamo tempo per inseguire favole come le tecnologie di rimozione del carbonio per risucchiare il carbonio dall'aria", ha dichiarato Hemantha Withanage, presidente di Friends of the Earth International.

Guterres si è rivolto principalmente ai Paesi più ricchi, invitandoli a premere "il pulsante di avanzamento rapido" sugli impegni per raggiungere lo zero netto, avvertendo che "l'umanità è su un ghiaccio sottile, che si sta sciogliendo rapidamente". Per la prima volta, ha affermato che i Paesi sviluppati devono raggiungere il target il più vicino possibile al 2040, molto prima della scadenza del 2050 che molti di loro si sono impegnati a rispettare.

Il rapporto, che è stato firmato nel fine settimana dai rappresentanti dei quasi 200 Paesi dell'Onu, servirà da base per la prossima conferenza delle Nazioni unite sul clima, la Cop28, che si terrà a Dubai alla fine dell'anno. La conferenza includerà il primo "bilancio globale" dell'Accordo sul clima di Parigi, una valutazione dei progressi compiuti per affrontare la crisi climatica

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